Cultura

«Se Pusterla avesse aspettato quattro giorni...»

Il presidente dell'Associazione autrici e autori della Svizzera, Nicholas Couchepin, replica sulle dimissioni del poeta ticinese
Nicolas Couchepin. © KEYSTONE/Sigi Tischler
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
28.04.2024 15:45

Comprende così tanto le ragioni del poeta Fabio Pusterla che l’associazione che presiede, l’A*ds, era pronta ed è pronta a lanciare una piattaforma di discussione proprio sui temi (e sul ruolo degli intellettuali) sollevati dallo scrittore ticinese. «Per una sfortunata coincidenza Pusterla si è dimesso 4 giorni prima della nostra Newsletter che annunciava questo nuovo strumento di espressione per i soci», afferma Nicholas Couchepin.

Se invece di uscire dall’associazione Pusterla avesse aspettato 4 giorni avrebbe quindi ottenuto le risposte che stava cercando?
«Posso dire che già a dicembre abbiamo organizzato un incontro a Lugano, al quale purtroppo non hanno partecipato molte persone. Ma erano presenti l’intero comitato e la segreteria dell’associazione e in quella occasione abbiamo preso atto della richiesta di Pusterla e abbiamo risposto che avremmo fatto qualcosa al riguardo entro 3 o 4 mesi, in ogni caso prima dell’Assemblea generale che si terrà il 9 maggio».

E quindi?
«E lo abbiamo fatto, dal momento che abbiamo appena annunciato ai nostri membri la creazione di una nuova piattaforma di discussione, lo Speaker Corner, che presenteremo all’assemblea generale il 9 maggio. Aggiungo che il dibattito che seguirà l’Assemblea riguarderà proprio l’impegno dell’associazione, l’impegno dei soci, la politica e la letteratura, e come favorire questi impegni. I soci sono stati informati di questo dibattito in marzo, quando hanno ricevuto i documenti dell’Assemblea generale. Tutto questo è stato indotto dalla richiesta di Pusterla».

Rimane il fatto che quando ha lasciato l’associazione, Fabio Pusterla vi ha rimproverato di non parlare dei problemi che stanno accadendo nel mondo. Qual è la vostra risposta a questo rimprovero?
«Siamo un’associazione con più di 1.000 membri. Facciamo in modo che questi mille scrittori possano scrivere, lavorare, pensare, prendere posizione nel modo più sereno possibile nonostante la precarietà della professione. Inoltre, cerchiamo di garantire le condizioni necessarie affinché abbiano ancora la tenacia necessaria per scrivere testi e che possano essere letti. I nostri membri sono di diverse convinzioni e hanno opinioni politiche diverse. Si aspettano che li ascoltiamo, non che decidiamo per loro».

Pusterla è isolato nell'associazione o ci sono altri scrittori che la pensano come lui?
«Uno o due autori hanno effettivamente seguito le orme di Pusterla. Ma ci sono stati anche molti soci che ci hanno scritto per sostenere la nostra posizione. E abbiamo anche ricevuto richieste da parte di membri che stavano creando un progetto e volevano supporto. È il caso, ad esempio, dell’iniziativa «Scrittori contro l’odio». Gli ideatori del progetto ci hanno chiesto di dimostrare la nostra solidarietà associativa e il comitato ha deciso di sostenere finanziariamente il loro progetto».

Pusterla ha criticato l'associazione per non aver parlato della guerra in Israele. Perché non parlate di questa guerra?
«Perché l’associazione appartiene ai nostri oltre mille soci, di diversi generi, fedi, nazionalità e lingue. L’unica cosa che hanno in comune è che sono professionisti della scrittura che, in un modo o nell’altro, sono legati alla Svizzera. Ancora una volta, non è nostro compito prendere posizione. D’altra parte, se gli autori creano un progetto come «Scrittori contro l’odio», possiamo aiutarli».

Come associazione di un settore culturale, dobbiamo impegnarci su questioni di politica culturale: lavoriamo per ridurre la precarietà della professione, la discriminazione che continua ad esistere nei confronti delle autrici, rappresentiamo anche i traduttori letterari e siamo molto attivi quando si tratta dei rischi insiti nell’IA

D’accordo, ma quale dovrebbe essere, secondo lei, il ruolo di un'associazione di scrittori e quindi di intellettuali?
«Come associazione di un settore culturale, dobbiamo impegnarci su questioni di politica culturale: lavoriamo per ridurre la precarietà della professione, la discriminazione che continua ad esistere nei confronti delle autrici, rappresentiamo anche i traduttori letterari e siamo molto attivi quando si tratta dei rischi insiti nell’IA. In questo settore, lavoriamo a stretto contatto con l’Associazione europea degli autori, il CAE. Cerchiamo inoltre di creare una vera e propria previdenza sociale per gli autori professionisti».

Pusterla ha ragione quando dice che l'associazione si sta comportando come una lobby?
«Sosteniamo gli autori, li aiutiamo a superare le loro difficoltà e cerchiamo di convincere i politici della necessità, ad esempio, di garantire pensioni professionali agli artisti. Più che di lobbying, preferisco parlare di solidarietà associativa».

Cosa lasciano le dimissioni di Pusterla? L'associazione rifletterà sul suo ruolo?
«L’associazione non si è mai fermata a pensare e non ha mai smesso di pensare. Il comitato eletto dall’Assemblea generale è composto da persone entusiaste, impegnate, reattive, determinate per i suoi membri e, più in generale, affinché la letteratura e l’arte siano riconosciute come qualcosa di diverso da un semplice mezzo di svago. In qualità di presidente, vedo ogni giorno l’impegno volontario e appassionato della nostra commissione e del segretariato. Stiamo cercando di rispondere a lungo termine e di essere all’altezza dell’impegno appassionato e della solidarietà di un gran numero di nostri colleghi, tra cui Pusterla, che vorrei ringraziare».

Perché intende ringraziarlo?
«Perché ha aperto questo nuovo dibattito, anche se mi rammarico sinceramente per le sue dimissioni, che ci priveranno di una voce forte e sempre interessante. Ma ogni anno arrivano nuovi membri, le esigenze cambiano, e la nostra missione, che è quasi una chiamata,è quella di adattarsi costantemente a queste nuove esigenze».

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