Per i bianconeri è un'euforia che non permette distrazioni
Dopo le emozioni vissute alla Stockhorn Arena di Thun, il Lugano ha provato a prendere sonno a Nyon. Di nuovo lontano da casa, sì, ma nel quadro di una pianificazione necessaria. Domenica i bianconeri torneranno in campo, a Ginevra, e ottimizzare spostamenti, fatiche e recuperi è sembrata la soluzione più saggia. «Stiamo affrontando un periodo intenso e, in questo senso, i viaggi non ci aiutano» ha spiegato l’allenatore Mattia Croci-Torti. «Di qui la scelta di preparare la sfida con il Servette in Romandia. L’ultimo tour de force dell’anno è iniziato bene, ma non possiamo permetterci cali di tensione. In palio, ora, c’è il primato in Super League. Senza scordare gli ottavi di Coppa Svizzera dietro l’angolo».
Una reazione di cuore
All’appuntamento allo Stade de Genève, suggerivamo, il Lugano si presenta in uno stato euforico. La qualificazione matematica (e con due turni d’anticipo) ai sedicesimi di finale della Conference League ha confermato lo spessore e le risorse dello spogliatoio. «Per riuscire a fare punti in Europa - ha osservato il Crus - serve una formazione al 100%. Sempre. Perché è un contesto che non perdona gli errori. In campionato, invece, è possibile sbagliare l’approccio con lo Zurigo per poi ribaltare la partita in otto minuti. L’importante, comunque, è reagire. Lo avevamo fatto domenica a Cornaredo e lo abbiamo fatto alla grande contro il Gent, dopo che al cospetto del TSC Backa Topola aveva sbagliato completamente l’attitudine».
Contro i belgi, giovedì sera, il grado d’attenzione dei bianconeri ha al contrario impressionato. «Solitamente domando alla squadra di vincere attraverso il gioco. Con il Gent ci siamo riusciti soprattutto grazie soprattutto al cuore» ha riconosciuto l’allenatore momò, esaltando l’abnegazione dei suoi: «Abbiamo accettato di fare qualcosa di diverso dal solito, difendendo bassi e soffrendo un po’ di più. Lo sforzo fornito dal collettivo è stato fantastico».
La felicità di Mahou
Il Crus, non a caso, ha preferito non soffermarsi troppo sulle individualità che hanno segnato il quarto turno di Conference. «A emergere è stato il gruppo. Ed è doveroso evidenziarlo. Se vogliamo raggiungere determinati obiettivi serve il contributo di tutti. Servono 20 titolari. È indispensabile, anche se non è sempre facile far passare il messaggio».
Tradotto: contro il Servette gli interpreti saranno inevitabilmente altri. «È giusto che giochi chi ha più energia» ha indicato Croci-Torti. Di certo sarebbe un peccato frenare l’entusiasmo di Hicham Mahou, infine decisivo e convincente in entrambe le fasi. «Attendevo la rete da tanto tempo» ha ammesso l’esterno francese, autore dell’1-0 che ha subito fatto vacillare il Gent. «Avverto rinnovata fiducia, cosciente che ho ancora importanti margini di crescita. È un processo e il meglio deve ancora venire». Lo speriamo. Lo sperano i tifosi. Anche se Mahou, come il mister, ha preferito allargare la visuale. «Al netto della soddisfazione personale, va rimarcato il valore della squadra. Contro i belgi abbiamo offerto una prestazione d’insieme incredibile». È andata effettivamente così. E la sensazione è che per battere il Servette servirà una replica fedele dell’originale.
A questo Lugano, comunque, la consapevolezza nei propri mezzi non manca. E l’ultima, bella pagina scritta in Conference League lo ha certificato una volta di più. «Abbiamo raggiunto un obiettivo stagionale, ma non rinunciamo all’idea di accedere direttamente agli ottavi di finale» ha rilanciato il Crus. Per poi tuttavia precisare: «In queste settimane occorrerà una gestione delle forze molto intelligente. L’Europa è prestigiosa, ma i nostri obiettivi più importanti sono in Svizzera».