Politica

Pensioni, fisco e Giustizia, il Governo invita al triplo sì

ll Consiglio di Stato sostiene i tre oggetti al voto il 9 giugno: misure di compensazione per gli assicurati presso la Cassa pensioni dello Stato, riforma fiscale e acquisto dello stabile EFG per la Giustizia
© Ti-PressSamuel Golay
Paolo Gianinazzi
08.05.2024 16:30

Domenica 9 giugno, politicamente parlando, in Ticino sarà una data importante. I ticinesi saranno infatti a chiamati a esprimersi su tre oggetti di rilievo: le misure di compensazione per gli affiliati alla Cassa pensioni dello Stato, la riforma fiscale e l'acquisto dello stabile EFG per insediarvi la cittadella della Giustizia. Oggi il Consiglio di Stato si è «schierato» sui tre temi, invitando i cittadini a un «triplo sì» alle urne. Vediamo quali sono gli argomenti del Governo. 

Le misure di compensazione: in breve, di che cosa si tratta?

I cittadini sono chiamati a votare sulle misure di compensazione per gli affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT), ossia circa 17 mila persone, la maggior parte delle quali attive presso l’amministrazione cantonale, le scuole e vari enti para-statali e del settore socio-sanitario. Si tratta di misure volte a compensare il già deciso abbassamento del tasso di conversione che, sull’arco di otto anni, dal 2024 al 2031, passerà dal 6,17% al 5,25%. Si tratta, in parole povere, di un taglio delle pensioni per gli assicurati attivi, quantificabile a regime attorno al 15% della rendita pensionistica, che la politica vuole mitigare attraverso, appunto, le misure di compensazione.  

Qual è la posizione del Governo?

Come rilevato dal direttore del DFE Christian Vitta, il Governo propone di votare sì a queste misure per più motivi. Perché permetterebbe di «riconoscere il lavoro professionale di 17 mila persone, impiegate nell'amministrazione cantonale, nei Comuni e in molti Enti di diritto pubblico (ndr. si pensi ad esempio alle Case anziani)»; ma anche perché permetterebbe di «mantenere condizioni previdenziali paragonabili a quelle di altre casse pensione presenti in Ticino come in Svizzera» e di «evitare una riduzione delle rendite di vecchiaia che potrebbe arrivare fino al 15%». Inoltre, si tratta pure di mantenere l'attrattività per posti di lavoro nel settore pubblico, nella scuola e nel settore socio-sanitario. Persone che, come rilevato dal Governo, risiedono e spendono in Ticino. Ciò, dunque, avrebbe un effetto positivo anche per l'economia locale. 

La riforma fiscale: in breve, di che cosa si tratta?

La riforma, va premesso, coincide con il già previsto ritorno del coefficiente cantonale d'imposta al 100% (prima al 97%). Tale progetto prevede diverse misure: di queste, però, essenzialmente solo una è contestata da una parte della politica, ossia la sinistra. Vediamo prima quelle non contestate. Viene proposto un aggiornamento dell'imposta di successione e donazione, voluto per due motivi: aggiornare il sistema fiscale alle nuove forme di famiglia e agevolare il passaggio generazionale, in particolare per le piccole e medie imprese. La seconda misura prevede la riduzione dell'imposizione massima delle prestazioni in capitale della previdenza. In sostanza, sarà plafonata l'aliquota massima al 3%. Ciò, per correggere la scarsa concorrenzialità intercantonale del Ticino e per evitare che buoni contribuenti lascino il nostro cantone al momento di ritirare la pensione. È poi prevista, più in generale, la riduzione di tutte le aliquote dell'imposta cantonale sul reddito per neutralizzare il ritorno del moltiplicatore al 100%: in questo modo i cittadini eviteranno di pagare più imposte. C'è poi un'altra misura che prevede l'aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali, della quale beneficeranno i lavoratori dipendenti. Con i calcoli della serva, ha indicato Claudio Zali, si tratta di un risparmio di circa 100 franchi all'anno. Infine, c'è la misura che lo stesso direttore del DT ha definito in maniera ironica «quella dolente», poiché l'unica a essere fortemente contestata da sinistra, ossia la riduzione dell'aliquota massima dell'imposta sul reddito che dal 2025 sarà abbassata di 0,5 punti percentuali per sei anni, scendendo dal 15% al 12%. Si tratta, in soldoni, di un abbassamento della pressione fiscale per le fasce della popolazione più benestanti. 

Qual è la posizione del Governo?

Sulla misura più contestata, Zali ha invitato ad evitare esagerazioni, da una parte come dall'altra. «Sbagliando si identifica questa misura con tutta la riforma. Ma sono consapevole che in Ticino alcuni argomenti sono difficili da discutere serenamente», poiché la discussione diventa subito ideologica. «Si tratta di una riforma diluita nel tempo, il cui costo è sopportabile per le nostre finanze e potrebbe dopo qualche anno portare a un maggiore arrivo di contribuenti interessanti». Eppure, ha aggiunto Zali, «tanto basta per parlare di regalo ai ricchi e di smantellamento dello Stato sociale da una parte e di fuga in massa dei contribuenti dall'altra». Insomma, l'invito di Zali è stato quello di «essere sereni, dialogando sul tema per quello che è: una piccola riforma per il nostro sistema fiscale; una riforma che il Governo sostiene, ritenendola equilibrata». Al netto della misura «dolente», il Governo sostiene il progetto anche perché permette di «evitare un aumento delle imposte a tutti i cittadini a seguito dell'aumento del moltiplicatore»; perché permette di dedurre più spese professionali ai lavoratori in un momento in cui i costi aumentano, perché permette di attualizzare l'imposta di successione e donazione ai nuovi modelli di famiglia e favorire la continuità aziendale e perché, infine, allinea la fiscalità ticinese al resto della Svizzera. 

L'acquisto dello stabile EFG: in breve, di che cosa si tratta?

I cittadini sono chiamati a votare sul credito da 76 milioni di franchi per l'acquisto dello stabile EFG, in centro a Lugano, al fine di insediarvi la cosiddetta «cittadella della Giustizia». In questo palazzo troveranno spazio il Tribunale d'appello, la Pretura civile, la nuova Pretura di protezione, l'Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi e altre autorità amministrative. Inoltre, l'acquisto di questo stabile permetterà in seguito di gestire meglio la ristrutturazione totale dell'attuale Palazzo di Giustizia (che versa in condizioni precarie da tempo) situato in via Pretorio, dove anche in futuro resteranno il Ministero pubblico e la Polizia cantonale. 

Qual è la posizione del Governo?

Come rilevato da Gobbi, si tratta di un investimento per il terzo potere dello Stato, ossia la Giustizia, che al pari di Legislativo e Esecutivo merita una propria casa dignitosa. Inoltre, è un investimento a carattere generazionale (che non si esaurirà nell'arco di tre o quattro anni) e strategico, poiché il Cantone diventerà proprietario dello stabile, evitando di dover pagare affitti a terzi. Si tratta poi di «una soluzione effettiva» per risolvere i problemi attuali a Palazzo di Giustizia. L'idea dell'acquisto nasce infatti dalla necessità di ristrutturare l'attuale palazzo, le cui dimensioni da tempo non sono più sufficienti. Senza dimenticare, ha aggiunto Gobbi, che come detto più volte in passato non esistono alternative o piani B. E, anche in caso di bocciatura, l'attuale palazzo dovrà comunque essere ristrutturato e quindi andranno trovate delle sedi provvisorie, che ovviamente avranno un costo per lo Stato. Si tratta infine, ha detto Gobbi, di una spesa proporzionata rispetto ad altri investimenti simili, che oltretutto avrà un indotto positivo per l'economia e gli artigiani locali. 

Un triplo sì è opportuno in questo contesto?

Viviamo un momento in cui il «borsellino» dei cittadini è sempre più sotto pressione. E in cui le finanze dello Stato sono in difficoltà e presto sarà presentato un secondo pacchetto di misure di risparmio per tagliare la spesa. Il Governo teme che questo difficile contesto giocherà contro un «triplo sì» alle urne da parte dei cittadini? Risponde Vitta: «Siamo consapevoli del non facile contesto. Ma allo stesso tempo va detto che si tratta di tre oggetti previsti nella Pianificazione finanziaria del Cantone da più tempo. L'immobilismo potrebbe poi essere un costo nel prossimo futuro. Si tratta di investimenti pianificati, che per loro definizione hanno un orizzonte a medio e lungo termine. Se fossimo sempre condizionati dal momento, gli investimenti difficilmente vedrebbero la luce». E poi, dal punto di vista finanziario, Vitta ha comunque chiarito che anche in caso di bocciatura alle urne questi tre progetti non permetterebbero certo di risolvere la complessa situazione finanziaria del Cantone. E comunque, oltre a non risolvere la situazione finanziaria, una bocciatura manterebbe i problemi sul tavolo: «Un no alle misure di compensazione creerebbe una situazione di tensione presso i dipendenti, un no alla riforma fiscale aprirebbe al problema del maggior aggravio (ndr. il +3% del moltiplicatore) poiché una maggioranza delle forze politiche non lo vuole, un no all'acquisto del palazzo EFG lascerebbe il problema logistico della Giustizia irrisolto». Insomma, un «triplo sì» permetterebbe «di dare risposta a tre tematiche di interesse generale».