La novità

Un Walkman da 3.500 franchi

La Sony ha appena dato una seconda vita a un prodotto che ha fatto la storia pop degli anni Ottanta
Stefano Olivari
12.03.2022 20:41

Il Walkman è tornato, anche se non è esattamente quello dell’adolescenza di molti di noi. Di più: come marchio non se ne è mai davvero andato. La Sony ha dato una seconda vita a un suo prodotto che ha fatto la storia pop degli anni Ottanta, rivolgendosi direttamente agli Over 50, come si evince dai prezzi degli ultimi due modelli messi sul mercato: 1.399 franchi per la versione da 128 GB di memoria e 3.499 per quella da 256. Solo marketing della nostalgia o c’è dell’altro?

Audiofilia
I nuovi Walkman sfruttano chiaramente l’effetto nostalgia come nome, ma hanno una propria identità anche nel 2022. Dando per scontato che gli adolescenti di oggi ascoltino musica in prevalenza attraverso lo smartphone, l’idea è stata quella di puntare su un player di qualità audio altissima, rivolto a gente in grado di apprezzarla e soprattutto di pagarla. Ovviamente non stiamo parlando delle vecchie musicassette, che quasi nessuno vende più (se non nella versione vergine, per registrare), e di quelle vecchie con il nastro ormai rovinato, ma di file audio. Il Sony Walkman NW-WM1AM2 e quello NW-WM1ZM2 non ci restituiranno i vecchi fruscii, visto l’audio ad alta risoluzione, il supporto di file in formato DSD nativo e l’amplificatore digitale S-Master HX, ma di sicuro permetteranno la portabilità della musica a livelli inimmaginabili. Sempre ricordando che di questi Walkman moderni ce ne sono anche di altre fasce di prezzo, a partire dai 99 franchi dell’NW E390, nella versione con 4GB di memoria, disponibile in Svizzera, per continuare con i 349 euro dell’A100 Serie A sul mercato italiano.

Storia
Il Walkman oggetto di culto pop, quello per le musicassette, è stato prodotto fino al 2010 e quindi ha avuto una vita commerciale reale di ben 31 anni. Con il modello TPS-L2 blu e argento il successo in Giappone, Stati Uniti ed Europa fu quasi immediato, per poi diventare travolgente con piccole modifiche, come quella di permettere il collegamento di due paia di cuffie anche se l’uso tipico del Walkman era solitario e al massimo si faceva usare la propria cuffia a qualcun altro: impossibile non citare la scena della festa con Vic (una leggendaria Sophie Marceau) e Mathieu nel primo Il tempo delle mele, oltre a tanti altri film generazionali come Ritorno al futuro. In ogni caso il termine Walkman diventò così popolare che nel tempo si sarebbe svincolato dalla stessa Sony, nell’immaginario collettivo, per essere associato a qualsiasi lettore musicale portatile. Generando dibattiti simili a quelli odierni per social network o smartphone: i giovani che si isolano, che perdono capacità di concentrazione, che danneggiano la società, eccetera.

Un vecchio modello di Walkman. © Shutterstock
Un vecchio modello di Walkman. © Shutterstock

MiniDisc
Il marchio Walkman era talmente forte che la Sony nel 1992 pensò bene (anzi male) di usarlo per lanciare il suo MiniDisc, che nei piani dell’azienda avrebbe dovuto essere il successore digitale della musicassetta. Pur essendo una svolta paragonabile all’MP3 il MiniDisc non ebbe mai un grande successo, stritolato fra i cultori del vecchio formato e l’emergere del compact disc, o meglio, dell’uso anche portatile del compact disc, la cui nascita è precedente a quella del MiniDisc. Un uso che era stato lanciato dalla stessa Sony addirittura nel 1984, con il memorabile Discman. Insomma, il MiniDisc fu un relativo insuccesso, paragonabile a quello del Betamax, anche se è arrivato fino al 2013, ma soprattutto fece perdere alla Sony tempo prezioso sul fronte MP3, per la gioia della Apple di Steve Jobs e del suo iPod.

Lettori MP3 contro smartphone
Il Walkman con le sue mille versioni è un simbolo degli anni Ottanta come pochi altri, ma siccome viviamo nel 2022 bisogna chiedersi se esista ancora un senso in un lettore musicale portatile, indipendente da smartphone, tablet e computer. Che poi supporti cassette, MiniDisc, file MP3 o di altro tipo, è secondario. La domanda sorge spontanea vedendo come le aziende non mollino questo mercato e continuino a lanciare nuovi prodotti, e le risposte sono diverse. Maggiore autonomia della batteria (tranquillamente oltre le 30 ore in modalità play), miglior uso della memoria (si può dire, in maniera grezza, che 2GB corrispondano a 1.000 canzoni), leggerezza e ridotte dimensioni, robustezza e quindi facilità d’uso durante l’attività sportiva, indipendenza dal proprio smartphone. Tutto questo senza entrare nella nicchia, nemmeno tanto nicchia, dell’audiofilia.

Offline
Il Walkman e i lettori portatili di nuova generazione, anche quelli connessi alla rete, danno quella sensazione di essere offline che per gli ultraquarantenni crea un effetto vintage e che per i giovani è quasi sconosciuta. Del resto i vari Spotify, Deezer, Apple Music, Amazon Music e YouTube hanno compreso questa esigenza di sentirsi indipendenti da connessioni ballerine o comunque da un mondo sempre online, permettendo di scaricare musica in locale. Spesso non è nemmeno una tendenza, ma un’esigenza. Per i puristi della disconnessione dal resto del mondo esistono comunque ancora sul mercato lettori portatili di musicassette, di tantissime marche. E per chi volesse andare oltre ci sono tanti vecchi Walkman in vendita sui portali di e-commerce: l’iconico TPS-L2 del 1979, funzionante, si può acquistare per 1.500 franchi, cifra simile a quella del ‘nuovo’ Walkman.