Immobiliare

Il mattone «tira» di nuovo

Luganese e Locarnese spingono l'edilizia ma per 3 ticinesi su 10 l'affitto è off-limits
©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
28.04.2024 12:30

Sicuro come il mattone, si diceva una volta. In realtà, negli ultimi anni in Ticino anche le certezze immobiliari hanno finito col traballare, assieme a tutto il resto. Il «ballo del mattone » ha visto un crollo delle licenze di costruzione durante la pandemia, un picco successivo (3.955 quelle autorizzate nel 2022, record assoluto) e poi di nuovo un calo «d’assestamento» l’anno scorso. Chissà che, dopo tanto saliscendi, non sia tornato il tempo delle sicurezze? In Ticino in realtà i segnali positivi non mancano, come evidenziato dal monitoraggio primaverile pubblicato giovedì da Wüest Partner.

Le buone notizie arrivano soprattutto dal Locarnese e dal Luganese, dove le domande edilizie nel 2023 sono aumentate di oltre il 50 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti, per le case unifamiliari. Per i condomini e le regioni più «deboli» - Mendrisiotto e nell’Alto Ticino - il trend è invece più vicino alla media svizzera (- 15 per cento) e il calo è marcato nonostante si parli, comunque, di numeri ancora alti. Il dato può comunque far ben sperare i promotori immobiliari, sottolinea Andrea Boschetti di Wüest Partner, perché «trainato dall’andamento positivo della situazione demografica».

La domanda è in ripresa

Il mattone - è noto - risente della demografia e in Ticino la popolazione negli ultimi anni è tornata ad aumentare, anche se di poco, segnando un più 0,3 per cento nel 2021 e un più 0,5 nel 2022 (il dato dell’anno scorso ancora non c’è, ma i segnali si confermano in aumento almeno nelle principali città). Sul mercato edilizio gli effetti benefici si vedono già, in particolare nelle regioni più attrattive per i «migranti » immobiliari. «Non è una novità assistere a un aumento della domanda legato al saldo migratorio positivo, ad esempio in regioni storicamente predilette da anziani e stranieri, come il Locarnese e la zona di Ascona» sottolinea Boschetti.

Salari e prezzi

Le incertezze geopolitiche globali giocano, come sempre, a favore. Ma ci sono ancora alcuni dati «ballerini» che incombono sul quadro complessivo. Uno su tutti: Luganese, Locarnese e Mendrisiotto si confermano tra i distretti in Svizzera dove l’affitto pesa di più sul bilancio familiare, «mangiandosi» oltre il 30 per cento dei redditi delle famiglie. Succede anche a Zurigo, Ginevra e Basilea: ma a sud delle Alpi il motivo, più che il livello elevato dei prezzi, è il basso livello di retribuzioni. «In generale si registra uno scollamento tra lo sviluppo dei prezzi e lo sviluppo dei salari» osserva Boschetti. «In Ticino questo si vede più che altrove. La sostenibilità finanziaria dell’acquisto immobiliare è calata stabilmente negli ultimi vent’anni. E lo stesso si osserva anche per gli affitti».

Affitti fuori portata

Eppure il Ticino - come evidenzia lo studio di Wüest Partner - rimane assieme a Giura l’unico cantone dove il rapporto tra numero di annunci pubblicati e ricerche di affitto è inferiore a 1-1. Tecnicamente, il rapporto parla di «eccesso di offerta» e la quota di appartamenti sfitti (2,2 per cento, terzo valore più alto in Svizzera) lo conferma. «Sicuramente c’è molto più equilibrio rispetto ai centri urbani più surriscaldati, il che significa che non siamo in una situazione di emergenza abitativa » precisa Boschetti.

La quota di affitti «inabbordabili» per gli inquilini che devono cambiare abitazione è tra le più alte (al quinto posto dopo Ginevra, Zugo, Zurigo e Vaud), in tre casi su dieci gli inquilini devono accontentarsi di una casa più piccola, o in posizione periferica. Allo stesso tempo la crescita di domande di costruzione, trainata soprattutto dalle ristrutturazioni edilizie e dall’efficientamento energetico, rappresenta una grande opportunità «non solo dal punto di vista del comfort ma anche del risparmio » proprio per gli inquilini. I quali se da una parte si trovano a sostenere una quota dei costi, dall’altra «sono i principali beneficiari della maggiore efficienza dei consumi» conclude Boschetti con una nota positiva.