Ticino

Dal sogno della Stella alla chiusura: l'addio di Missultin al Gambarogno

Il ristorante di Vira, 15 punti Gault Millau, chiuderà tra pochi giorni: «Il cambio generazionale del turismo della zona è un problema, manca anche un vero supporto da parte delle istituzioni»
Mattia Sacchi
25.03.2024 06:00

I riconoscimenti di una guida gastronomica non indicano necessariamente il valore di uno chef, ma sicuramente aiutano. E ricevere, dopo pochi anni di attività, 15 cappelli dalla prestigiosa Gault Millau è indicativo di una certa qualità. Tanto che la stella Michelin inizia a diventare un’ambizione più che concreta, quasi una questione di tempo. Un tempo che però sembra scaduto per Alessandro Fumagalli, almeno per quanto riguarda la sua esperienza con il Missultin. Il ristorante di Vira, aperto ad agosto 2021, chiuderà infatti i battenti tra pochi giorni. «Razionalmente avremmo già chiuso a febbraio – spiega lo chef patron -. Ma ci siamo dati tempo fino a Pasqua per salutare a dovere i nostri clienti e sfruttare qualche scampolo di primavera. Una stagione fantastica per usare i prodotti del territorio, che sprigionano sapori e aromi meravigliosi: è anche per questo che chiudere proprio adesso ci lascia davvero l’amaro in bocca, ma non potevamo fare altrimenti».

Eppure sembrava che gli elementi per fare bene e a lungo ci fossero tutti. Cosa può essere andato storto? «Ho trovato questo locale a Vira che è davvero un gioiellino. Ero così convinto che sarebbe stato il posto che mi avrebbe accompagnato alla pensione che mi sono anche trasferito con la mia famiglia dal Luganese. La realtà purtroppo è stata diversa: per quanto abbia una clientela affezionata, buona parte della quale proveniente dalla mia precedente esperienza alla Palazzina 6805 di Mezzovico, il Gambarogno non è facilmente raggiungibile, soprattutto in alcuni orari della giornata».

«C’è anche stato un errore di valutazione sul potenziale turistico – prosegue Fumagalli -. È vero che la zona è piena di case di vacanza, ma è come se ci fosse un cambio generazionale con i giovani che, soprattutto dopo la pandemia, hanno preferito viaggiare all’estero piuttosto che passare le loro ferie in una zona che, oggettivamente, offre per loro poco svago».

Alessandro Fumagalli è stato uno degli allievi di Dario Ranza, con una lunga esperienza a Villa Principe Leopoldo. Una formazione di alta gastronomia che ha provato a proporre in una zona non proprio avvezza a questo tipo di cucina. «Sia chiaro, sono il primo che apprezza i sapori della tradizione e che va nei tanti grotti che lavorano con grande professionalità e impegno. Ma volevo proporre qualcosa di diverso dal solito, andando oltre la solita polenta con luganighetta. Nella mia filosofia di cucina c’è l’utilizzo di prodotti del territorio interpretati in modo inedito: ho passato ore nei boschi e nei campi per cercare erbe e frutti, così come ho stretto tanti rapporti con i migliori fornitori locali per far vedere come il Ticino possa avere delle eccellenze che non hanno niente da invidiare a quelle più rinomate».

Un lavoro di ricerca apprezzato dalle guide e dagli esperti, che però non è bastato. E così chiude l’ennesimo ristorante gastronomico nel giro di pochi mesi, con conseguente perdita di posti di lavoro. «Eravamo in 6 e, sin dal primo giorno, abbiamo creato una squadra affiatata che ha lavorato con una passione incredibile. Siamo sempre uniti, anche in questo momento di difficoltà. E anche i proprietari dell’immobile sono stati squisiti con noi, venendoci incontro in ogni modo possibile. Ma davvero non avrebbe avuto senso continuare così: il vero supporto sarebbe dovuto semmai arrivare dalle istituzioni, comunali e cantonali. Anche perché un Cantone che vuole consolidare la propria connotazione turistica dovrebbe valorizzare le proprie eccellenze enogastronomica, che generano turismo e impieghi».

A questo proposito, adesso dove porterà i suoi talenti chef Fumagalli? «Non lo so. Di certo farò un’esperienza all’estero che mi darà anche l’occasione di riflettere su quanto successo. Perché sinceramente credevo molto in questo progetto e vivo con molta delusione questa chiusura».

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