Ndoye spina nel fianco e sprecone, Xhaka fatica a emergere

Sul tiraccio scaricato da McTominay è animato da buone intenzioni. Se solo potesse dimostrarlo. Gara attenta per il resto.

Non si fida di Sommer. Che è poi come non fidarsi del migliore amico. Ne viene fuori un intervento maldestro che condiziona match e prestazione personale.

Dietro è quello con le idee più chiare. Il duro lavoro, oltretutto, non gli manca. Basti guardare che cosa salva allo scadere.

Annaspa in un paio di situazioni. Senza comunque annegare.

Generosissimo. Offre spinta e soluzioni a getto continuo.

McTominay gli sta addosso come il tifoso medio scozzese attacca il bancone al pub. Perciò fatica più del solito a dirigere le operazioni.

L’impegno e la corsa a tamponare in ogni zona del campo non si discutono. Ma, stringi stringi, quanti palloni tocca? E quali impulsi fornisce?

L’ordine di marcia è lo stesso. E lui rimane un ottimo soldato, capace di leggere situazioni e momento propizio per affondare. I compagni, però, lo cercano meno che al debutto.

Tiene sulle spine la difesa scozzese. Ancora e ancora. Delle due occasioni monstre che si crea, però, una doveva finire in rete.

Si danna l’anima. Più che per la leggerezza - quella fisica s’intende - pecca tuttavia in termini di pulizia e convinzione delle giocate.

Decimo gol in un grande un torneo. Forse il più bello, per difficoltà e folle concezione, di questo Europeo. Soprattutto è la rete che ci permette di riemergere dopo un avvio sofferto. E chissene importa se ha appena 60’ nelle gambe.

Impatto sul match di nuovo positivo. Segna pure con uno scavetto delicatissimo: purtroppo è fuorigioco millimetrico.

Nel finale prova a dare sostanza e ossigeno in mediana.

Apparecchia l’intimo tête à tête tra Embolo e Gunn con leggero ritardo.

L’idea di rinunciare a un centravanti non è nemmeno così strampalata. Perché creiamo. Rispetto all’esordio tuttavia ci mancano qualità e pure un pizzico di fuoco sacro. Basta per prenotare gli ottavi.