Regno Unito

Goodbye, Liz Truss: ecco i nomi per la successione

Dopo le dimissioni, è tempo di voltare pagina: il profilo più caldo per ricoprire la carica di premier è quello di Rishi Sunak, ma qualcuno vedrebbe un ritorno di Boris Johnson
Nicol Degli Innocenti
Nicol Degli Innocenti
20.10.2022 21:00

L’uscita di scena era inevitabile, ma la fine è arrivata più rapidamente del previsto. La premier britannica Liz Truss oggi ha rassegnato le dimissioni dopo soltanto 45 giorni al potere, diventando la leader che è durata di meno nella storia britannica.

Settimane di tempesta sui mercati, il crollo della sterlina, un’ondata di vendite di titoli di Stato, una serie di dietrofront su misure-chiave di politica economica, il licenziamento del cancelliere dello Scacchiere e della ministra dell’Interno e le crescenti critiche all’interno dello stesso partito conservatore alla fine hanno costretto Liz Truss a lasciare l’incarico.

«Riconosco che, data la situazione, non posso onorare il mandato che mi è stato conferito dal partito conservatore - ha detto la premier in un breve discorso davanti al numero 10 di Downing Street -. Ho quindi informato Sua Maestà il Re che intendo dare le dimissioni da leader».

Posizione insostenibile

Si conclude così la disastrosa premiership di Liz Truss, apertasi con un periodo di paralisi dopo la morte della Regina Elisabetta e poi precipitata nel caos economico e politico. Dopo aver promesso tagli alle tasse «per rilanciare la crescita», senza spiegare come sarebbero stati finanziati e senza indicare come il Governo intendesse ridurre il debito pubblico, la premier è stata costretta dalla reazione negativa dei mercati a fare marcia indietro su quasi tutto il programma.

La sua posizione si è quindi progressivamente indebolita fino a rivelarsi insostenibile. E allora Truss ha perso il sostegno della maggioranza dei deputati. Si va ora all’elezione del terzo premier britannico in quattro mesi, segnale dell’instabilità politica del Paese e delle profonde divisioni all’interno del partito conservatore, al potere da 12 anni.

I nomi in corsa

Sir Graham Brady, presidente del Comitato 1922 che gestisce il partito conservatore, ha fatto sapere che un nuovo leader verrà eletto entro una settimana. Gli aspiranti premier dovranno avere il sostegno di almeno cento deputati, una soglia elevata per garantire «candidature serie con una prospettiva realistica di elezione», ha detto Brady.

Le nomine si chiuderanno alle 14 di lunedì 24 ottobre e poi toccherà ai membri scegliere tra i due candidati rimasti in lizza. Le regole prevedono infatti che i deputati facciano una prima selezione dei candidati, ma l’ultima parola spetta ai membri del partito che voteranno online la prossima settimana. Se invece solo un candidato otterrà 100 preferenze dei deputati, allora sarà eletto senza bisogno di consultare i membri. Per «garantire la stabilità economica e la sicurezza nazionale», Liz Truss resterà al suo posto fino all’elezione del suo successore il 28 ottobre.

Alcuni pesi massimi del partito, come l’attuale cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, il ministro della Difesa Ben Wallace e l’ex vicepremier Michael Gove, hanno già fatto sapere che non intendono candidarsi. Si prevede invece che l’ex cancelliere Rishi Sunak scenda in campo, rafforzato dal fatto che le sue previsioni su quanto sarebbero state disastrose le politiche economiche di Truss si sono rivelate tristemente esatte. Già quest’estate Sunak era stato il prescelto dai deputati conservatori, ma Liz Truss aveva conquistato il voto dei membri del partito.

Anche Penny Mordaunt, ora leader del Parlamento, che era arrivata terza nella corsa alla leadership, potrebbe candidarsi, sperando in un esito migliore. Qualche deputato e molti membri del partito vorrebbero invece un ritorno di Boris Johnson, che era stato costretto alle dimissioni dopo una serie di scandali.

BoJo non nega

Boris Johnson aveva perso la fiducia della maggioranza dei deputati, ma resta molto popolare nella base del partito. I suoi sostenitori inoltre sottolineano che, al contrario di Liz Truss e di qualsiasi altro leader che verrà eletto nei prossimi giorni, Johnson ha avuto un mandato popolare, dato che nel dicembre 2019 aveva vinto le elezioni conquistando una schiacciante maggioranza per i Tories. I suoi detrattori invece sono convinti che l’ex leader abbia ormai perso la reputazione e ogni credibilità e che un suo ritorno sarebbe disastroso per il partito. Johnson, attualmente in vacanza ai Caraibi, non ha negato le voci di un suo possibile rientro.

E l'opposizione?

Intanto si levano sempre più voci a favore di elezioni anticipate, e una petizione online per richiedere il voto a breve sta raccogliendo migliaia di firme. Per i partiti di opposizione è l’unico modo democratico per uscire dalla crisi e lasciarsi alle spalle dodici anni di Governo conservatore.

Il leader del partito laburista, Keir Starmer, ha detto oggi che «i cittadini britannici si meritano di meglio di questa porta girevole del caos. Ci vorranno anni per riparare i danni causati dai Tories». E ha chiesto elezioni anticipate perché non è giusto che i conservatori continuino a «fare esperimenti, cambiando la persona al vertice senza il consenso degli elettori».

Il partito conservatore però ha ancora una solida maggioranza a Westminster e quindi difficilmente approverà una mozione per andare alle urne. I sondaggi infatti sono concordi: i Tories, già in calo di popolarità ai tempi di Boris Johnson, sono ulteriormente crollati nelle ultime settimane di caos sotto la guida di Liz Truss. I laburisti sono avanti di oltre trenta punti e quindi, se si votasse oggi, vincerebbero sicuramente.

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