La Russia, ora, sta finendo anche gli aerei da addestramento
Il tema, oramai, è noto: le sanzioni occidentali, al di là di qualche dribbling più o meno riuscito, stanno azzoppando l'aviazione commerciale russa. E il motivo è presto detto: le compagnie non possono acquistare nuovi velivoli o pezzi di ricambio di fabbricazione occidentale e, di riflesso, stanno facendo di necessità virtù per mantenere «vive» le rispettive flotte. Dalla speranza di produrre aerei al 100% russi – come il Tupolev Tu-214 rivisitato – alla rimessa in funzione di aerei dismessi, fra cui il Boeing 747, passando per la richiesta, formulata a vettori stranieri, di coprire rotte nazionali.
Un nuovo problema, riferisce ora aeroTELEGRAPH, starebbe emergendo. Con forza. La Russia, infatti, sta consumando i suoi aerei di addestramento per i piloti. Anni fa, giova ricordarlo, le due principali scuole di volo del Paese avevano convertito le loro flotte di addestramento puntando esclusivamente su modelli occidentali, fra cui il Diamond DA-40 e il Cessna 172. Evidentemente, anche per questi velivoli i pezzi di ricambio iniziano a scarseggiare. Non solo, la scorsa estate a causa del maltempo quattro esemplari sono andati distrutti. Ahia.
Di qui la soluzione. Rispolverare vecchi modelli dell'era sovietica. Rosaviatsiya, l'Agenzia federale per il trasporto aereo, ha incaricato l'Istituto per l'aviazione civile di Ulyanovsk, la principale struttura di addestramento russa, di esaminare la possibilità di riattivare lo Yak-18T. «Dobbiamo analizzare ciò che è necessario per attivare questa soluzione» ha detto una fonte vicina al Ministero dei Trasporti al canale Telegram Aviatorshina. Lo Yak-18T, per intenderci, venne sviluppato nei lontani e gloriosi anni Sessanta dall'azienda Yakovlev, nell'allora Unione Sovietica, e presentato al salone aeronautico di Parigi Le Bourget nel 1967. Il quattro posti, con motore radiale da 355 CV, presto diventò il più importante aereo da addestramento dell'Unione Sovietica e, successivamente, venne impiegato anche dalla Russia. La produzione venne messa in pausa nel 1993 e riattivata anni dopo: nel 2006, ad esempio, il governo russo decise di rimettere in produzione lo Yak-18T in una versione, anche qui, rivisitata. Toccò allo stabilimento di Smolensk consegnare un totale di 60 aerei entro il 2010. Un anno e mezzo più tardi, tuttavia, Rosaviatsiya emise un divieto temporaneo di volo a causa di problemi riscontrati su diversi velivoli. Il divieto divenne definitivo nel 2012, quando due persone morirono nello schianto di uno Yak-18T modernizzato.
Dunque, che succederà? I piloti russi impareranno il mestiere a bordo di vecchi (nuovi) Yak-18T? Snì. Secondo i media locali, infatti, l'Autorità aeronautica lo scorso anno – consapevole del problema – avrebbe avviato un progetto per un aereo da addestramento completamente nuovo. Il progetto, stando alla stampa, era pure stato consegnato al Ministero dell'Industria e del Commercio, ma lo stesso Ministero stando ad Aviatorshina ha negato di aver ricevuto i dettagli della proposta. Qualsiasi sia, e sarà, la soluzione, resta un problema di fondo: l'aviazione commerciale, in Russia, sta soffrendo. E continuerà a soffrire fintantoché Vladimir Putin proseguirà la sua guerra di aggressione all'Ucraina.