Economia e mercati finanziari: le sfide degli scenari incerti

I mercati finanziari, così come gli imprenditori e gli operatori economici in generale, non amano l’incertezza - Eppure sono molti i fattori che in questo momento la alimentano.
La globalizzazione viene «ripensata » e gli equilibri fra le diverse aree mondiali cambiano, con quelle emergenti, a iniziare dai cosiddetti BRIC e SCO (Shanghai Cooperation Organization) cui altre si aggiungono, dal Golfo all’Africa all’America Latina, che superano in termini di PIL globale le aree «sviluppate».
Crisi geopolitiche, sanzioni e contromisure, strozzature logistiche hanno mutato i flussi commerciali e le rotte marittime, con un peso sempre maggiore assunto dalle fonti energetiche tradizionali, petrolio, gas e carbone, che si rivelano ancora determinanti e dalle materie prime, sia tradizionali che essenziali per le nuove tecnologie e le trasformazioni energetiche. Risulta ancora primario, in questo come in altri comparti, il ruolo della Cina, pur se la sua crescita si è indebolita.
In campo finanziario, le enormi masse di liquidità iniettate per molti anni dalle banche centrali dopo la crisi 2007-2008, e gli aumenti dei prezzi legati alla ripresa della domanda post-COVID, hanno generato un’inflazione forte e improvvisa. Dopo anni di tassi irrisori, a zero o persino negativi, tali da alimentare l’indebitamento pubblico e privato e favorire operazioni di leverage, il loro aumento repentino si fa problematico per famiglie e istituzioni, come le recenti crisi bancarie indicano. Le banche centrali sono così confrontate col difficile compito di contrastare l’inflazione senza frenare in modo troppo marcato l’economia.
Mentre i flussi di ricchezza si spostano sempre più dall’Europa e dagli Stati Uniti verso Oriente, Medio ed Estremo, nel quadro di un nuovo ordine mondiale dominato da nuovi equilibri geopolitici, economici e finanziari, anche il panorama degli investimenti si fa sempre più incerto.
Dopo un 2022 disastroso per il mercato obbligazionario, negativo anche per le azioni e che ha visto le commodities come uniche vincitrici, sulla prima parte del 2023 ha spirato un vento di ottimismo circa una graduale riduzione dei tassi e un miracoloso successo della Federal Reserve nello sconfiggere l’inflazione senza intaccare la ripresa. La scommessa rischiosa ha favorito in una prima fase l’azionario e quindi, con l’affievolirsi dell’ottimismo, ad essere premiato è stato l’oro, anche sulla scia di un certo indebolimento del dollaro USA, di dati macroeconomici contrastanti e di tensioni geopolitiche lontane da una soluzione.
A vincere sono al momento le strategie caute e difensive, considerato lo spettro della stagflazione, mix perverso di prezzi elevati con crescita debole se non negativa, sempre in agguato, mentre molti dubbi permangono sui costi finanziari e sociali delle politiche «green » in cui l’Europa ambisce ad una posizione di leadership, e sull’impatto delle tecnologie avanzate in ambito occupazionale.