Sanità

La carica dei mille nuovi medici

In Ticino aumentano gli operatori sanitari, ma c'è carenza di personale – Le spiegazioni di un paradosso
©Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
28.04.2024 09:30

Chi ha ragione? Gli operatori sanitari che sono scesi in piazza lo scorso 17 aprile a Bellinzona per denunciare una carenza di personale oppure le statistiche secondo cui negli ultimi dieci anni in Ticino il numero di medici è aumentato di oltre mille unità?

Hanno tutti ragione, paradossalmente. Perché è vero che negli ultimi dieci anni il numero di medici ammessi all’esercizio è cresciuto del 76%, come si evince dai recenti dati del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS). Nel 2013 in Ticino c’erano 1’421 medici ammessi al libero esercizio, alla fine dell’anno scorso erano 2’506. Un incremento importante.

«Urgente rimpolpare le fila»

È però anche vero che nello stesso periodo è aumentata la pressione cui sono sottoposti coloro che lavorano in corsia o negli studi ambulatoriali, tanto che l’Ordine dei medici del canton Ticino (OMCT) denuncia «l’urgente bisogno di rimpolpare le fila».

Un appello che potrebbe apparire ingrato, alla luce del forte aumento di professionisti registrato negli ultimi anni, aumento che ovviamente va a incidere sui costi della salute poiché è noto che la domanda crea l’offerta ma anche l’offerta crea la domanda.

Appena sopra la media nazionale

Ma il fatto è che dietro all’aumento del numero di medici si nasconde una realtà molto più sfumata. «È chiaro che più aumentano gli operatori sanitari, più aumenta il costo della malattia - interviene BrunoCereghetti, consulente privato ed ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia -. Però tra i medici censiti dal DSSsolo poco meno della metà esercita un’attività pratica sul territorio. Confrontandoci con altri Cantoni, sarebbe sbagliato parlare di una sovramedicalizzazione del Ticino. Il tasso di medici è appena superiore alla media nazionale, ciò che si può spiegare con una popolazione mediamente più anziana».

Se nell’ultimo decennio tanti professionisti hanno chiesto e ottenuto l’ammissione al libero esercizio, secondo Cereghetti, è anche a causa della pesantezza del sistema. «Vi è una escalation burocratica spaventosa - sostiene -. La richiesta dell’ammissione richiede tanto tempo ed è quasi impossibile se non ci si fa assistere da un legale. Per questo chi ce l’ha se la tiene ben stretta anche se la utilizza, mentre altri la chiedono preventivamente anche se al momento non ne hanno bisogno».

Due su cinque a tempo parziale

Una tesi confermata dagli stessi medici.«Il semplice dato statistico vuol dire poco - afferma Franco Denti, presidente dell’OMCT -. Non basta contare il numero di medici ammessi all’esercizio, bisogna anche guardare quanti di questi lavorano effettivamente, in quale ambito e a che percentuale».

Ci sono medici che mantengono l’ammissione all’esercizio sebbene non lavorino, per esempio per motivi di età. Ci sono medici stranieri che chiedono il riconoscimento del loro diploma estero ma poi esercitano solo in piccola parte in Ticino. E soprattutto ci sono medici che per motivi familiari o di scelte di vita optano per una percentuale ridotta.

«Il tempo parziale è aumentato tantissimo - spiega il dottor Denti -, soprattutto perché la professione medica diventa sempre più femminile.Ma ci sono anche tanti colleghi uomini che dopo aver sperimentato turni di ospedale sempre più massacranti scelgono di ridurre la percentuale di attività. Oggi il 40% dei medici lavora a tempo parziale».

Tanti in età pensionabile

Bisogna poi considerare che il Ticino ha una proporzione elevata di medici in età pensionabile, come lo stesso dottor Denti, che continua a lavorare nonostante abbia superato i 65 anni. «Come per la popolazione in generale, anche il corpo medico sta invecchiando - afferma -. La piramide dell’età è sbilanciata verso l’alto, in Ticino ancora di più che nel resto della Svizzera. Infatti nel nostro Cantone oltre la metà dei medici uomini ha più di 60 anni».

Tutti professionisti che potrebbero appendere il camice al chiodo anche in tempi piuttosto brevi.«È lecito immaginare che il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro e della remunerazione delle attività mediche porti un buon numero di medici ultrasessantenni ad abbandonare la professione, senza un reale ricambio a breve termine», sostiene Denti.

Tanti abbandoni precoci

Soprattutto se anche le nuove leve continueranno a scoraggiarsi ancora prima di entrare in azione. «Gli ospedali sono sempre meno attrattivi per i giovani - spiega Denti -. È in aumento il numero di abbandoni della professione, spesso ancora prima di aver concluso il percorso di formazione».

Dunque, seppur le cifre indichino un forte aumento del numero di operatori sanitari in Ticino, sarebbe sbagliato dedurne di essere in presenza di una sovrabbondanza di medici. «Probabilmente in alcuni ambiti il numero degli specialisti potrebbe essere diminuito - conclude Denti -. In ogni caso, il numero dei medici di famiglia deve essere aumentato. Ma per poter riuscirci, devono nettamente migliorare le condizioni di lavoro negli studi medici».

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