Il caso

Università «farlocche» a oltranza

I magistrati siciliani indagano su una sedicente università con un ufficio-fantasma a Locarno
Davide Illarietti
24.03.2024 11:00

I fantasmi sono evanescenti per definizione. Negli uffici sopra la Posta, in piazza Grande a Locarno, l’ultimo studente di medicina è entrato (se ci è entrato) ormai diversi anni fa: i padroni di casa il gigante giallo - assicurano di non averne mai visti. Eppure è proprio qui, secondo la Procura di Palermo, che avrebbe sede un’università accusata dai magistrati di avere ingannato decine di persone.

Anche le università fantasma sono evanescenti, ma le loro apparizioni possono insistere - evidentemente - sul luogo del «delitto» a distanza di tempo. Era il 2016 quando a Locarno comparve lo sconosciuto ateneo Jean Monnet: nel periodo d’oro delle lauree estere, l’istituto erogava a studenti italiani diplomi - in fisioterapia, veterinaria, medicina - che poi si rivelavano sempre secondo i magistrati italiani - carta straccia. Non era l’unico in Ticino: in pochi anni DECS e Ministero Pubblico sono intervenuti diverse volte a sanzionare società non accreditate, che si spacciavano per università. Un anno fa il Gran Consiglio, con una modifica della legge cantonale, ha dato al settore un ulteriore giro di vite. Tutto finito? Non proprio.

Il caso in Sicilia

Agli inizi di marzo un’inchiesta de La Repubblica ha rivelato che la Jean Monnet ha continuato a reclutare studenti nella vicina Penisola. La Procura di Palermo indaga su una presunta truffa architettata tra la Bosnia Erzegovina e la Sicilia, dove si troverebbero le basi operative della società: circa trenta milioni di euro, provenienti dalle rette - fino a 26mila all’anno - pagate dagli studenti, sarebbero spariti in conti bancari inglesi, bosniaci e svizzeri.

Ma la Svizzera torna in ballo anche per altre ragioni. Il «Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet» continua a dichiarare sede a Locarno, su internet e nelle comunicazioni agli studenti: i contratti firmati da questi ultimi fanno riferimento alla società ticinese, che a sua volta fa capo a una fondazione con sede in via Balestra a Lugano. La titolare, una cittadina rumena residente nel canton Vaud stando al Registro di commercio, secondo gli inquirenti italiani sarebbe una delle «menti» del raggiro.

Non è stato possibile contattare l’imprenditrice per un commento. Il numero di telefono della sede di Locarno risulta «non raggiungibile », il sito internet della Jean Monnet è fuori uso: al suo indirizzo (trasferito nel frattempo dal dominio «.ch» a «.uk») compare una comunicazione agli studenti: «Riteniamo di dover sospendere tutte le attività» si legge, «alla luce delle informazioni giornalistiche pubblicate».

L’inchiesta in Ticino

Anche in via Balestra a Lugano non c’è molto da scoprire. La fondazione (Zaklada Europa) qui ha solo una bucalettere, presso una fiduciaria che offre domicilio a decine di società. Nella risposta a un’interrogazione presentata ancora nel 2020 dalle deputate Tamara Merlo e Maristella Patuzzi, il Consiglio di Stato chiariva che «la sede di Lugano non è una nuova sede operativa» ma una «succursale legale» della fondazione. Gli uffici di Locarno invece secondo il governo fungevano da «base logistica» per un’università bosniaca, che formalmente erogava i diplomi.

Nel frattempo anche il Ministero Pubblico ticinese ha aperto un’inchiesta per vederci chiaro. Ma è stata chiusa nel 2022. « Dalle indagini risultava che la Jean Monnet avesse trasferito tutte le attività in Italia», fanno sapere dal DECS. Su internet l’istituto continua ad affermare di avere un «polo didattico» in Piazza Grande a Locarno, «organizzato e attrezzato» per corsi in fisioterapia, medicina e infermieristica. Di tutto ciò i padroni di casa non sanno nulla: «Abbiamo pochi e fidati inquilini, gli stessi da anni» assicura un portavoce della Posta. «Non risulta che tra di essi vi sia mai stata un’università».

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