Il personaggio

David Aebischer: «Devo dare di più, ma non sono un tipo che molla»

Il difensore del Lugano analizza il suo inizio di stagione e quello della squadra bianconera
David Aebicher è alla sua prima stagione in bianconero. ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
26.11.2024 06:00

Timidi segnali di ripresa. Il Lugano riparte dal successo nel derby e da ciò che di buono è riuscito a tratti a mostrare a Zurigo. Niente di trascendentale, sia ben chiaro, ma a qualcosa bisogna pur aggrapparsi per cercare di ritrovare la giusta via. E quella continuità che permetterebbe ai bianconeri – che non vincono due partite di fila dallo scorso mese di settembre – di lasciarsi alle spalle il periodo buio. Lo sa bene David Aebischer: dopo un inizio di campionato promettente, il giovane difensore si è fatto trascinare nel vortice negativo in cui è caduta tutta la squadra. Inutile nascondersi dietro a un dito: dal terzino (o gol e 6 assist fin qui) era lecito attendersi di più, in particolare a livello di impulsi offensivi. Il 24.enne ex Rapperswil ne è cosciente: «Dopo questi primi mesi a Lugano – spiega – il mio bilancio individuale non è particolarmente brillante. Ho avuto bisogno di un periodo di adattamento al nuovo sistema di gioco e non sono ancora riuscito ad esprimere il mio potenziale. Sono però ottimista: il mio inizio di stagione non è stato male, ma poi sono calato, come d’altra parte tutta la squadra. Adesso però sto tornando ad avvertire sensazioni migliori: sento che ho più fiducia quando sono in possesso del disco, per esempio. Mi sento più a mio agio sul ghiaccio e l’intesa con i compagni sta crescendo. Sì, ci sono delle similitudini tra le mie prestazioni e quelle della squadra».

Non si lascia dunque prendere dallo sconforto, Aebischer, convocato tra l’altro da Patrick Fischer per disputare la Karjala Cup con la nazionale rossocrociata: «Fin dall’inizio sapevo che non sarebbe stato evidente, ma non sono una persona che si lascia andare. So che riuscirò a raggiungere i miei obiettivi personali e che potrò così essere più utile al gruppo. Non sono insomma soddisfatto e so che posso e devo fare molto meglio, ma resto estremamente fiducioso e positivo».

Gli infortuni, l’arrivo di Justin Schultz, Calle Dahlström che finisce in tribuna. I cambiamenti nella difesa bianconera sembrano non facilitare particolarmente l’integrazione di Aebischer: «Anche a Rapperswil, all’inizio, ho avuto tanti compagni di linea differenti. Dopo circa un anno ho iniziato a giocare con Emil Djuse ed in seguito io e lo svedese abbiamo formato una coppia fissa per due stagioni e mezza. A volte ci vuole un po’ di tempo, senza che ci siano delle ragioni particolari. Ad inizio carriera ero poco paziente, adesso inizio a capire che ci sono situazioni che sfuggono al controllo personale. Bisogna accettarle e dare ogni giorno il meglio di sé per crescere e migliorare. Lavoro duramente ogni giorno e non mollerò».

Ricostruire la fiducia

Come Aebischer, anche il Lugano va a caccia della continuità perduta. I bianconeri non vincono due partite di fila dalle primissime fasi del campionato. Dopo l’esordio con sconfitta a Zugo, la squadra di Luca Gianinazzi aveva inanellato quattro successi consecutivi con Davos, Losanna, Berna e Kloten: «Trovare la continuità è ciò che si prefiggono tutte le squadre del campionato. Ed è anche l’obiettivo più difficile da raggiungere. Noi ci stiamo provando con tutte le nostre forze. Abbiamo vissuto un buon inizio di stagione, eravamo solidi. In seguito è venuta un po’ a mancare la fiducia. Oggi siamo in una fase in cui stiamo ricostruendo la fiducia nel nostro gioco. Sotto certo aspetti – in particolare quando abbiamo il possesso del disco – ci stiamo riuscendo e questo è incoraggiante. A Zurigo sotto questo punto di vista non abbiamo giocato una brutta partita, ma abbiamo commesso troppi errori stupidi».

Svarioni che si stanno purtroppo ripetendo con pericolosa costanza: «Si tratta di errori di disattenzione. Dobbiamo assolutamente ritrovare l’equilibrio tra il gioco offensivo e quello difensivo, che rimane fondamentale. Le migliori squadre sono quasi sempre quelle che subiscono meno reti. Davanti abbiamo molto talento, ma dobbiamo ritrovare quella disciplina che ci permetta di rischiare il meno possibile. Si tratta di tornare a giocare in maniera più intelligente, di far le cose giuste al momento giusto».

Lo spirito positivo

Aebischer è categorico: nonostante le difficoltà il gruppo è rimasto unito. Tutti, insomma, stanno remando nella stessa direzione: «Mantenere uno spirito positivo nello spogliatoio è l’unico rimedio per uscire tutti insieme da una situazione difficile. Se torniamo alla sfida di Zurigo, a prevalere a caldo è stato un sentimento di frustrazione: giochiamo bene, ma commettiamo gli errori di cui abbiamo già discusso e torniamo in Ticino con un pugno di mosche in mano. A freddo dobbiamo invece dirci che siamo sulla buona strada e che si tratta di insistere. È fondamentale mantenere la mente lucida, anche se la pressione sulle nostre spalle sta aumentando. Ed è normale. Guardiamo avanti, alla sfida con il Langnau.

Il punto della situazione

Già, il Langnau inaugurerà una settimana di fuoco per il Lugano, che se la vedrà poi con l’Ajoie di Greg Ireland venerdì e con il Friburgo sabato: «Davanti a noi c’è una settimana molto importante. Dire che si tratti della settimana della rinascita è forse esagerato, ma le tre partite contro tigrotti, giurassiani e Gottéron ci permetteranno di capire davvero a che punto siamo. Anche e soprattutto a livello caratteriale: sappiamo di poter essere all’altezza di tutti i nostri avversari, ma ora dobbiamo tornare a mostrare il nostro miglior volto con costanza. Soprattutto contro avversari come quelli che affronteremo in questa settimana, squadre pure loro a caccia di punti pesantissimi. Non sarà facile, ma è per queste sfide che giochiamo a hockey».