Il commento

Russia, economia di guerra

Secondo dati ISPI, Mosca quest’anno darà alla Difesa circa il 35% del suo bilancio, contro il circa 5% ciascuno dato alla Sanità e all’Istruzione
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
29.03.2024 06:00

Quella della Russia è per molti aspetti un’economia di guerra, le spese di Mosca per la Difesa stanno raggiungendo dimensioni enormi in rapporto sia al bilancio pubblico sia al Prodotto interno lordo. L’invasione dell’Ucraina iniziata nel febbraio del 2022, il conflitto bellico a questa legato, le sanzioni economiche occidentali sono fattori che fanno parte di una miscela che ha portato Mosca a rompere ogni indugio e a puntare molte delle sue carte ancor più sugli armamenti. In passato la Russia non aveva certo una presenza ridotta in campo militare, ma ora c’è un’accelerazione, con conseguenze anche sul piano economico.

Queste conseguenze sono, in sostanza, un aumento del grado di resilienza dell’economia russa nell’immediato, ma anche un suo graduale, ulteriore indebolimento in prospettiva. Una parte degli analisti è rimasta sorpresa da una certa tenuta economica russa in questi due anni, occorre tuttavia precisare che questa tenuta è relativa ed è basata in ampia misura appunto sulla mobilitazione di capitali e forza lavoro per la guerra in Ucraina e per gli armamenti. Difficilmente Mosca potrà procedere sempre a questi ritmi sulle spese per la Difesa e dunque se non ci saranno cambiamenti strutturali l’economia russa sarà destinata a riprendere negli anni a venire quel lento declino che si era già intravisto prima dell’invasione dell’Ucraina.

Secondo dati ISPI, la Russia quest’anno darà alla Difesa circa il 35% del suo bilancio, contro il circa 5% ciascuno dato alla Sanità e all’Istruzione. La spese russe previste per la Difesa sono pari al 6% del PIL, ma secondo una parte degli esperti potrebbero essere alla fine anche maggiori. Per dare un’idea, gli Stati Uniti, il Paese che in termini di cifra assoluta più spende nella Difesa, dedicano al settore fra il 3,5% e il 4% del loro PIL. La Russia di Putin conta di poter continuare a finanziare le sue spese militari soprattutto attraverso le vendite di materie prime di cui è ricca, in particolare di gas e petrolio. È uno schema classico, che però ha i suoi limiti, perché da una parte le spese per la Difesa sono più alte e dall’altra le esportazioni di materie prime trovano maggiori ostacoli.

I buoni rapporti di Mosca con i due giganti Cina e India e con altri Paesi emergenti sono soggetti a molte variabili. Politicamente, non c’è certezza su una dedizione di lungo periodo alla causa russa, né da parte di New Delhi né da parte di Pechino. Economicamente, non è facile per Mosca compensare in pianta stabile i mancati introiti da Occidente con i nuovi ricavi da Oriente. Le vendite in Asia hanno dato respiro alla Russia, ma non è semplice mantenere ai livelli necessari gli incassi, per due motivi principali: i partner asiatici assorbono materie prime naturalmente sulla base delle loro esigenze, non di quelle di Mosca; i prezzi di vendita sono spesso inferiori a quelli che la Russia spuntava a Occidente, in Europa soprattutto. L’inasprirsi delle sanzioni occidentali, inoltre, sta dando ulteriori problemi a Mosca sui pagamenti internazionali; alcune banche di Paesi asiatici e mediorientali che hanno dato una mano alla Russia nelle transazioni commerciali ora si stanno defilando, perché vogliono evitare di incorrere a loro volta in sanzioni.

Per il Fondo monetario internazionale, il PIL russo ha registrato una discesa dell’1,2% nel 2022 e un aumento del 3% nel 2023; la crescita russa secondo l’FMI dovrebbe essere del 2,6% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025. Le ingenti spese per la Difesa hanno contribuito a far salire il PIL l’anno scorso, ma per quest’anno e per il prossimo la crescita russa probabilmente sarà inferiore. Sia nel 2022 sia nel 2023 la crescita mondiale è stata superiore a quella russa e per l’FMI lo sarà anche nel 2024 e nel 2025. Quanto all’inflazione, secondo l’OCSE la Russia avrà il 7,2% quest’anno e il 5,3% il prossimo; si tratta di un rincaro decisamente più alto della media delle economie principali. Le guerre sono tragedie. E le economie di guerra possono celare temporaneamente i problemi, ma non li risolvono.