Un Walkman da 3.500 franchi
Il Walkman è tornato, anche se non è esattamente quello dell’adolescenza di molti di noi. Di più: come marchio non se ne è mai davvero andato. La Sony ha dato una seconda vita a un suo prodotto che ha fatto la storia pop degli anni Ottanta, rivolgendosi direttamente agli Over 50, come si evince dai prezzi degli ultimi due modelli messi sul mercato: 1.399 franchi per la versione da 128 GB di memoria e 3.499 per quella da 256. Solo marketing della nostalgia o c’è dell’altro?
Audiofilia
I nuovi Walkman sfruttano chiaramente l’effetto nostalgia come nome, ma hanno
una propria identità anche nel 2022. Dando per scontato che gli adolescenti di
oggi ascoltino musica in prevalenza attraverso lo smartphone, l’idea è stata
quella di puntare su un player di qualità audio altissima, rivolto a gente in
grado di apprezzarla e soprattutto di pagarla. Ovviamente non stiamo parlando
delle vecchie musicassette, che quasi nessuno vende più (se non nella versione
vergine, per registrare), e di quelle vecchie con il nastro ormai rovinato, ma
di file audio. Il Sony Walkman NW-WM1AM2 e quello NW-WM1ZM2 non ci restituiranno
i vecchi fruscii, visto l’audio ad alta risoluzione, il supporto di file in
formato DSD nativo e l’amplificatore digitale S-Master HX, ma di sicuro
permetteranno la portabilità della musica a livelli inimmaginabili. Sempre
ricordando che di questi Walkman moderni ce ne sono anche di altre fasce di
prezzo, a partire dai 99 franchi dell’NW E390, nella versione con 4GB di memoria,
disponibile in Svizzera, per continuare con i 349 euro dell’A100 Serie A sul
mercato italiano.
Storia
Il Walkman oggetto di culto pop, quello per le musicassette, è stato prodotto
fino al 2010 e quindi ha avuto una vita commerciale reale di ben 31 anni. Con
il modello TPS-L2 blu e argento il successo in Giappone, Stati Uniti ed Europa
fu quasi immediato, per poi diventare travolgente con piccole modifiche, come
quella di permettere il collegamento di due paia di cuffie anche se l’uso
tipico del Walkman era solitario e al massimo si faceva usare la propria
cuffia a qualcun altro: impossibile non citare la scena della festa con Vic (una
leggendaria Sophie Marceau) e Mathieu nel primo Il tempo delle mele, oltre a tanti altri film generazionali come Ritorno al futuro. In ogni caso il
termine Walkman diventò così popolare che nel tempo si sarebbe svincolato dalla
stessa Sony, nell’immaginario collettivo, per essere associato a qualsiasi lettore
musicale portatile. Generando dibattiti simili a quelli odierni per social
network o smartphone: i giovani che si isolano, che perdono capacità di
concentrazione, che danneggiano la società, eccetera.
MiniDisc
Il marchio Walkman era talmente forte che la Sony nel 1992 pensò bene (anzi
male) di usarlo per lanciare il suo MiniDisc, che nei piani dell’azienda
avrebbe dovuto essere il successore digitale della musicassetta. Pur essendo
una svolta paragonabile all’MP3 il MiniDisc non ebbe mai un grande successo,
stritolato fra i cultori del vecchio formato e l’emergere del compact disc, o
meglio, dell’uso anche portatile del compact disc, la cui nascita è precedente
a quella del MiniDisc. Un uso che era stato lanciato dalla stessa Sony
addirittura nel 1984, con il memorabile Discman. Insomma, il MiniDisc fu un
relativo insuccesso, paragonabile a quello del Betamax, anche se è arrivato
fino al 2013, ma soprattutto fece perdere alla Sony tempo prezioso sul fronte
MP3, per la gioia della Apple di Steve Jobs e del suo iPod.
Lettori MP3 contro smartphone
Il Walkman con le sue mille versioni è un simbolo degli
anni Ottanta come pochi altri, ma siccome viviamo nel 2022 bisogna chiedersi se
esista ancora un senso in un lettore musicale portatile, indipendente da smartphone,
tablet e computer. Che poi supporti cassette, MiniDisc, file MP3 o di altro
tipo, è secondario. La domanda sorge spontanea vedendo come le aziende non
mollino questo mercato e continuino a lanciare nuovi prodotti, e le risposte
sono diverse. Maggiore autonomia della batteria (tranquillamente oltre le 30
ore in modalità play), miglior uso della memoria (si può dire, in maniera
grezza, che 2GB corrispondano a 1.000 canzoni), leggerezza e ridotte
dimensioni, robustezza e quindi facilità d’uso durante l’attività sportiva,
indipendenza dal proprio smartphone. Tutto questo senza entrare nella nicchia,
nemmeno tanto nicchia, dell’audiofilia.
Offline
Il Walkman e i lettori portatili di nuova generazione, anche quelli connessi
alla rete, danno quella sensazione di essere offline che per gli ultraquarantenni
crea un effetto vintage e che per i giovani è quasi sconosciuta. Del resto i
vari Spotify, Deezer, Apple Music, Amazon Music e YouTube hanno compreso questa
esigenza di sentirsi indipendenti da connessioni ballerine o comunque da un
mondo sempre online, permettendo di scaricare musica in locale. Spesso non è nemmeno
una tendenza, ma un’esigenza. Per i puristi della disconnessione dal resto del
mondo esistono comunque ancora sul mercato lettori portatili di musicassette,
di tantissime marche. E per chi volesse andare oltre ci sono tanti vecchi
Walkman in vendita sui portali di e-commerce: l’iconico TPS-L2 del 1979,
funzionante, si può acquistare per 1.500 franchi, cifra simile a quella del
‘nuovo’ Walkman.