Calcio

ACB-Aarau, la sfida senza allenatori: «Ma ciò che importa sono i giocatori»

Questa sera i granata, reduci da quattro k.o. consecutivi, ospitano gli argoviesi al Comunale – Entrambi i club saranno guidati da figure temporanee – Il preparatore fisico dell’ACB, Diego Megias Navarro: «Il grosso del lavoro avviene in settimana»
Anche questa sera, come era già avvenuto a Sciaffusa, il 39.enne spagnolo sostituirà lo squalificato Manuel Benavente. © Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Nicola Martinetti
29.03.2024 06:00

Niente Alex Frei da una parte, dimessosi a inizio settimana ad appena nove mesi dal suo approdo nel canton Argovia. E niente Manuel Benavente dall’altra, ancora squalificato dopo l’espulsione rimediata nella recente partita contro lo Stade Nyonnais. Sì, Bellinzona-Aarau è a tutti gli effetti una sfida senza allenatori. O meglio, guidata in panchina da figure chiamate a sostituire temporaneamente la vera guida tecnica. In casa granata - come in occasione dell’ultima uscita a Sciaffusa - questo incarico spetterà al preparatore atletico Diego Megias Navarro. Che di fronte alla casualità, esibisce un ampio sorriso. «È davvero un fatto curioso - commenta il 39.enne spagnolo -. È la prima volta che in Svizzera accade una cosa simile? In ogni caso, non penso che sia successo spesso. E se devo essere sincero, in fondo non credo che questo aspetto influenzerà l’esito della sfida. Anzi, sono sicuro che l’impatto delle assenze sarà minimo. Quantomeno per ciò che concerne la nostra squadra».

Il peso della preparazione

Il perché, spiega il nostro interlocutore, è presto detto: «Sono fermamente convinto che la mano di un allenatore, nell’ambito di una partita di calcio, la si veda in gran parte nel lavoro che viene svolto durante la settimana. Mi riferisco alle tattiche, alle sessioni video, alle scelte tecniche e al modo in cui l’incontro viene impostato. Tutto questo viene preparato nei giorni che precedono il match. E lì, certamente, un’eventuale assenza del mister si farebbe sentire, ma non è il nostro caso. Durante la partita vera e propria invece, l’allenatore a mio avviso svolge un ruolo più marginale. Certo, è lì come figura di riferimento, che detta i cambi, eventuali ritocchi tattici e all’occorrenza dispensa consigli ai singoli. Ma la verità è che una volta che le due squadre sono scese in campo, a importare davvero sono i giocatori. Sono infatti loro i veri protagonisti, in grado di fare la differenza con le loro prestazioni. Tant’è vero che se ci pensate bene, nel rugby gli allenatori spesso non sono nemmeno a bordocampo, bensì in tribuna. E poi va detto, a volte sul terreno da gioco i calciatori nemmeno riescono a sentire ciò che gli dice il mister. Mi è capitato di giocare sfide della Champions League africana o di quella asiatica con così tanto chiasso all’interno dello stadio da rendere impossibile comunicare»

Preparatore, ma pure interprete

Ciò che prima di queste ultime settimane non era invece mai capitato al nativo di Ciudad Real, era appunto di improvvisarsi allenatore. «Eppure - ci dice l’iberico -, la sensazione non mi è del tutto estranea. Un po’ perché in uno staff come il nostro, tutti fanno un po’ di tutto. E quindi anche in allenamento mi è già capitato di dare una mano a chi si occupa del côté tecnico. In partita, poi, mi accade spesso di fungere da tramite tra altri membri dello staff e la squadra, dando indicazioni e via dicendo. Questo perché parlo ormai quattro lingue e mezza:l’italiano (imparato qui in Ticino), evidentemente lo spagnolo, l’inglese (appreso in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti), il francese e un pochino di arabo (appresi durante la mia avventura lavorativa in Marocco e nella penisola araba)».

Chi paradossalmente verrà più toccato dall’assenza di Benavente, invero, è «Manel» stesso. Un tecnico di campo, passionale, che ancora per questo turno - due in totale - sarà costretto a osservare l’incontro dall’esterno. Come un leone in gabbia. «Soffrirà, non lo nego - sorride Megias Navarro -. Ma qui soffriamo sempre tutti, a prescindere dal risultato. Recentemente la classifica si è allungata un pochino, ma rimane comunque corta. E le partite parecchio tirate. La grande incertezza che avvolge chiunque è racchiuso tra il terzo e il decimo posto - escludo il tandem di testa Sion-Thun - ti tiene forzatamente sulla corda. E sì, di riflesso ti fa soffrire (sorride, ndr)». Ancora di più se vivi l’ACB come l’attuale staff tecnico. «Siamo qui in Ticino senza le nostre famiglie, che sono rimaste in Spagna. Questo significa che la nostra testa, i nostri pensieri, sono focalizzati sul Bellinzona 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Siamo completamente immersi in questa realtà e dedicati alla causa granata, per questo la avvertiamo così intensamente sulla nostra pelle».

Parola d’ordine: pazienza

Per iniziare a provare sensazioni migliori, a questo punto, è tuttavia necessario ritrovare la via della vittoria, o quantomeno del pareggio. Tosetti e compagni sono infatti reduci da quattro k.o. consecutivi, e non festeggiano un successo da cinque turni. Più precisamente da quando, lo scorso 9 febbraio, avevano espugnato la Maladière di Neuchâtel. «È chiaro, tutti noi vogliamo tornare a incamerare la posta piena. I primi a volerlo sono i giocatori stessi, che come noi sono al 100% focalizzati sul rendimento del club. Io però sono estremamente fiducioso, perché ogni giorno vedo un gruppo che lavora sodo e che crede fermamente in ciò che fa. Nessuno ha mollato o ha iniziato a prendere le cose alla leggera. E questo, dopo quattro sconfitte consecutive, è fondamentale. L’attitudine dei ragazzi è quella giusta e un paio di quei k.o. a mio avviso sono stati immeritati,. Ma nel calcio a volte, pur giocando meglio di chi hai di fronte, puoi comunque perdere. Ora si tratta di avere pazienza. Non dobbiamo demoralizzarci, allo stesso modo in cui non ci si deve esaltare troppo se si vincono due o tre partite di fila. Qui in Svizzera le cose vanno in fretta, un giorno sei terzo e due o tre settimane dopo sei ottavo. C’è tanta instabilità. L’importante adesso è mantenere il Baden a distanza di sicurezza, raggiungendo il prima possibile la salvezza matematica» chiosa Megias Navarro.