Renato o rinato?
Le sue parole, spesso, fanno discutere. Il suo rendimento, invece, quasi mai. Nella prima stagione in bianconero erano stati sette, l’anno scorso si è fermato a quota sei, mentre quest’anno la stessa cifra è appena stata raggiunta. Di cosa stiamo parlando? Dei gol segnati da Renato Steffen in Super League con la maglia del Lugano. Il dato, a poco meno di un terzo del campionato, è abbastanza emblematico e suggerisce che in questa stagione stiamo assistendo alla sua miglior versione. Con Zanotti dietro di sé, la corsia destra è diventata ancor più letale e in Svizzera non ha di fatto eguali. Di quella catena, in grado di imbrigliare ogni avversario, lui è l’anello più rovente, quello che fa accendere anche il pubblico. Dagli spalti di Cornaredo, però, il grido «Renato, Renato» non è partito dopo il gol del pareggio siglato con freddezza. Né, poi, è giunto in occasione della sua doppietta in acrobazia. Il suo nome, invece, è risuonato all’unisono quando ha conquistato una rimessa laterale ad inizio ripresa. Anche nei piccoli gesti, Steffen vuole essere un leader e il pubblico lo riconosce come tale. «Qui mi trovo bene e mi serve questo legame con i tifosi per identificarmi appieno nel club» dice lui al momento delle interviste, con i bambini che lo invocano nuovamente a gran voce.
Con il contratto in scadenza, resta da capire se il suo futuro continuerà a essere qui. Lui, a riguardo, sembra fiducioso mentre ad attanagliarlo rimane la recente doppia esclusione in Nazionale. Almeno per ora, però, si tiene tutto dentro. «Arriverà il momento in cui ne parlerò» - ci ha rivelato. E chissà, allora, che una volta di più sarà tagliente con le parole tanto quanto lo è con il suo piede mancino.