L'intervista

«Le minacce di Putin? La popolazione russa si farà sentire»

Con il dottor Paul Flenley, professore di politica e relazioni internazionali presso l'Università di Portsmouth, analizziamo la retorica utilizzata in questi giorni dal leader del Cremlino
Marcello Pelizzari
10.09.2022 10:30

Guerra in Ucraina. A che punto siamo? E ancora: l'ipotesi di un inverno al freddo e al buio, autentico spauracchio per l'Europa e di riflesso la Svizzera, quanto è reale e concreta? Da una parte le domande: tante, tantissime. Dall'altra le parole, pesanti, di Vladimir Putin e del Cremlino. Una prova di forza secondo alcuni, l'ennesima mossa disperata stando ad altri. Per capirne di più, ci siamo rivolti una volta ancora al dottor Paul Flenley, professore di politica e relazioni internazionali presso l'Università di Portsmouth che avevamo intervistato dopo un mese di conflitto.

Dottor Flenley,  perché Vladimir Putin dice che le sanzioni occidentali sono una minaccia per il mondo intero? In che senso? Ovvero, quante e quali sono le sfere di influenza della Russia e dove in particolare?
«Anche le ultime dichiarazioni fanno parte del tentativo, da parte di Putin, di presentare le cause e le conseguenze della guerra in Ucraina come il risultato delle ostilità dell'Occidente verso la Russia. Il leader russo si rivolge a un pubblico interno e a uno extraeuropeo. Insinuando, altresì, che un eventuale blocco delle forniture di grano ucraino al resto del mondo, con il relativo impatto su prezzi e penuria, sarebbe colpa dell'Occidente».

Ma dove, dicevamo, la Russia è ascoltata e finanche apprezzata?
«La Russia continua ad avere un'influenza soprattutto nei Paesi ex sovietici dell'Asia centrale, come il Kirghizistan e il Tagikistan. Questi Paesi sono ancora economicamente vicini alla Russia e in molti casi fanno affidamento sulla Russia per sostenere i loro regimi. Inoltre, guardano alla Russia come a un equilibrio contro il potere della Cina nella regione».

A tal proposito, all'inizio della guerra ci eravamo rallegrati di quanto fosse unito e solido l'Occidente nel condannare l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Dimenticandoci, forse, che a partire dalla Cina nel mondo c'è chi ha posizioni diverse tanto sulla guerra quanto sulla Russia. Europa, Regno Unito e Stati Uniti hanno speculato troppo sull'influenza che avrebbero avuto sul resto del pianeta?
«Sì, la condanna delle azioni della Russia non ha avuto la stessa eco in tutte le parti del mondo. La retorica di Vladimir Putin di sfidare l'ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti è in realtà condivisa dalla Cina e da alcuni Paesi dell'Africa e dell'America centrale e meridionale. Nel caso di Paesi come l'India, la Siria e l'Algeria, il mantenimento di relazioni economiche e/o militari con la Russia significa una cosa, essenzialmente: non condanneranno le azioni della Russia».

Putin ha parlato di uno spostamento verso l'Asia, lasciando intendere che la Russia può facilmente sostituire le relazioni con l'Occidente con altre a Est. Tuttavia, il bilancio statale russo si basa ancora sulla vendita di energia all'UE

Detto questo, quanto conviene alla Russia allontanarsi dall'Europa e dall'America e abbracciare a sua volta Cina, India e altre potenze emergenti?
«Putin ha parlato di uno spostamento verso l'Asia, lasciando intendere che la Russia può facilmente sostituire le relazioni con l'Occidente con altre a Est. Tuttavia, il bilancio statale russo si basa ancora sulla vendita di energia all'UE e Paesi come la Cina non possono sostituire questa voce in modo equivalente. L'economia russa ha bisogno di tecnologia, componenti e investimenti, soprattutto se vuole diversificarsi e modernizzarsi. L'Occidente ha garantito tali risorse. Se Putin prevede una relazione stretta con la Cina, si tratterà di una partnership molto diseguale con la Cina che manterrà il potere. L'altro fronte della Russia, quello di grande esportatore di armi verso Paesi come l'India e l'Algeria, è stato danneggiato dalle scarse prestazioni dell'esercito di Mosca in Ucraina. Dal punto di vista culturale, dobbiamo anche ricordare che la maggior parte dei russi si considera ancora parte dell'Europa».

Domanda delle domande: le sanzioni occidentali contro Mosca funzionano? O meglio, quando funzioneranno davvero?
«L'economia russa si è comportata meglio di quanto previsto dalla maggior parte degli economisti occidentali. Questo è stato possibile, soprattutto, grazie agli alti prezzi dell'energia. Detto ciò, nel medio e lungo termine la situazione appare desolante. Se l'Europa riuscirà a staccarsi dal gas russo, al momento la Federazione non ha una fonte di reddito equivalente. L'economia non si è sufficientemente diversificata dall'energia. E ancora: le sanzioni non consentono di importare i componenti necessari e le nuove tecnologie, Mosca è tagliata fuori dai mercati finanziari internazionali. La fiduciosa affermazione di Putin sull'autosufficienza e la sostituzione delle importazioni, insomma, non sembra avere successo in questo contesto. La risposta alla domanda se e quando funzioneranno dipende ovviamente da quanto la popolazione russa è disposta a subire un calo del tenore di vita in nome della guerra».

Un'altra domanda delle domande: chi si stancherà per primo? L'Occidente o la Russia?
«Per quanto riguarda la situazione militare, lo scenario di una lunga guerra di logoramento in Ucraina appare sempre più verosimile. La Russia sta facendo pochi o nessun progresso per andare oltre le aree dell'Ucraina orientale e meridionale che già detiene. Senza una mobilitazione su larga scala, la situazione non cambierà. D'altro canto, è molto improbabile che l'Ucraina riesca a riprendere la Crimea o il Donbass. Eppure, nessuna delle due parti è in grado di tirarsi indietro. Si può rispondere a questa domanda solo attraverso una serie di scenari».

La storia russa mostra un'enorme capacità di affrontare le avversità in nome del nazionalismo e della difesa della patria

Prego, andiamo con lo scenario A...
«Se l'Occidente si dimostra compatto nel mantenere le sanzioni e l'impegno a ridurre la dipendenza dal gas russo, può logorare l'economia russa e minare la capacità di Putin di sostenere la guerra. L'Occidente dovrebbe anche essere pronto ad aiutare l'economia ucraina con una politica stile piano Marshall. Il punto debole, in uno scenario del genere, è che i diversi Paesi e popolazioni dell'UE potrebbero non essere disposti a sopportare difficoltà per diversi anni allo scopo di aiutare l'Ucraina, per quanto entusiasti siano ora. Potrebbero esserci pressioni per ridurre le sanzioni da parte di alcune singole nazioni».

E lo scenario B?
«Con l'aumento dell'autoritarismo in patria, Putin potrebbe essere in grado di sopravvivere di fronte ai crescenti problemi economici interni per finanziare la guerra. La sua repressione dell'opposizione e il suo controllo dei media potrebbero tradursi nella possibilità di continuare a presentare la guerra e i problemi economici interni come la conseguenza della necessità di difendere la Russia dall'Occidente. La storia russa mostra un'enorme capacità di affrontare le avversità in nome del nazionalismo e della difesa della patria».

Mi scusi, mai russi sarebbero davvero così masochisti?
«In effetti i russi, soprattutto quelli che combattono, potrebbero iniziare a chiedersi a che cosa serva la guerra e, quindi, perché stiano facendo tali sacrifici. Putin e la sua cerchia al Cremlino possono credere alla retorica dell'aggressione della NATO, al fatto che l'Ucraina non sia un vero Paese e che parti di esso dovrebbero ritornare alla Russia. Tuttavia, ciò non equivale a combattere contro una reale minaccia esistenziale, come nel 1941. La guerra e la militarizzazione della società russa possono aiutare Putin a rimanere al potere per qualche tempo, ma i russi più giovani saranno sempre più restii a un futuro più ristretto e meno ricco di speranze. Gorbaciov è morto, ma il suo sogno di una Russia più aperta e più libera sopravvive ancora, soprattutto tra i giovani. Anche nelle regioni russe, la maggior parte delle quali dipende dal bilancio dello Stato centrale, ci saranno sempre più disordini a causa del calo del tenore di vita. Questa sarà vista come la guerra di Mosca, non la loro».

Quindi, concludendo, chi si stancherà per primo?
«In primo luogo, credo che dovremmo prepararci all'ipotesi di non trovare una soluzione al conflitto per i prossimi anni. Di fatto, questa è una guerra che va avanti dal 2014. Entreremo in una situazione di stallo, con crisi periodiche. A lungo andare, però, credo che la popolazione russa imporrà un cambiamento interno, come spesso è accaduto in passato, ma più per l'insoddisfazione dei suoi giovani e per i disordini nelle regioni. Forse, però, sono troppo ottimista».

In questo articolo: