L'editoriale

Al gioco delle sedie, a Lugano, non perde nessuno

Assegnati senza patemi il ruolo di vicesindaco e i dicasteri - L'unico rimpianto può averlo il PLR
Giuliano Gasperi
26.04.2024 06:00

Buona la prima, per il Municipio di Lugano. Vi risparmiamo la storia del buongiorno che si vede dal mattino, perché sindaco e colleghi, ieri, non dovevano prendere decisioni cruciali per lo sviluppo della città o la qualità di vita dei suoi abitanti. Quando si parla di persone, poltrone e responsabilità, tuttavia, il terreno è sempre scivoloso, e cominciare il quadriennio con una caduta non sarebbe stato il massimo. Invece è filato tutto abbastanza liscio sia per il ruolo di vicesindaco, sia per l’assegnazione dei dicasteri. Cominciamo dalla prima scelta, caduta su Roberto Badaracco dopo una votazione finita 3-2. Non fatevi ingannare dal risultato pirotecnico: era praticamente tutto scritto. Ci sono due modi di nominare un vicesindaco, o almeno è così a Lugano: in base ai voti ricevuti, premiando chi arriva secondo dietro il sindaco, o seguendo il principio della concordanza, che suggerisce di assegnare la carica alla seconda forza politica per scongiurare un immediato scontro che scuoterebbe tutta la legislatura. Nelle due tornate elettorali precedenti, anche se con qualche mal di pancia, era stata imboccata la seconda via. In quella appena conclusa, gli equilibri politici sono rimasti pressoché intatti: perché cambiare, dunque?

Il finale era prevedibile anche guardando alle singole persone e alle loro opinioni: Filippo Lombardi è sempre stato per la concordanza, il socialista Raoul Ghisletta avrebbe difficilmente votato per il democentrista Marco Chiesa, mentre per Karin Valenzano Rossi, anche volendo, sarebbe stato complicato non dare la sua preferenza al compagno di partito Badaracco. La maggioranza, quindi, c’è sempre stata. Per questo è meglio non caricare di troppi significati il voto di Michele Foletti a favore dell’alleato Chiesa: il sindaco sapeva che la sua preferenza sarebbe stata ininfluente, e come lui Lorenzo Quadri. Crediamo ne fosse consapevole anche Chiesa, quando ha rivendicato la poltrona. Ora, forse, vi state chiedendo perché battiamo così tanto sulla nostra tastiera per il ruolo di vicesindaco. Diciamo che la carica ha un valore soprattutto simbolico, e che ad essere interessante è come il Municipio gestisce la scelta, più della scelta in sé. Un test di stabilità politica. A questo punto vale la pena porsi un’altra domanda: per un municipale che aspira a diventare sindaco, a livello elettorale, «paga» di più aver fatto un’esperienza da vicesindaco, o aver dimostrato di sapersi prendere una responsabilità politica come quella delle Finanze? La seconda, senza dubbio.

Probabilmente è ingiusto, perché ogni dicastero ha la sua importanza e non è vero che quello delle Finanze è in ogni caso il più difficile da gestire. Dipende dal momento storico, dai progetti sul tavolo, dai funzionari su cui poter contare. C’è però un sentimento diffuso in base al quale chi ha le chiavi delle casse comunali e muove centinaia di milioni di franchi senza far danni, sia un buon gestore in generale. E quindi potenzialmente un buon sindaco. Questo vale anche in tempi di vacche magre: basti pensare che la Lega, spesso, si è cucita la medaglia di salvatrice delle finanze cittadine. Per questo il PLR ha perso una ghiotta occasione per rompere l’inerzia e cominciare una rincorsa, vera, a quella maggioranza in Municipio perduta ormai undici anni fa. L’appello lanciato, a ragione, dal presidente della sezione cittadina Paolo Morel e sostenuto dall’ex capodicastero liberale radicale Erasmo Pelli non ha però trovato terreno fertile nei pensieri di Badaracco e Valenzano Rossi. Alla fine tutti gli uscenti sono rimasti dov’erano. Fa eccezione Foletti, che comunque si è tenuto stretto il Plan B. Per Chiesa le Finanze saranno impegnative, è vero, ma anche più facili, rispetto ad altri dicasteri, da conciliare con il suo mandato al Consiglio degli Stati: una relazione sul debito verso terzi o la tabella degli ammortamenti si possono studiare anche sul treno da Lugano a Berna, in modalità smart working, mentre andare a incontrare i patrizi della Val Colla, inaugurare una nuova aula nel bosco e fermarsi a scambiare due chiacchiere accompagnate da un bianchino, logisticamente, è un po’ più complicato.

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