Politica

Pensioni statali, «basta privilegi a spese dei contribuenti»

In vista del 9 giugno, quando i ticinesi si esprimeranno sulle misure di compensazione per gli affiliati alla Cassa pensioni dello Stato (IPCT), i contrari espongono le motivazioni per il «no»
Jenny Covelli
08.05.2024 15:02

Negli anni Novanta Dick Marty paragonò l’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT) a una Rolls Royce delle Casse pensioni. Negli anni si sarebbe dovuti passare a una Toyota, ma si è deciso di vivere al di sopra delle proprie disponibilità. E oggi, nonostante si continui a pagare il leasing di un'auto di lusso, la situazione reale è quella di una Panda sgangherata. È con questa immagine che il comitato contrario alle misure di compensazione per gli affiliati alla Cassa pensioni dello Stato ha presentato, questa mattina, le proprie motivazioni in vista della votazione del 9 giugno. Misure, lo ricordiamo, volute per compensare il già deciso taglio delle pensioni. Prima discusse e approvate al tavolo delle trattative da Governo e sindacati, poi avallate a larga maggioranza dal Parlamento, il quale però ha fatto pure scattare il referendum finanziario. Motivo per cui l’ultima parola spetta al popolo.

«La Cassa pensioni dello Stato è allo sbaraglio», ha spiegato Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei ticinesi. «L'IPCT ha un disavanzo di 3 miliardi di franchi, superiore al debito pubblico del Cantone che si situa a circa 2,5 miliardi. Un totale di cinque miliardi e mezzo di franchi che gravano sul groppone dei contribuenti, un bel macigno», ha aggiunto il municipale di Lugano. Secondo il quale le misure di compensazione sulle rendite pensionistiche costituiscono di fatto «un'ulteriore capitolazione della politica finanziata dai cittadini» che andrebbe al beneficio dei «funzionari anziani con alle spalle una carriera piena e stipendi elevati. Mentre i più giovani vedranno ben poco». A tal proposito si è espresso anche Paolo Pamini, consigliere nazionale UDC: «È buffo vedere in piazza i docenti giovani, quando sono loro i pagatori netti del sistema, perché la misura andrebbe solo a vantaggio dei dipendenti più anziani e questa non è affatto giustizia sociale».

Piero Marchesi ha dal canto suo ricordato che già nel 2012 è stato concesso all'Istituto di previdenza del Canton Ticino un contributo integrativo di 500 milioni di franchi nell’ambito della riforma della Legge sull’IPCT. «Erano state fatte promesse che avremmo risolto la situazione. Invece ci troviamo ora allo stesso punto di partenza». Le misure di compensazione costeranno, in soldoni, 14,6 milioni di franchi all'anno allo Stato, 3,2 milioni ai Comuni e circa 4 milioni agli altri Enti affiliati. «In 25 anni si supererà il mezzo miliardo già richiesto dodici anni fa, che di fatto non risolverà nulla», ha aggiunto il presidente dell'UDC. Già, perché come ricordato dai presenti, le misure riguardano unicamente le pensioni degli assicurati attivi, mentre la situazione finanziaria della Cassa pensioni rimarrà precaria.  

«Basta privilegi a spese dei contribuenti» è lo slogan scelto dal comitato dei contrari alle misure, formato appunto da Lega e UDC. «Si chiede solidarietà, come se i soldi dello Stato crescessero sugli alberi», ha precisato Quadri. «Si vuole far finanziare ai lavoratori del settore privato i benefici pensionistici delle persone che già hanno il privilegio di lavorare nel settore pubblico e finire come dipendenti dello Stato la loro carriera». Gli ha fatto eco Marchesi, secondo il quale «non è il momento di approvare un ulteriore aggravio a carico dei cittadini», per di più per sostenere «rendite che sono fuori mercato». Insomma, «il cittadino - chiamato a contribuire anche tramite i Comuni affiliati - non può pagare perché la governance passata ha sottaciuto i veri problemi dell'IPCT. Piuttosto di tentare di rianimare un paziente già morto, bisogna trovare una soluzione in modo serio». «La tattica del salame tagliato in quattro parti non va più bene», ha concluso Omar Balli, granconsigliere leghista.

© CdT
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