Mattia Croci-Torti: «Il Winterthur ha meritato, noi mai pericolosi»
Meglio sgomberare subito il campo da dubbi e possibili equivoci. Il Winterthur non ha rubato nulla, anzi. E, no, il terreno inospitale della Schützenwiese non ha penalizzato oltremodo il Lugano. «In settimana ci siamo allenati su una superficie peggiore» afferma, con grande onestà, il capitano Jonathan Sabbatini, scalciando con decisione il fattore campo. Okay, ci si potrebbe aggrappare ad alcuni episodi controversi. «Come il netto fallo commesso ai danni di Aliseda poco prima che gli zurighesi trovassero il vantaggio» osserva Mattia Croci-Torti. «Lo reputo un grave errore, dal momento che ha pesato come un macigno sull’esito dell’incontro»: Il tecnico bianconero è però il primo a riconoscere i pregi degli uni e i difetti degli altri. Da un lato il fanalino di coda della Super League, accorto dietro e scaltro in fase offensiva. Dall’altro la formazione ticinese, protagonista di una gara insufficiente. «Ma non sul piano dell’atteggiamento, quello no» tiene a precisare il Crus: «A mancare tremendamente è stata la qualità negli ultimi 25 metri. Le ripartenze sbagliate sono state davvero troppe. E quando non si è pericolosi lì davanti, beh, spuntarla diventa difficile. Il Winterthur ha meritato il successo».
Il mea culpa del capitano
A decidere la sfida è stato Di Giusto, a un amen dalla pausa. Già, come una settimana fa Kawabe aveva trafitto Osigwe poco prima di rientrare negli spogliatoi. A questo giro, tuttavia, il Lugano non ha mai dato l’impressione di poter girare la gara. Anche se le ragioni di Sabbatini e Croci-Torti, in merito, divergono parzialmente. «Il Winterthur ha avuto vita troppo facile» sottolinea il centrocampista uruguaiano. A fronte di una compagine chiusa, non siamo stati abbastanza mobili e rapidi nel fraseggio». Non solo. Stando al capitano, il canovaccio del match non si presentava in modo così differente dai tre precedenti, tutti interpretati alla grande dal Lugano. «Il Winterthur ha fatto la stessa partita. A fare difetto, piuttosto, è stata la nostra prestazione. Oddio, la formazione scesa in campo non era la stessa che aveva fatto tre su tre nel 2022. Ma ciò non significa che non poteva o doveva vincere».
Rincalzi non all’altezza
Orfano di quattro, se non cinque titolari, Croci-Torti ha dovuto rinunciare altresì a Steffen. E così, a quasi due anni dall’ultima volta, nell’undici titolare si è rivisto Roman Macek. «Renato non è stato molto bene sabato e - dopo quanto accaduto a Sion con Mai e Amoura - ho preferito non prendermi rischi» spiega il tecnico. Più che il ceco, autore di una prova sufficiente, a non convincere sono ad ogni modo stati altri rincalzi. Sull’out di destra Espinoza ha spesso litigato con pallone e senso della posizione. Nel cuore della difesa, invece, Hajrizi ha perso diverse battaglie contro l’ex Ardaiz, non brillando inoltre in termini di costruzione. Croci-Torti, comunque, non si scompone: «L’impostazione doveva passare dai piedi di Valenzuela e credo che l’esercizio sia riuscito». Alla vigilia il mister bianconero aveva anche parlato di «pazienza». Quanto mai necessaria per «stanare» il Winterthur. L’impressione, però, è che questa volta sia stato Bruno Berner a irretire la formazione di Croci-Torti. «Non credo» ribatte il 40.enne momò: «Il nostro primo tempo è stato buono. Ripeto: in impostazione siamo stati bravi a superare la loro diga offensiva, creando diverse situazioni interessanti per colpire. Al contrario del Winterthur - abile ad affondare il colpo al momento opportuno -, ai miei uomini è venuta meno la precisione per fare male».
Rammarico e consapevolezza
La scarsa vena di Celar non ha di certo aiutato. E dire che alle sue spalle sia Aliseda, sia Bottani hanno mostrato una certa vivacità. Quasi troppa, considerato che il 10 bianconero a furia di portare la croce ha perso lucidità e nel finale si è fatto cacciare dal campo per doppia ammonizione. Croci-Torti, però, ha un altro rammarico: «Peccato perché nella ripresa non ci è stato quasi permesso di giocare. Il Winterthur è stato bravo a spezzare il ritmo, ma bisogna riconoscere che il direttore di gara non ha fatto nulla per impedire che il nostro avversario perdesse puntualmente tempo». D’accordo. Meglio però sgomberare il campo da possibili equivoci: il Winterthur non ha rubato nulla. E l’allenatore del Lugano lo sa bene.