Sanità

Come abbassare i costi sanitari? Spunta la rete di cure integrate

Il modello assicurativo, «in prova» nel Giura bernese, sarà disponibile in Ticino dal 2025 – Non mancano le criticità – Dino Cauzza: «Limita il concetto di buffet a volontà»
© KEYSTONE/Ennio Leanza
Luca Faranda
28.09.2024 06:00

Cassa malattia unica e pubblica, premi in base al reddito, compensazioni intercantonali, nonché ridurre il catalogo delle prestazioni e anche il numero di casse malattia e di ospedali. Le misure proposte e gli appelli lanciati a poche ore dall’annuncio dei premi di cassa malattia non sono mancati, soprattutto a fronte dell’ulteriore stangata per il Ticino.

Le riforme auspicate, tuttavia, faticano a trovare una maggioranza (anche a causa delle lobby in Parlamento) e nessuno ha la bacchetta magica. Neanche la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider, che ha già preannunciato un forte aumento anche per il 2026. Insomma, ci vorrà tempo per modificare anche solo leggermente il sistema assicurativo di base.

Il Giura bernese

Nel Giura bernese, tuttavia, dallo scorso gennaio c’è un’alternativa: un’organizzazione di cure integrate, denominata «Réseau de l’Arc» («Rete dell’Arco» giurassiano), che mette sotto lo stesso tetto i fornitori di prestazioni (di tutto l’ambito sanitario, con al centro anche i medici di famiglia) e uno dei principali assicuratori del Paese (Visana), con la collaborazione del Cantone (in questo caso Berna). Ora, questo modello assicurativo arriverà anche in Ticino.

Ma di cosa si tratta? Gli assicurati che aderiscono a questo piano sanitario (VIVA, con medico di famiglia) vengono affidati a dei cosiddetti «gestori della sanità» (una sorta di «case manager» o consulenti) che aiutano a coordinare il percorso di cura di ogni singola persona. Il modello è basato principalmente sulla prevenzione e la collaborazione fra i vari attori del settore sanitario. «Oggi, con il sistema attuale, il fornitore di prestazioni vede l’assicurato solo quando è già diventato paziente», sostiene Dino Cauzza, CEO di Swiss Medical Network (SMN), il gruppo ospedaliero privato che conduce questo progetto. In Ticino è proprietario delle cliniche Ars Medica, Sant’Anna e del Centro medico Blenio. A suo avviso, è meglio un lavoro di prevenzione (sistematico) per evitare ulteriori costi in seguito.

Un filtro per evitare doppioni

Il rischio – anche a causa del possibile conflitto di interessi – è però che i costi aumentino. Per Cauzza non è così. Grazie alla figura del «gestore della sanità» che funge da filtro, c’è la possibilità di avere una presa a carico più personalizzata, con l’obiettivo di evitare doppioni, nonché interventi, ospedalizzazioni e (con l’obbligo di ricorrere ai generici) farmaci inutili. Un progetto simile è stato lanciato anche nel Canton Vaud, con «Ensemble Hospitalier de La Côte», ma da un’altra cassa malattia (CSS).

È presto per un bilancio

Il progetto pilota nell’arco giurassiano è partito a inizio gennaio. A che punto siamo? «È un po’ presto per fare un vero e proprio bilancio. Abbiamo avuto 1.200 membri assicurati a questo modello. Siamo comunque riusciti a tenere sotto controllo i costi: i premi per il 2025 non aumenteranno di un franco», aggiunge Cauzza, secondo cui l’obiettivo è di raggiungere i 50 mila assicurati nel giro di cinque anni. «Aggiungeremo una o due regioni ogni anno». La prossima, già da gennaio 2025, sarà il Ticino.

A Berna, in questo progetto si è immerso pure il Cantone. E a Sud delle Alpi? «Il Ticino non sapeva che sarebbe stato il prossimo», ci rivela Cauzza, aggiungendo che nelle prossime settimane ci saranno contatti con le autorità cantonali. Nel frattempo, tuttavia, VIVA è ufficialmente nella lista. Ciò significa che può essere scelta già ora al posto di un’altra «tradizionale» cassa malattia. Ma con quali franchigie? «Puntiamo su quella minima da 300 franchi. Se si vuole veramente un prodotto che faccia prevenzione, è necessario non disincentivare il paziente a rivolgersi al sistema sanitario solo perché ha una franchigia alta».

Quesiti e limiti

Qua si pongono però due quesiti. Non c’è il rischio di far aumentare le prestazioni (per tutti, anche per gli assicurati sani) e soprattutto di un’ingerenza operativa della cassa malattia sui medici e il personale sanitario? «Così in realtà si risolve un problema del sistema: questo modello incentiva l’organizzazione sanitaria a far buon uso delle risorse. Non si basa su incentivi per aumentare i volumi. E non c’è neanche un razionamento, bensì un accompagnamento dell’assicurato», sostiene Cauzza. «Personalmente – aggiunge il CEO di SMN - sono convinto che i modelli di cure integrate possano permettere di uscire da questa spirale di aumento dei costi sanitari, perché limita questo concetto di buffet a volontà». A suo avviso, il sistema sanitario «all you can eat», è inevitabilmente fatto per aumentare i volumi.

Eppure, qualche criticità al piano sanitario la riconosce anche Cauzza. «Abbiamo una penuria di medici di famiglia e inoltre il quadro giuridico attuale non è fatto per accogliere questi modelli. I risultati della prevenzione emergono sul medio-lungo termine, ma il paziente può cambiare prodotto assicurativo ogni anno e questo disincentiva a investire in questo ambito». Un punto sul quale è intervenuto anche Felix Schneuwly, esperto di sanità per il portale Comparis, che auspica l’introduzione di contratti pluriennali anche per la LAMal. Un’altra proposta. L’ennesima. Sarà realizzabile?

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