L'anniversario

A Marrakech, ogni 28 aprile, per ricordare le vittime dell'attentato

Tredici anni dopo, Arnaldo Caccia, il papà di Cristina, è in Marocco per ricordare in piazza Jamaa el Fna la sua Chichi, Corrado Mondada e André Da Silva Costa
© Arnaldo Caccia
Jenny Covelli
28.04.2024 12:36

Quando un anniversario è doloroso, una data può racchiudere mille emozioni. È quello che succede ogni 28 aprile, da tredici anni, a molti ticinesi. Era il 28 aprile del 2011 quando, nel Caffè Argana di piazza Jamaa el Fna, a Marrakech, una bomba mandò tutto all'aria. Letteralmente. Diciassette persone persero la vita, 25 rimasero ferite. Una tragedia, un atto terroristico, che colpì dritto al cuore anche il Ticino. In quel bar, tredici anni fa, seduti a un tavolino, c'erano Corrado «Mondo» Mondada, Cristina «Chichi» Caccia, Morena «Nena» Pedruzzi e André Da Silva Costa. Erano lì per una vacanza tra amici, ma solo due di loro sono tornati a casa. E solo una è sopravvissuta. Mondo e André sono morti in quel bar, Chichi è tornata in Svizzera insieme a Nena con un jet della Rega, ma è morta il 6 maggio in ospedale. Morena è stata l’unica a sopravvivere, nonostante le ferite gravissime. Ha fatto rientro nel nostro cantone in agosto, dopo un lungo ricovero.

In quel luogo, su quella piazza, ogni anno c'è una cerimonia di commemorazione. Vengono appoggiati fiori attorno alla stele commemorativa, posata nel 2012, che ricorda le vittime di quella follia omicida. Insieme a un ulivo, simbolo di pace. Tutt'intorno, le foto di chi non c'è più. E ogni anno, in piazza Jamaa el Fna, c'è anche Arnaldo Caccia, padre di Chichi. Questa mattina insieme a lui c'era, tra gli altri, l'ambasciatore svizzero. Sono state ricordate una a una tutte le 17 vittime dell'attentato. Sulla stele anche i volti sorridenti di Chichi, Mondo e André.

Arnaldo Caccia insieme al suo amico Tiziano e all'ambasciatore svizzero.
Arnaldo Caccia insieme al suo amico Tiziano e all'ambasciatore svizzero.

E c'è anche chi è riuscito a Risollevarsi. A novembre del 2021, infatti, dopo dieci anni di silenzio, Morena Pedruzzi si è raccontata in un libro: l'esplosione, il dramma, la rinascita. Quel 28 aprile di tredici anni fa ha diviso in due la sua vita. «Il secondo (atto, ndr) sta ancora andando in scena, qui e ora», scrive. Dall'uscita del libro, la giovane ticinese si è raccontata in tutto il cantone, ricevendo l'abbraccio dei ticinesi e il loro affetto. «Mi sono ritrovata a metà tra due mondi – ha detto ricordando i suoi amici –. Ero parte del ‘‘quartetto’’ e improvvisamente sola tra quelli ‘‘rimasti’’. Ero insieme a loro, ma io adesso sono ancora qua. Sono passata da lì, è stato il periodo più brutto della mia vita, ma non sono più lì. Adesso sono qui, sto bene, e quello è stato un pezzetto della mia esistenza. Sono fiera di me, di ciò che sono e di ciò che ho fatto. Sono grata alla vita, alla mia famiglia e alle tante persone speciali che ho avuto l'occasione di incontrare sulla mia strada: senza di voi non sarei quello che sono oggi».

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