Il gran finale

Marco Odermatt e 80 paia di sci per un'altra stagione da incorniciare

La Coppa del Mondo si congeda con le ultime gare di Saalbach, dove salvo sorprese saranno incoronati Odermatt e Gut-Behrami - «Odi» potrebbe migliorare i risultati da record del 2023 - Con l’ingegnere della Stöckli Mathieu Fauve abbiamo cercato di capire come tutto ciò sia stato possibile
Marco Odermatt, 26 anni, è rifornito da Stöckli dal 2010. © Keystone/Urs Flueeler
Massimo Solari
15.03.2024 06:00

I riflettori si accendono su Saalbach, sede delle finali della Coppa del Mondo di sci. In Austria tramonterà una stagione clamorosa per i colori rossocrociati, con Marco Odermatt e Lara Gut-Behrami a vestire i panni del re e della regina del Circo bianco. Belli. Bravi. E ciò, certo, al netto della flebile incertezza che ancora ammanta la classifica generale al femminile e le diverse coppe di specialità. Si comincia domani, con gli slalom. Si terminerà tra una settimana, con le prove veloci. Lara si appresta così a ripetere le incredibili gesta di otto anni fa, ma con una maturità e una sciata diverse. Più importanti. «Odi», da parte sua, si è confermato intrattabile. Di un altro pianeta, sì. Ma - si badi bene - il talento cristallino del fenomeno nidvaldese non costituiva un’assicurazione sul successo. Un successo, insomma, tutto fuorché scontato. A maggior ragione in queste proporzioni.

Ritocchi cruciali per la discesa

Oltre a osservare il sorriso e gli occhi sinceri di Odermatt, indagandone l’animo ambizioso, lo sguardo esterno - quello che vuole capire e carpire i segreti dell’atleta - deve dunque spostarsi verso il basso. E, in chiave metonimica, sulla parte per per il tutto. Lo sci. Che, nel caso del leader della CdM, fa rima con Stöckli da oramai 14 anni. L’ultimo da record, con 2.042 punti complessivi, e quello agli sgoccioli potenzialmente migliore. Il che è per certi versi incredibile. «Marco ha sciato e vinto delle gare con gli stessi sci creati per la scorsa stagione» spiega al CdT Mathieu Fauve. L’ingegnere francese è alla testa della divisione Ricerca e sviluppo di Stöckli. È lui, detto altrimenti, a immaginare e plasmare gli strumenti poi suonati in modo soave da «Odi». «Rispetto all’ultimo inverno - aggiunge - abbiamo però capito che su determinati tipi di neve lo sci poteva essere migliore. Ed è qui che abbiamo realizzato una nuova creatura, formata da sci, piastra e attacco, che per esempio ha fatto la differenza a Wengen». Sì, perché oltre a dominare in gigante e superG, il 26.enne svizzero è infine riuscito a sbloccarsi in discesa. Fauve evoca l’immagine di un puzzle, con i vari tasselli da incastrare «per permettere all’atleta, con le sue qualità, di adattarsi nel migliore dei modi a tutte le condizioni nevose. In gigante funziona alla perfezione, ma i progressi sono stati notevoli pure nelle discipline veloci. Ed era l’obiettivo che ci eravamo prefissati».

Il nostro obiettivo è chiaro: permettere all’atleta, con le sue qualità, di adattarsi nel migliore dei modi a tutte le condizioni nevose
Mathieu Fauve, responsabile della divisione Ricerca e sviluppo di Stöckli

«Marco? Una sensibilità rara»

Sin qui i meriti della ricerca. Che, nel caso di Odermatt, si traducono in 80-100 paia di sci in una stagione, tra test, allenamenti e gare. Tanti, ma nemmeno troppi, considerate le necessità di altri sciatori di punta. «Miriamo per altro alla durabilità dello sci» aggiunge Fauve, precisando come il nidvaldese abbia non a caso vinto anche più corse con lo stesso materiale. «Alla fine - ammette - è comunque l’atleta a fare la differenza. Con la sua tecnica, la sua testa, il suo intuito». Un atleta speciale. «Marco - rileva Fauve - è esigente, ma non maniacale. Per intenderci, non è il tipo che esamina ogni centimetro dello sci. E ce ne sono nel circuito. L’importante, per Odermatt, è che il materiale riesca a permettergli di esprimersi come vuole. E tra le sue doti c’è anche la capacità di percepire le piccole lacune e di indicare cosa serve per correggerle. È una questione di sensibilità. Ma, appunto, senza perdersi in quisquilie». Fauve, al proposito, non segue ogni gara della punta di diamante di Swiss-Ski. «Per dire, mi recherò a Saalbach solo giovedì prossimo. Il mio lavoro, sul piano dello sviluppo, precede ovviamente le gare. Nei giorni delle prove sono i tecnici e i preparatori a incidere e discutere con l’atleta, mentre il sottoscritto fornisce semmai il suo punto di vista su piccoli accorgimenti in termini di set up. Con Odermatt il contatto è costante, brevemente dopo ogni corsa e in occasione di tre grossi meeting durante la stagione. In queste circostanze il nostro dialogo è aperto e costruttivo. Marco è un atleta che annota molto della sua esperienza sullo sci. Non solo: avergli affiancato sciatori come Monney, Kohler e Rösti in velocità e Tümler in gigante ha reso migliori e più completi i feedback sui quali lavorare. Al termine della CdM, quindi, siamo soliti organizzare diversi test sui quali costruire il materiale dell’annata seguente. È raro, per contro, ritrovarsi a sviluppare un nuovo sci a stagione in corso. Significherebbe che qualcosa non ha funzionato e con Odermatt - sin qui - non è stato il caso».

Il mercato degli sport sulla neve si stabilizza, regredisce anche, ma l’effetto Odermatt è più forte e spinge le nostre vendite
Mathieu Fauve, responsabile della divisione Ricerca e sviluppo di Stöckli

Visibilità e vendite in crescita

A rendere possibile questa storia di successo, dicevamo, è Stöckli. Una piccola azienda svizzera, basata nel cuore della campagna lucernese - a Malters - e chiamata a competere con giganti come Head, Atomic e Rossignol. «Ed è bello che a incarnare i nostri valori, la nostra dimensione umana, sia una figura umile come Marco» afferma Fauve. Già, ma con quali ricadute sul principale business del marchio, e cioè la vendita di sci al grande pubblico? «Stabilire un rapporto preciso di causa-effetto è difficile» sostiene Fauve. Per poi avanzare riflessioni e cifre significative: «Grazie ai risultati di Odermatt, sul piano nazionale godiamo di una visibilità enorme. Ora, però, il marchio è sempre più riconoscibile anche a livello internazionale. La prima nostra ambasciatrice, in questo senso, era stata Tina Maze. Ma l’impatto di Odermatt è decisamente più importante. Di recente, per esempio, la domanda dal Nord America è cresciuta notevolmente. E, più in generale, lo scorso anno abbiamo registrato il record di vendite. Parliamo di poco più 65.000 paia di sci». La sfera della competizione, riassumendo, influenza quella globale. «Personalmente - osserva Fauve - mi servo molto delle gare per sviluppare le tecnologie alla base degli sci offerti al grande pubblico. Se vogliamo, è un po’ come la Formula Uno, ma con un budget differente (ride, ndr.)». Ma fino a dove potrà spingersi una realtà locale come Stöckli? Per di più in un momento storico sfavorevole agli sport sulla neve. «Detto che continueremo a porre l’accento sulla qualità e non sulla quantità, a orientarci è la domanda. Ebbene, in un mercato che effettivamente si sta stabilizzando ed è persino destinato a regredire, per Stöckli esiste un potenziale di crescita. Un potenziale favorito senza dubbio dall’“effetto Odermatt” che ci ha spinti a investire nel nostro sito produttivo per essere pronti a realizzare - nei prossimi cinque anni - 90.000 paia di sci».

Otto gare e due clamorosi poker da calare

Non accade spesso che la Svizzera piazzi due atleti sul tetto del mondo. L’ultima volta, per dire, successe 36 anni fa, con Pirmin Zurbriggen e la ticinese Michela Figini. Le precedenti doppiette risalgono invece al 1984 e 1987. Di qui l’enorme portata del risultato nelle mani di Marco Odermatt e Lara Gut-Behrami. «Odi» - mostruoso - ha potuto festeggiare il globo più prestigioso già nelle scorse settimane. Cyprien Sarrazin non intende però mollare per quanto riguarda il primato in discesa. Al nidvaldese serve un 3. posto per tenere a distanza il francese, oggi a 42 lunghezze. Appare meno tortuosa la pendenza in superG, con l’elvetico a quota 450 punti e Vincent Kriechmayr a 369. Pure alla 32.enne di Comano manca poco, pochissimo per riscrivere la storia. Ripetendo l’exploit del 2016. Lara, capace di prenotare tre coppe di specialità su quattro, potrebbe assicurarsi la classifica generale di Coppa del Mondo in occasione del gigante di domenica. A quattro gare dal termine, sono infatti 282 i punti di vantaggio sulla prima inseguitrice e unica rivale ancora in corsa: Federica Brignone. Dopo essersi misurata tra le porte strette di Are, l’italiana ha infatti precisato che non disputerà lo slalom di domani, prima prova delle finali in Austria. Rientrata alla grande in Svezia, Mikaela Shiffrin ha chiuso anzitempo i giochi per il globo della disciplina, mentre gli altri verdetti devono ancora cadere. Dopo averne già conquistati quattro, Gut-Behrami punta con al quinto globo in superG (le basta un 8. rango). Chiudendo nella top 15, la ticinese si aggiudicherebbe per contro la prima coppa di gigante in carriera. Stesso discorso in discesa, dove l’austriaca Stephanie Venier rincorre Lara a una distanza di 68 punti.

La formazione e lo sviluppo dei giovani talenti - uomini e donne - sono cruciali nell'attività di Stöckli
Mathieu Fauve, responsabile della divisione Ricerca e sviluppo di Stöckli

Nessuna delle atlete nominate gareggia però con degli Stöckli ai piedi. Perché? Mathieu Fauve sorride: «Qualche anno fa - quando correvano per noi Maze e Rebensburg - si diceva che Stöckli produceva sci competitivi solo per le atlete. La verità è che ci piacerebbe assistere le migliori pure al femminile, ma restiamo una realtà contenuta e l’avvento di Odermatt, così come l’assenza di opportunità tra le sciatrici, hanno portato alla situazione attuale. Tengo però a evidenziare come la formazione e i giovani talenti siano cruciali nell’attività di Stöckli. E, di nuovo, il caso di Odermatt è esemplare. È entrato a far parte del nostro team nel 2010 e - una tappa alla volta - ha raggiunto l’apice grazie al nostro materiale. Ecco: lavoriamo per permettere ad altri di scalare le gerarchie. Uomini e donne». 

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