Il personaggio

A tu per tu con Maristella Polli

«Si sta aprendo un terzo capitolo della mia vita» dice l'ex regina della televisione che, a breve, terminerà il suo percorso politico
©Chiara Zocchetti
Giorgia Cimma Sommaruga
12.02.2023 07:00

È stata una delle regine indiscusse della televisione della Svizzera italiana. Maristella Polli si accinge ora a voltare pagina, un altro capitolo della sua vita, quello politico, sta per concludersi. Dopo i programmi storici come Buzz Fizz Quiz e Hotel Fortuna, da 16 anni e 4 legislature Maristella Polli è stata granconsigliera PLR. A La Domenica racconta la sua carriera e il suo impegno politico.

Decisione difficile quella di ritirarsi?

«Diciamo che è un momento un po’ stressante, chiudere una parentesi della propria vita non è mai una decisione che si può prendere a cuor leggero. Sono ancora molto impegnata sia nell’ambito della sanità che della scuola visto che ci sono ancora alcuni dossier che vogliamo chiudere prima della fine della legislatura».

Nelle sue parole si avverte un po’ di rammarico.

«No, diciamo che ho fatto del mio meglio. E poi dopo 42 ani in Tv e 16 in politica, vista anche la mia età, è giunto forse il momento di ritagliare tempo per me. E poi ci sono stati vari fattori che hanno reso questa scelta quasi obbligata.

A cosa si riferisce?

«Uno è che il regolamento del mio partito richiede quattro legislature, poi devi lasciare. Ci sono stati altri partiti che mi hanno chiesto di correre per loro, ma ho rifiutato. Non rientra nella mia idea d’impegno politico cambiare casacca. Infine devo pensare all’età e alla salute. Oggi si sta aprendo una terzo capitolo della mia vita che riguarda la scrittura di un libro».

Dunque nessun ritorno in Tv.

«Solo come ospite. Mi sono ritirata perché ritengo che dopo molti anni davanti allo schermo sia più elegante fare un passo indietro. Come ho detto vorrei dedicarmi alla scrittura, non solo del mio libro, ma anche di format televisivi. Mi piacerebbe aprire uno studio di comunicazione mettendo a disposizione la mia esperienza maturata in televisione. Poi rimarrà un impegno politico, ma dietro le quinte».

Come mai?

«Il mio presidente, visto che faccio parte di gruppi di esperti nel campo della scuola e della sanità, mi ha chiesto di rimanere in questi gruppi, mettermi comunque a disposizione. Evidentemente ho detto sì. E poi la beneficenza alla quale mi sono sempre dedicata e continuerò a farlo».

Sin da giovane volevo fare la maestra, aiutare i bambini, farli studiare

Una forte attitudine ad aiutare il prossimo, c’è sempre stata?

«Sin da giovane volevo fare la maestra, aiutare i bambini, farli studiare. Perché i giovani sono il futuro, ed è importante comprenderli, cogliere le loro esigenze, mettersi a disposizione».

Avere tre nipoti aiuta in questa missione?

«Sicuramente. Dal primo che va al liceo all’ultima che fa la seconda elementare abbraccio più fasce di età. Per me i diritti dei giovani sono molto importanti, è per questo che da quando sono una ragazza mi occupo di questi temi».

Che mamma è stata Maristella Polli?

«Questo dovrebbe chiederlo a mio figlio. Sono sicuramente stata molto disponibile nei confronti di Christian, tuttavia anche abbastanza severa. Mi ricordo ancora quando voleva a tutti i costi il motorino».

Ha ceduto?

«All’inizio ho detto no, una sua compagna di classe aveva avuto un incidente stradale con un esito tragico. Poi un giorno io e mio marito abbiamo pensato: ci dobbiamo fidare di lui, non possiamo chiuderlo in casa per evitare che gli possa succedere qualcosa».

Morale della favola, il motorino è arrivato?

«Sì, tuttavia penso che gli sia mancata un po’ la mamma, perché effettivamente io andavo e venivo. Poi ho preso una governante carinissima che da quando Christian aveva otto anni fino a quando si è sposato è stata a casa nostra, quindi alla fine è diventata una persona di famiglia. Ed è stata preziosa assistendo mio figlio».

C’è una parola che secondo me dice tutto. Empatia. Se una persona ha la facilità di avere il contatto con la gente ha la chiave del successo in mano

Pensa che la sua vicinanza con i giovani, sia prima con i programmi televisivi, sia dopo con i progetti sulla scuola, l’abbia resa più popolare?

«C’è una parola che secondo me dice tutto. Empatia. Se una persona ha la facilità di avere il contatto con la gente ha la chiave del successo in mano. Personalmente ho fatto il giro di tutta la Svizzera e nei più di 40 anni in televisione ho visto bambini, anziani, giovani, malati, disabili. Io non ho mai mai avuto problemi a confrontarmi con loro. Sono ricordata per il nome. Sono «la Maristella». La gente anche adesso quando mi incontra alla Migros mi vede vicina a loro, forse è anche per questo, per essere vicina ai problemi di tutti che ho ricevuto i voti, sono stata eletta e rieletta…».

E la prima volta in Granconsiglio se la ricorda?

«Per un anno e mezzo io non ho parlato. Ero nelle commissioni, ascoltavo, ero in sessione parlamentare, cercavo di capire a livello giuridico: non essendo avvocato avevo bisogno di capire come muovermi con gli atti parlamentari, i discorsi e i rapporti. Alla seconda legislatura mi sono detta: o la gente apprezza quello che io ho fatto per loro o adesso la parte diciamo - di celebrità - viene annullata perché dicono: sarà conosciuta ma non è capace».

Questa è stato un grande gesto di umiltà.

«Non volevo entrare a gamba tesa e parlare a vanvera. Io sono della vecchia guardia. Per me l’istituzione è estremamente importante. Se io vado lì - e vado lì per la gente - devo essere onesta, trasparente, competente ed educata. Adesso il rispetto, l’educazione sono un po’ volati fuori dalla finestra. Mi dispiace andare via, ma quello che io provavo nel 2007 non lo vedo più».

Anche tra i banchi di scuola è così?

«Il discorso è abbastanza complicato. Innanzitutto io parto dal presupposto che l’atteggiamento e il comportamento di un ragazzo non dipenda soltanto dagli insegnanti e dalla scuola ma dipenda soprattutto dalla famiglia. E oggi sappiamo che la famiglia non è più la famiglia di cinquant’anni fa. Ci sono famiglie monoparentali, ci sono famiglie allargate, ci sono famiglie con due papà, ci sono famiglie con due mamme. La realtà familiare è estremamente mutata e anche questo influisce sulle caratteristiche e la crescita di un adolescente. E poi gli insegnanti - e questo non lo dico solo io ma lo dice anche il professor Franco Zanbelloni - sono di tre categorie. I bravi insegnanti, ovvero quelli che hanno scelto di insegnare e che lo fanno con la passione e con lo studio continuo di formazione, poi c’è l’insegnante medio, che si è un po’ disinnamorato del suo lavoro ma comunque l’ha scelto, e poi c’è il cattivo insegnante, colui che si è trovato a esercitare quella professione un po’ per esigenza, un po’ per caso. E poi tante altre questioni...».

Tipo?

«I livelli della scuola, e poi gli alloglotti… insomma la scuola rispetto a quella che frequentavo io da ragazza è cambiata. Anche la formazione degli insegnanti è molto diversa, confrontarsi dunque con le differenze e la diversità è diventato oggi imprescindibile, poi essere omertosi e non dire se accadono episodi di violenza, anche se solo verbale, non va bene. Perché per risolverli i problemi bisogna affrontarli».

A proposito di omertà sul posto di lavoro. A lei è mai capitato di essere vittima di violenze?

«Io ho sempre messo molta distanza, dunque i colleghi non si sono mai permessi di avere atteggiamenti ambigui, o mancanza di rispetto nei miei confronti. Posso dire che bisogna stare molto attenti quando si parla di molestie sessuali al lavoro, perché queste non devono essere intese solo nei confronti delle donne. E non bisogna tollerarle. Però sono stata vittima di stalking, questo sì. Ricevevo telefonate a casa mia, mi sono sentita seguita fino a quando mi sono rivolta alla polizia. Gli agenti hanno individuato questa persona che mi chiamava dai telefoni pubblici e l’hanno fermata».

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