Vallemaggia, ma non solo: il costo del cambiamento climatico e del maltempo
La devastazione, tanto in Vallemaggia quanto in Vallese, per tacere della Mesolcina, è (quasi) totale. C'è chi ha perso tutto. Da un istante all'altro. Chi, ancora, piange un famigliare o un amico morto. E chi, disperatamente, cerca le persone che, a oggi, mancano all'appello. E poi, beh, ci sono i danni. Difficili, a caldo, da valutare. Tant'è che solo adesso, in Mesolcina, le autorità hanno fornito le prime cifre: fra gli 8 e i 15 milioni di franchi su oltre 220 edifici. Secondo Christoph Hegg dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), intervistato dalle testate del gruppo CH Media, in totale «i danni ammonteranno a diverse centinaia di milioni di franchi, ma non a miliardi come nel 1987 o nel 2005».
Anche le compagnie di assicurazione, leggiamo, non hanno ancora azzardato stime precise. Tanto Swiss Re quanto l'ASA, l'Associazione svizzera di assicurazioni, l'organizzazione mantello del settore, hanno spiegato che è troppo presto. Detto ciò, ogni anno l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio redige un rapporto sui danni causati da maltempo ed eventi estremi in Svizzera. Il database comincia dal 1972 e comprende segnalazioni di alluvioni, smottamenti, frane e cadute di massi.
Secondo i dati, che coprono un arco di oltre cinquant'anni, il 2005 è stato l'anno più «costoso». All'epoca, inondazioni, smottamenti e frane causarono danni per oltre 3 miliardi di franchi in tutto il Paese. In qualche modo, quasi un Comune su tre nella Confederazione venne colpito. Ancora Hegg: «Quell'anno le piogge persistenti e le inondazioni erano molto più diffuse di oggi, quindi i danni erano molto più ingenti».
In media, il maltempo in Svizzera causa ogni anno danni per 311 milioni di franchi. La cifra mediana è relativamente bassa, 103 milioni di franchi. Sono, secondo logica, soprattutto gli eventi isolati e di grandi dimensioni a causare danni elevati. Oltre il 90% dei danni è causato da acqua e smottamenti, con le voci «temporali» e «piogge persistenti» che contribuiscono quasi in egual misura alla distruzione. Ma l'entità dei danni dipende sempre dal luogo in cui cade la pioggia, ad esempio se colpisce un'area densamente popolata o se sono già in atto misure di protezione. In montagna, a causa delle grandi differenze di altitudine, è coinvolta più energia, il che spiega perché la distruzione è maggiore. Sull'Altopiano, invece, ci sono più aree abitate. Tradotto: più edifici possono essere danneggiati.
L'ultimo anno in cui si sono verificati danni ingenti è stato il 2021, con danni per un totale di 450 milioni di franchi. Ma allora la situazione era diversa, per dirla con Käthi Liechti, ricercatrice associata presso l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio. Tre anni fa, la Svizzera era stata colpita da una serie di tempeste. L'Altopiano e il Ticino furono particolarmente toccati. Secondo Liechti, il maltempo di quest'ultimo fine settimana è dovuto alle cosiddette precipitazioni orografiche. Detto in altri termini, l'aria umida proveniente da sud è stata bloccata dalle montagne, dando luogo a precipitazioni quasi stazionarie. Inoltre, aveva già piovuto in precedenza e in alta quota c'è ancora una quantità di neve insolitamente alta per la stagione. Lo scioglimento della neve ha quindi contribuito ad aumentare i flussi d'acqua. D'accordo, ma perché è soprattutto l'acqua a generare un così alto potenziale di distruzione? «Spesso non è l'acqua in sé, ma i materiali che trasporta a causare la distruzione» ha ribadito Hegg. «Non si può fermare l'acqua, ma solo incanalarla» ha detto invece Liechti.
A causa della topografia della Svizzera, l'acqua di ruscellamento si raccoglie nelle valli. Quando il suolo è già saturo, le precipitazioni aggiuntive defluiscono direttamente e rapidamente. Sui terreni scoscesi, l'acqua può sviluppare una forza tale da portare via grandi quantità di detriti. Ma è difficile dire con esattezza perché un torrente straripa e l'altro no. In parte, dipende da quanto tempo fa si è verificato l'ultimo evento e da quanto materiale si è accumulato nel corso del tempo. «Ma ci sono anche forze che agiscono e alle quali possiamo solo reagire» ha chiosato Liechti. Difficile, di riflesso, agire in termini preventivi.
Dicevamo delle assicurazioni. Il riassicuratore Swiss Re ha notato un aumento delle perdite assicurate legate al maltempo e al cambiamento climatico in tutto il mondo. Si prevede, in tal senso, che l'aumento di queste un aumento del 5-7% all'anno. L'inflazione, le costruzioni in prossimità dei corsi d'acqua, la crescita demografica delle città in generale e il conseguente accumulo di valore sono i principali motori di questo sviluppo. Il cambiamento climatico, di per sé, sta aumentando la violenza e la frequenza dei cosiddetti eventi estremi. Nel 2023, i danni assicurati hanno superato la soglia dei 100 miliardi di dollari per la quarta volta consecutiva. Ciò è dovuto principalmente alle violente tempeste, che nel 2023 hanno causato danni assicurati per 64 miliardi di dollari. Un nuovo record, secondo Swiss Re, che piazza la Confederazione fra i primi dieci Paesi più a rischio in questo senso.