Il commento

Lara e Marco, un orgoglio da condividere

Gut-Behrami e Odermatt hanno chiuso la stagione da trionfatori: tre coppe di cristallo per la ticinese, quattro per il nidvaldese - Rivedremo entrambi nella prossima stagione
Raffaele Soldati
24.03.2024 20:59

Se c’è qualcosa che unisce Lara Gut-Behrami a Marco Odermatt, non è solo la passione per lo sci. Neppure il risultato nudo e crudo di questa stagione rende l’idea di quanto abbiano vissuto la ticinese e il nidvaldese. È facile oggi parlare di magìe e di felicità. Più difficile è capire i sentimenti e le sensazioni dei nostri campioni. Per non parlare dei dubbi e dei timori con i quali devono fare i conti anche i migliori sportivi d’élite. Entrambi, nelle rispettive lingue materne, hanno pronunciato a più riprese un sostantivo: «orgoglio». Un termine che racchiude in sé tante cose. Dall’ottobre scorso fino a questi ultimi giorni a Saalbach, Lara e Marco ne hanno mostrato parecchio. Forse proprio per questo hanno voluto esprimerlo a voce («Sono orgogliosa»/ «Ich bin stolz») e pertanto condividerlo con noi.

Un tris di coppe per Lara (generale, gigante e superG) e un poker per Marco (generale, gigante, superG e discesa). I due alfieri dello sci rossocrociato hanno quasi monopolizzato i trofei di Coppa del mondo. Ora, certo, avranno modo di riflettere su quanto realizzato. E poco importa se nelle ultime gare non tutto è andato come i due primattori avrebbero voluto. Gut-Behrami è apparsa spompata nella discesa delle finali perdendo l’occasione di acciuffare anche il globo della specialità, andato all’austriaca Cornelia Hütter. Odermatt si è invece visto attribuire anche la coppa della pura velocità dopo che il maltempo ha impedito il regolare svolgimento della competizione. Ora è arrivato il tempo del meritato riposo, che però non dura molto. Già bisogna pensare i prossimi test sui materiali e alla stagione che verrà. Se il nidvaldese ha tanti anni davanti a sé - e molti compagni di squadra capaci di ottenere risultati sportivi di primo piano anche in un futuro a medio termine - la concorrenza interna per la ticinese invece latita. Logico che i dirigenti di Swiss-Ski abbiano manifestato preoccupazione. In attesa che torni in pista l’infortunata Wendy Holdener, che Michelle Gisin ritrovi più continuità o che si presentino al cancelletto di partenza  nuove giovani atlete elvetiche, bisognerà con tutta probabilità nuovamente affidarsi all’estro, all’esperienza e alla genialità della ragazza di Comano. La quale ha affermato che, almeno per una stagione, ci sarà. Meno probabile la sua partecipazione alla stagione 2025-2026 che sarà caratterizzata dai Giochi invernali di Milano-Cortina.

La fantastica stagione di Lara, non possiamo sottacerlo, è stata purtroppo offuscata dalla recentissima polemica in merito alla separazione dal suo preparatore, Alejo Hervas. Peccato. Non sappiamo cosa sia successo esattamente. Pensiamo però che la faccenda avrebbe potuto essere gestita molto meglio. Soprattutto da Swiss-Ski, che avrebbe proposto all’iberico di occuparsi della squadra maschile. Non sarebbe stato meglio contattare prima la ticinese ed evitare inutili scavalcamenti? Il rapporto di lavoro e di reciproca stima tra l’iberico e la ticinese si è insomma chiuso nel modo peggiore. Un neo che lascia più di un filo di amarezza.

Per la quarta volta nelle ultime cinque stagioni - l’undicesima in totale – la Svizzera si è aggiudicata la coppa per nazioni. Un gran bel bottino con 27 vittorie e 56 podi. Un segnale forte per noi. E anche per l’Austria, che un tempo primeggiava alla grande. Quanto abbiano contribuito Lara e Marco a raggiungere questo traguardo, lo lasciamo solo intuire. Di certo ci sarà tanto lavoro da svolgere per gli allenatori delle squadre giovanili, perché è da lì che inevitabilmente si dovrà ripartire. Sul fronte maschile, lo abbiamo detto, gli atleti di punta non mancano. Praticamente in tutte le discipline sono state raccolte soddisfazioni. E il contributo è stato ripartito bene. Una nota di merito va in particolare a Loïc Meillard, secondo nella generale dietro a «Odi».

Lo sci, lo sappiamo, deve fare i conti con grandi preoccupazioni. A incominciare dal surriscaldamento del pianeta. C’è chi teme che tra una trentina di anni bisognerà salire sempre più in quota per ritrovare neve naturale o temperature adeguate per consentire l’uso dei cannoni per la creazione di neve artificiale. La stagione che si è appena conclusa in questo senso è stata sintomatica. Anche le condizioni meteorologiche avverse hanno giocato la loro parte: dal debutto sul ghiacciaio di Sölden alle finali di Saalbach ci sono state tante, troppe gare cancellate. Duole infine notare che, la notizia è freschissima, le competizioni transfrontaliere di Zermatt e Cervinia non si faranno neppure nel prossimo mese di novembre. Una brutta botta da digerire per la FIS e per i gruppi promotori, che tanto hanno fatto per dar vita a questi nuovi eventi spesso osteggiati dagli stessi sciatori. Chi vivrà vedrà.