Il personaggio

Lo «sconosciuto» più ricco del Ticino

Non era nessuno quando è arrivato a Lugano, sei anni fa – Oggi vale (forse) 9 miliardi – Sulle tracce di Giancarlo Devasini e delle sue attività sul Ceresio
Davide Illarietti
28.04.2024 06:00

Il palazzo in zona Besso non ha niente di principesco. È un condominio di quattro piani, abitato da «persone normalissime» che si incrociano in lavanderia: ricordano a malapena il «signore alto coi capelli lunghi» il cui nome figurava sul campanello, Giancarlo Devasini. Ma di una cosa sono sicuri: «Non sembrava per niente un miliardario».

Il fondatore di Tether, partner della Città di Lugano nel famoso Plan B, è stato valutato 9,2 miliardi di dollari dalla rivista americana Forbes due settimane fa, ma i suoi ex vicini di casa in via Coremmo non ci scommettono un franco. «Il nostro è un palazzo di gente che lavora, se fossi miliardaria non verrei certo a stare qui» sorride un’infermiera in pensione. Eppure Devasini, incoronato in fretta e furia «quarto uomo più ricco d’Italia» dalla stampa d’oltre confine, ha abitato fino a giugno scorso in un trilocale in affitto, in un piano non «nobile» dello stabile a Besso.

Il rifugio modesto - circa 1.400 franchi al mese, l’affitto - stride anche per un altro motivo: il «miliardario sconosciuto» accolto con stupore dalla stampa italiana vivrebbe «in Lugano» - come riporta il Registro di Commercio - almeno dal 2017. Se è vero, l’anno scorso avrebbe potuto figurare al secondo posto - 5 miliardi secondo Forbes - nella classifica dei «paperoni» residenti in Ticino. Quest’anno sarebbe addirittura il primo in classifica, davanti a nomi illustri come Perfetti e il magnate norvegese Inge Rokke. Di sicuro, il primo a vivere in affitto dietro alla stazione di Lugano.

Il Paperone sconosciuto

Che qualcosa sia cambiato nelle condizioni di Devasini, va detto, di recente anche i vicini di casa lo hanno intuito - o almeno, potevano. L’estate scorsa il 60.enne milanese ha disdetto l’affitto - «in regola con i termini e i pagamenti» assicurano dall’amministrazione - e si è trasferito. Dove? Nessun palazzo principesco, nemmeno la «villa in Costa Azzurra» citata da alcuni giornali italiani. Lo sfuggente imprenditore ha annunciato come destinazione Lugano Centro: il nuovo indirizzo è quello di uno stabile signorile sul lungolago.

«Non forniamo informazioni sugli inquilini» taglia corto un custode in livrea all’ingresso del palazzo. Gli appartamenti vista lago, su dieci piani, hanno tutt’altro aspetto rispetto a quelli di Besso: sul citofono - digitale - non compaiono i nomi e cognomi, ma numeri. L’uomo più ricco del Ticino, se abita davvero qui, non è comunque reperibile a casa.

Giancarlo Devasini del resto non ha mai amato la pubblicità, specialmente sui giornali. Il motivo ha a che fare con i sospetti che a lungo hanno circondato il settore delle criptovalute, in cui Devasini si è buttato da giovane dopo aver studiato medicina. Di formazione chirurgo plastico, negli anni ‘90 passa all’informatica ed è coinvolto in una truffa ai danni di Microsoft (pena patteggiata) di cui la stampa italiana non si è scordata. Protagonista di un fallimento nel 2010 - una ditta informatica nel Milanese - per qualche tempo di lui si perdono le tracce: finché, tre anni fa, il suo nome viene associato al «Plan B» di Lugano e a una nuova società, sconosciuta ai più.

Tra Lugano e le isole Vergini

Tether, l’azienda di «stablecoin» diventata nel frattempo un punto di riferimento nella galassia delle criptovalute, è stata fondata da Devasini con due soci nel 2014. Sede: le Isole Vergini Britanniche. Per gli appassionati di «cripto» è il futuro della finanza, una sorta di banca centrale per chi tratta Bitcoin e affini. Per i detrattori è una società «opaca» che nasconde i propri bilanci in un paradiso fiscale. Nel 2021 negli Stati Uniti Tether ha patteggiato una condanna per malversazioni, ed è stata multata per dichiarazioni errate sulle proprie coperture finanziarie. Da allora si è ritirata dal mercato americano.

All’incirca nello stesso periodo vengono posti i semi di quello che sarà il «Plan B» di Lugano. Ma le attività di Devasini inTicino, in realtà, risalgono ad ancora prima. L’anno stesso in cui prende casa sul Ceresio il fondatore di Tether - l’azienda ha sempre precisato che non svolge attività finanziarie in Svizzera - ha aperto un’altra società, la Smart Property Solutions, in centro a Lugano. Da registro di commercio si occupa di «emettere e riscattare criptovaluta contro un token digitale sulla blockchain che replica il valore della moneta convenzionale». Insomma, una sorta di Tether-bis. Ma qualcosa va storto. Un ex socio, contattato, non fornisce dettagli ma conferma che «le cose non funzionarono» e di essersi ritirato - due anni dopo - dall’impresa. La società cambia scopo - «offrire spazi sicuri per il deposito fisico di averi di terzi, quali metalli, pietre preziose, opere d’arte» - e Devasini rimane amministratore unico.

Oggi la società ha ancora sede nello stesso palazzo d’uffici, in via Ferruccio Pelli, ma Devasini non si trova nemmeno qui: la Smart Property Solutions ha cambiato amministratore, alla porta si affaccia un giovane indiano che parla solo inglese, e non conosce l’uomo d’affari milanese. «No comment» sulle attività svolte oggi nell’ufficio. I successivi tentativi di contattare l’imprenditore per un’intervista - a conferma della nomea ostile ai media - cadono a vuoto.

Il sindaco: «Un volano per Lugano»

«Ha un carattere schivo ma non significa che abbia qualcosa da nascondere» conferma il sindaco di Lugano Michele Foletti, che conosce «Giancarlo» dal 2021: quando, ricorda, a margine di un evento sulle valute virtuali «venni a sapere che nel Luganese si era stabilito un imprenditore importante di questo settore». Il resto è storia recente. «Lo vedo spesso non solo in occasioni lavorative, vive in città, pranza in città. Effettivamente sembra una persona normalissima» conferma il sindaco, per rispondere ai dubbi dei vicini di casa. «Bisogna prendere con le pinze le stime basate sulle capitalizzazioni, la cui valutazione è per natura più incerta rispetto alle ricchezze tradizionali».

Per il resto il sindaco si dice contento, e non solo per il gettito. «È la prova del fatto che le criptovalute generano ricchezza e possono essere un volano per Lugano. Come lui, sono arrivati tanti altri nomi in città legati a questo mondo e ne continuano ad arrivare». Ad attirare i cripto-imprenditori sul Ceresio non sarebbe tanto la convenienza fiscale, secondo il sindaco: «Per questo aspetto viene in genere preferita Zugo, dove effettivamente vengono ancora domiciliate la maggior parte delle società e fondazioni legate alle criptovalute. Le persone fisiche, invece, spesso preferiscono Lugano per il clima e la qualità di vita».

La tassazione, invece, è un altro paio di maniche. Se si escludono i cosiddetti «globalisti» - che non devono aver risieduto in Ticino nei dieci anni precedenti: è il caso invece di Devasini - anche per i super-ricchi valgono le regole della tassazione ordinaria. Oltre agli esperti di Forbes, dunque, del nuovo «uomo più ricco del Ticino» si sono già occupati gli ispettori del fisco cantonale: segreto fiscale delle Isole Vergini permettendo. Saranno giunti alle medesime conclusioni?

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