«Il commento su Granit Xhaka può essere considerato razzista»
«Granit Xhaka è molte cose, ma non è svizzero». È questa l'affermazione del commentatore delle partite della nazionale svizzera di calcio in seno alla SRF, Sascha Ruefer, che nel 2023 aveva fatto molto discutere. Soprattutto dopo che la Wochenzeitung aveva parlato di commenti «chiaramente razzisti». Una frase pronunciata durante le registrazioni della serie The Pressure Game nella quale una troupe ha seguito giorno e notte giocatori e staff prima e durante i Mondiali del 2022 in Qatar. Frase che, tuttavia, non è presente nella versione finale della docu-serie.
Che cosa è successo, poi? Alcuni media avevano avuto accesso alla versione originale, confermando in seguito che la frase era stata pronunciata «in modo simile». CH Media aveva riferito che la dichiarazione di Ruefer in realtà era stata estrapolata dal contesto e, quindi, caricata di una nota razzista. «Il commentatore della SRF in realtà voleva caratterizzare Xhaka come un atleta. Ma nella versione che gli è stata mostrata, sembrava che stesse parlando dell’uomo Xhaka e non del calciatore Xhaka». Ecco perché il passaggio era stato cancellato dopo la prima visione della versione grezza dell'episodio di The Pressure Game. «In una prima versione del documentario, un’affermazione è stata estrapolata dal contesto in modo che potesse essere fraintesa», aveva spiegato Susan Schwaller, caporedattore di SRF Sport. Anche il Blick aveva potuto visionare la versione originale e aveva confermato che la frase era stata pronunciata, ma era giunto alla conclusione che «Ruefer non è un razzista»: «Sebbene si trattasse di un'affermazione poco meditata e stravagante, dal contesto dell'intera intervista era chiaro che il commentatore stava parlando di un “cliché svizzero”, o “tipico svizzero”. Prima di questo passaggio, Ruefer aveva parlato bene del capitano della Nazionale svizzera».
Ebbene, perché si torna sul caso, oggi? Perché il Consiglio svizzero della stampa ha preso posizione su un reclamo ricevuto contro il settimanale Wochenzeitung. Che, lo ricordiamo, ha etichettato come razzista una «presunta dichiarazione» di Sascha Ruefer. «Altri media che avevano avuto accesso alla versione originale, hanno in seguito confermato che la frase - «Granit Xhaka è molte cose, ma non è svizzero» - era stata pronunciata in modo simile. Per poter visionare i filmati originali i giornalisti selezionati avevano dovuto accettare di non citare direttamente la frase. Al settimanale WOZ è stato negato più volte l’accesso alla registrazione originale. Il Consiglio della stampa è giunto alla conclusione che con il suo articolo WOZ non ha violato il dovere di dire la verità. E questo perché il commento può essere considerato razzista, anche se non ai sensi del diritto penale, ma nel senso di esclusione sulla base dell’alterità».
Il Consiglio della stampa – organo di autoregolamentazione dei media, a disposizione del pubblico e dei giornalisti come istanza di ricorso in materia di etica dei mass media – «ha inoltre dibattuto sul comportamento» della Schweizer Radio und Fernsehen SRF, «il cui contributo per stabilire la verità è stato scarso»: «La SRF ha permesso l’accesso alle informazioni a un gruppo limitato di giornaliste e giornalisti e ha loro indicato cosa potevano o non potevano pubblicare. Una simile restrizione è urtante, soprattutto trattandosi della SRF, ampiamente finanziata dai proventi del canone».