Luigi Mangione non era un cliente di UnitedHealthcare
Il caso di Brian Thompson, il CEO di UnitedHealthcare ucciso la scorsa settimana a New York, si arricchisce di nuovi dettagli. Soprattutto su Luigi Mangione, il 26.enne identificato come killer e arrestato, negli scorsi giorni, in un McDonald's di Altoona. Con sé aveva una cosiddetta arma fantasma (ghost gun).
Stando alle ultime informazioni diffuse dal Dipartimento di polizia della Grande Mela, non ci sarebbero indicazioni che confermino che Mangione, accusato dell'omicidio, sia mai stato un cliente di UnitedHealthcare, la compagnia sanitaria dove lavorava Thompson. Al contrario, le prime ipotesi suggeriscono che il 26.enne abbia preso di mira la società «a causa delle sua dimensioni e della sua influenza». A tal proposito, Joseph Kenny, capo degli investigatori del Dipartimento di polizia di New York, ha dichiarato come, dalle indagini, sia emerso che Mangione era a conoscenza del fatto che UnitedHealthcare avrebbe tenuto la sua conferenza annuale per gli investitori proprio nella Grande Mela.
«Non abbiamo alcuna indicazione che sia mai stato un cliente di UnitedHealthcare, ma in un biglietto trovato in suo possesso quando è stato arrestato faceva riferimento al fatto che la società sia la quinta più grande d'America. Il che la rende anche la più grande organizzazione sanitaria d'America. Dunque, è possibile che l'abbia presa di mira per questo motivo», ha dichiarato Kenny.
Al momento, Mangione rimane in carcere – senza cauzione – in Pennsylvania, dove è stato arrestato lunedì. Il suo avvocato, fino ad ora, ha dichiarato di non «avere ancora visto alcuna prova che colleghi il suo cliente al crimine». Tuttavia, secondo le prime ricostruzioni della polizia, il killer avrebbe aspettato Thompson fuori dall'hotel dove si stava svolgendo la conferenza di UnitedHealthcare con gli investitori. Poi, si sarebbe avvicinato al CEO, una volta uscito dall'albergo, sparandogli prima di fuggire in bicicletta attraverso Central Park – dove sono stati rinvenuti alcuni bossoli – e dirigendosi, in seguito, verso un deposito di autobus. Attualmente, Mangione sta lottando contro i tentativi di estradarlo a New York per poter affrontare l'accusa di omicidio di Thompson. L'udienza è stata fissata per il 30 dicembre.
Nei suoi post sui social media, Mangione ha scritto di essersi sottoposto a un intervento chirurgico alla spina dorsale l'anno scorso, per alleviare il dolore cronico alla schiena. Di più, suggerendo a tutte le persone che si trovavano in condizioni simili di opporsi ai medici che suggeriscono «di convivere con il dolore». La polizia, ora, sta indagando anche sui suoi scritti sull'infortunio, facendo particolare attenzione alle critiche rivolte alle aziende americane e al sistema sanitario statunitense. Ancora adesso, non si conosce molto dello stato mentale del 26.enne negli ultimi mesi, ma secondo alcune indiscrezioni, il giovane «si stava allontanando dalle sue relazioni più strette».