Manifestanti

Le proteste si espandono nelle università svizzere

A Losanna mobilitazione anche al campus del Politecnico (EPFL), a Zurigo la polizia ha sgomberato i manifestanti dell'ETH e 28 persone sono state denunciate, a Ginevra occupata l'entrata dell'edificio Uni Mail
Lo sgombero dei manifestanti all'ETH di Zurigo. © KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Jenny Covelli
07.05.2024 14:34

Le manifestazioni degli studenti pro-Gaza hanno raggiunto anche la Svizzera. Dopo l'Università di Losanna (UNIL), con l'occupazione dell'edificio Geopolis – non più tollerata dalla direzione –, oggi le manifestazioni spontanee a sostegno dei palestinesi si sono diffuse anche nei politecnici federali e all'ateneo di Ginevra.

All'università di Losanna, gli attivisti hanno annunciato la volontà di restare nell’edificio Geopolis, nonostante la direzione abbia chiaramente fatto presente che «non può autorizzare ancora a lungo lo stazionamento giorno e notte del collettivo negli edifici pensati per un’attività di ricerca e d’insegnamento» e ha pure affermato di essere pronta a discutere della «messa a disposizione del collettivo di uno spazio che gli permetta di continuare nella sua azione, nelle ore di apertura degli edifici». Questa sera alle 18 è previsto un confronto diretto, ma gli occupanti sono fermi su un punto: «Resteremo, non ci muoveremo».

© KEYSTONE/VALENTIN FLAURAUD
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Attorno alle 11.30, alcuni studenti del Politecnico federale di Zurigo (ETH) sono usciti dalle aule e hanno organizzato un sit-in nel padiglione d'entrata della sede principale. «Siamo tutti figli di Gaza» e «Free Palestina» sono alcuni degli slogan che sono stati urlati. Anche qui, stando ai media d'oltre Gottardo, la richiesta è che l'ETH interrompa le collaborazioni con le università israeliane. Poco dopo le 13.00 fuori dal Politecnico sono comparsi diversi furgoni della Polizia. Un portavoce ha dichiarato a 20 Minuten: «I manifestanti hanno cinque minuti per lasciare l'edificio. Altrimenti saranno accusati di violazione di domicilio». In un primo momento gli agenti si sono piazzati attorno agli studenti, seduti per terra, poi sono entrati in azione.

La polizia della Città di Zurigo, in un comunicato, ha fatto sapere di essere stata allertata e di essere intervenuta con personale in uniforme e una squadra di dialogo. «Alcuni dei partecipanti non hanno accolto le richieste di andarsene». La direzione del Politecnico ha presentato una denuncia penale contro le persone rimaste per violazione di domicilio: 28 persone sono state controllate, è stato loro ordinato di andarsene e sono state denunciate. Alcuni degli attivisti hanno opposto resistenza passiva e sono stati portati fuori dall'edificio. È intervenuta anche la polizia cantonale di Zurigo.

Alle 12.45 è arrivata la conferma che anche al Politecnico federale di Losanna (EPFL) è in corso una mobilitazione. Un gruppo di studenti ha annunciato di aver deciso di «occupare pacificamente» l'ingresso. La direzione ha fatto sapere che l'azione sarà consentita ma solo fino a questa sera – poi interverrà la polizia – e si è detta pronta ad accogliere una delegazione di studenti per un dialogo.

Sul posto sono presenti agenti di sicurezza privata che impediscono ad altri manifestanti di entrare nell'edificio e unirsi alla protesta. All'esterno si sono quindi radunati altri studenti che urlano slogan pro-Palestina. Chiedono «un boicottaggio accademico» delle istituzioni israeliane e «la fine della censura all'EPFL», in relazione alla sospensione dell'associazione femminista Polyquity. Chiedono inoltre un cessate il fuoco, il ripristino dei finanziamenti all'UNRWA e la fine «dell'occupazione e dell'apartheid».

L'invito a mobilitarsi è stato accolto anche a Ginevra, dal Coordinamento studentesco Palestina-Università di Ginevra (CEP-UniGe) che attorno a mezzogiorno ha occupato l'ingresso dello stabile Uni Mail, con tavoli, sedie e divani. «Abbiamo inviato una lettera al rettore, ma riteniamo che non vi sia stata risposta adeguata all'attuale emergenza umanitaria. A causa dell'attuale inazione dell'Alma mater rispetto a questo genocidio e della sua mancata presa di posizione, ci sentiamo obbligati a occupare l'Uni Mail finché le nostre richieste non saranno ascoltate». Le richieste? Tra le altre, una presa di posizione chiara e ferma contro la distruzione di università, scuole e luoghi di apprendimento e cultura a Gaza, nonché contro la repressione e l'uccisione di insegnanti, accademici e studenti palestinesi; chiarezza sulle collaborazioni tra l'Università di Ginevra e le istituzioni accademiche israeliane ed eventuali investimenti nel Paese; l'accoglienza di studenti e professori palestinesi; la sospensione di tutte le collaborazioni con atenei e istituti di ricerca israeliani; un appello istituzionale affinché le università svizzere predano posizione sul genocidio in corso.

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