Il personaggio

Odermatt: «Il paragone con Federer mi lusinga, siamo simili»

Chiacchierata con il fenomeno svizzero dello sci alpino, tre volte vincitore della Coppa del mondo: «Il mio prossimo grande obiettivo è vincere la discesa di Kitzbühel»
Alex Isenburg
12.04.2024 22:15

Marco Odermatt è – a tutti gli effetti – un eroe contemporaneo. Un prode combattente prestato al mondo dello sport. Un cavaliere senza macchia e senza paura. Sì, un po’ come Pierre Terrail de Bayard. Secoli or sono ci fu il condottiero francese, che grazie alla sua bravura e nobiltà d’animo divenne celeberrimo. Odermatt, per certi versi, non è altro che la sua versione moderna.

Il giovane di Buochs verrà ricordato nei decenni a venire, perché anche lui – a modo suo – ha riscritto la storia. Lo ha fatto con il suo talento, con il sudore e con la grinta, sulla pista. Ma si è distinto per i suoi modi garbati e cortesi, al di fuori di essa. Un cavaliere dei nostri tempi, per l’appunto.

Mai fuori posto e mai oltre le righe, eppure, mai banale. La sua carriera – sin qui – è stata tanto limpida quanto integerrima, priva di una benché minima screziatura. Per quanto riguarda l’assenza di paura – se possibile – ci sono ancor meno dubbi. L’asso dello sci elvetico ha dimostrato di non temere niente e nessuno. Neanche la velocità, ormai, lo ferma più. Non che l’abbia mai spaventato, a dire il vero, ma le prime vittorie in discesa libera lo hanno catapultato direttamente in un’altra dimensione.

Kitzbühel nel mirino

Già, «Odi» era un gigante tra le porte larghe, ora lo è ovunque. Quest’anno, poi, ha letteralmente fatto saltare il banco. La sua collezione di coppe di cristallo – giunta addirittura a ben nove esemplari – presenta una novità. Tra gli allori, figura ormai anche il trofeo relativo alla disciplina regina. «Sono estremamente soddisfatto per aver raggiunto questo traguardo, nell’ultimo anno era questo il mio obiettivo principale. Le gare più storiche e spettacolari del pianeta – afferma Odermatt – sono proprio quelle dedicate alla velocità pura, la coppa di discesa ha un gusto diverso dalle altre». Il rossocrociato nel corso delle ultime stagioni ha letteralmente cannibalizzato il Circo bianco. È arrivato a un punto tale, per cui la vittoria fa parte della normalità. Ha alzato l’asticella troppo in alto per tutti, forse anche per lui.

«È stato straordinario vincere di nuovo la generale di Coppa del Mondo, ma le sensazioni non sono le stesse del 2022. La prima affermazione è la più speciale». La sua fame è smisurata e per saziarla c’è bisogno di addentare nuove pietanze. Il problema per l’appetito di «Odi», però, è che sul piatto non rimane molto. «L’ultimo successo di grande prestigio che ancora mi manca è la vittoria in quel di Kitzbühel. Per il prossimo anno – senza dubbio – ho puntato il mirino su quell’appuntamento. Tuttavia, il trionfo a “Kitz” non è la mia unica fonte di motivazione». La preparazione, per dire, non può essere orientata solo su quello. «Non è possibile svolgere un lavoro apposito per un evento così specifico. Sono convinto, invece, che ci sia ancora del potenziale inesplorato nel mio materiale. In questi giorni – durante i test condotti in Norvegia, a Kvitfjell – potremmo aver trovato delle indicazioni che fanno al caso nostro e che potrebbero aiutarci sulla Streif».

Nel gotha dello sci

I numeri di Marco Odermatt sono talmente clamorosi che – per alcuni – il talento elvetico è già da considerare come il più grande sciatore di tutti i tempi. Lui, per il momento, si smarca dalla discussione. «Non ritengo di essere già arrivato al livello dei più forti di sempre. Lo sci alpino ha potuto contare sulla presenza di una serie di leggende incredibili. Alcune di queste ho potuto osservarle quando ero più piccolo e mi hanno ispirato fortemente».

Il confronto – si sa – fa appassionare. E discutere, soprattutto. È stato inevitabile, quindi, provare a stuzzicare «Odi». Nell’immaginario collettivo, la sua nemesi è Marcel Hirscher. L’austriaco – specialista delle discipline tecniche – contro lo svizzero, ormai velocista provetto. Il punto di incontro? Lo slalom gigante. Chi vincerebbe, dunque, in un ipotetico scontro tra titani tra le porte larghe? La miglior versione di Hirscher oppure quella di Odermatt? «Purtroppo – risponde quest’ultimo – non ci sarà mai una risposta. Sono cosciente, però, che negli ultimi anni ho disputato tante gare di grande livello. Posso dire, quindi, che mi sarebbe estremamente piaciuto duellare con lui».

Tra le righe – e mantenendo il suo completo aplomb – il nidvaldese ha fatto capire che ai numeri, sotto sotto, tiene. Era grande, infatti, il desiderio di raggiungere il record relativo alle vittorie consecutive in gigante. «L’uscita di Saalbach – non nega – è stata una grossa delusione stagionale. L’unica che ho vissuto, a dire il vero». Odermatt – ne siamo certi – saprà rifarsi e anche i primati di Hirscher sono in serio pericolo.

«Swiss Made»

Il connubio «Odi» - Stöckli andrà avanti, come minimo, fino al 2026. Ancora per due anni, dunque, potremo gustarci l’accoppiata vincente tutta di casa nostra. Due eccellenze rossocrociate. Due esempi perfetti che incarnano il marchio «Swiss Made». Per più di 20 anni, nel mondo dello sport c’è stato uno svizzero ad incantare il mondo: Roger, basta il nome. Per dare una dimensione del fenomeno Odermatt, spesso si è proprio scomodato il re della racchetta. «Trovo che essere paragonato a lui sia magnifico. Nonostante ciò, il confronto è impari. L’affetto e l’entusiasmo che io percepisco all’interno dei confini nazionali, nel caso di Federer si estende a livello globale». Le similitudini tra i due, però, sono evidenti. «Sì, penso che sia apprezzato il nostro modo di fare, tipicamente svizzero, direi. Probabilmente siamo cresciuti con dei valori simili e questo ci ha portato a competere in maniera corretta e avere un buon rapporto con i nostri rivali». Avversari che, in entrambi i casi, sono anche divenuti degli amici. Come nel caso di Sarrazin, ad esempio, col quale Odermatt ha festeggiato insieme a Kitzbühel. Peraltro, insegnandogli le parole del salmo svizzero. Note, queste, risuonate parecchie volte nell’ultima stagione, eppure «Odi» si emoziona ancora parecchio, come in occasione delle finali austriache. «Mi succede già nei secondi che precedono la mia salita sul podio, quando percepisco la felicità di coloro che hanno raggiunto le prime posizioni al mio fianco. È straordinario sentire il proprio inno, lo canto sempre con grande fierezza».

L’arma segreta

Ma come fa Marco Odermatt a non sbagliare praticamente mai? Qual è, nel suo caso, il tanto agognato segreto? I motivi, di certo, saranno diversi. Uno, però, ce lo ha svelato. «Tre anni fa ho iniziato a tenere una sorta di diario delle mie gare. Scrivo una serie di dettagli di quanto fatto, cosicché l’anno dopo so esattamente quali sci, scarponi e set-up avevo adottato durante quella gara». Nel corso del tempo, poi, Odermatt ha aggiunto ulteriori descrizioni, come le sue sensazioni con la neve, oppure i punti della pista in cui si è sentito più o meno sicuro. «In questo modo – ci dice – riesco a capire al meglio le differenze con i miei rivali. Ora, inoltre, sono solito scrivere alcune emozioni particolari. È un compito impegnativo, che mi richiede del tempo, ma so che mi serve». Il suo libretto, viene custodito gelosamente. È il mental coach, infatti, l’unica altra persona che può consultarlo. «Ci aiuta ad instaurare dei dialoghi ancora più aperti», riconosce Odermatt.

Cambio nel team

In vista del prossimo anno, un pezzo del puzzle verrà sostituto. Le strade con il preparatore atletico Kurt Kothbauer, si sono separate. Al suo posto, la compagine maschile elvetica sarà guidata da José Luis Alejo Hervas. «Ogni allenatore porta con sé idee e filosofie differenti. Kurt non vedeva più grandi margini di miglioramento, il cambio arriva al momento giusto». A breve – nel corso delle sue vacanze –Odermatt andrà in Spagna e ne approfitterà per parlare con il suo nuovo collaboratore. «Avremo modo di discutere assieme in maniera più approfondita. Sono contento che sia stato trovato un profilo con un’importante esperienza in CdM». Alejo Hervas, infatti, ha accompagnato per lungo tempo Lara Gut-Behrami. «Non ho avuto contatti diretti con Lara – precisa «Odi» – ma so che la loro separazione non è stata delle più idilliache. Credo, però, che ci siamo comportati sempre in maniera corretta e mi è dispiaciuto che lui a Saalbach sia stato “rispedito” a casa, ma ognuno agisce come meglio crede».

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