Dal Périgord all'Eliseo

Grande adesione di pubblico per l'anteprima del film francese La cuoca del presidente, organizzata mercoledì al Cinestar di Lugano dal Corriere del Ticino – che ha offerto cento inviti, subito andati a ruba – insieme al distributore svizzero Frenetic Films, al Cinestar e al Soroptimist di Lugano. Questo club di servizio femminile, unitamente agli organizzatori della serata, ha devoluto l'incasso della vendita dei biglietti tra socie e simpatizzanti per finanziare una borsa di studio per la talentuosa giovane violinista Cristina Pantaleone, studentessa del Maestro Carlo Chiarappa al Conservatorio della Svizzera italiana.Le richieste di partecipare all'anteprima sono state tali che la proiezione si è tenuta nella Sala grande. Dopo l'aperitivo offerto, breve presentazione di Sarah Hubmann a nome di Frenetic ed estrazione a sorte di gadget del film (i grembiuli da cucina della cuoca). La gastronoma Marta Lenzi, socia Soroptimist, ha introdotto la pellicola sottolineando tra l'altro un dato storico: nel passato il ruolo ufficiale di chef era quasi sempre al maschile. La cuoca del presidente, che racconta l'esperienza vera di una donna diventata la responsabile dei pasti privati all'Eliseo del presidente francese Mitterrand, rende quindi omaggio anche a tutte quelle signore che nel tempo si sono dedicate, quasi sempre nell'ombra, alla cultura e la tradizione dell'arte culinaria.La cuoca del presidente, diretto da Christian Vincent e interpretato con passione da Catherine Frot, è un grande successo di pubblico in Francia ed è stato accolto molto bene a livello internazionale. Da ieri è in normale programmazione nei cinema del Cantone. IL FILMIl pranzo di Babette, Chocolat, Come l'acqua per il cioccolato, La gran bouffe, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante. Sono solo alcuni dei film più famosi la cui storia ruota attorno al tema del cibo. Si aggiunge ora alla lista La cuoca del presidente, una di quelle piccole opere francesi, ben fatte e accattivanti, che diventano campione d'incassi in patria e si fanno notare all'estero. Com'è capitato di recente con il fenomeno Quasi amici.Mentre in molti altri casi l'abbinamento narrativo sottotraccia è tra cibo e sensualità, stavolta è tra cibo e potere. Già dal titolo originale Les saveurs du palais, con il doppio senso della parola "palais": palazzo e palato.La cuoca del presidente non è il classico biopic, pur raccontando l'esperienza autentica di un'energica signora di mezza età che per due anni si occupò all'Eliseo dei pasti privati del presidente François Mitterrand. La vera cuoca si chiama Danièle Delpeuch, è del nord della Francia ed ha scritto il libro Mes Carnets de cuisine. Du Périgord à l'Elysée. Su questa traccia il regista Christian Vincent – anche enologo e gourmet – e lo sceneggiatore e produttore Etienne Comar hanno innestato elementi di pura fantasia e affidato il ruolo della protagonista a Catherine Frot, che nel film si chiama Hortense e si è calata con credibilità nella parte, interpretando una donna forte, dedita al suo lavoro e orgogliosa di farlo al servizio del piacere dei commensali. Con l'ausilio sul set di tre chef professionisti, si schiudono per gli spettatori le porte del palazzo della politica più famoso di Francia, al 55 di Faubourg-Saint-Honoré a Parigi (e davvero alcune scene sono state girate all'Eliseo, approfittando di una visita ufficiale all'estero di Nicolas Sarkozy).Ma la struttura narrativa del film è più complessa. Parte dalla conclusione di un periodo trascorso dalla cuoca in Antartide (le riprese sono state realizzate in Islanda) come responsabile della mensa di una spedizione scientifica, inframmezzata dai lunghi flash back della sua esperienza professionale nella residenza del capo dello Stato. Una scelta narrativa che può sembrare macchinosa ma mette in risalto il contrasto tra l'atmosfera cameratesca e l'entusiasmo del gruppo in Antartide e l'etichetta dell'Eliseo, dove funzionari, burocrazia, invidie dei responsabili della cucina ufficiale rendono la vita difficile ad Hortense. Fino a quando la donna abbandona l'incarico. Determinata a far trionfare una cucina semplice, retaggio della tradizione francese anche culturale (si parla, ad esempio, di un antico libro di ricette con la prefazione addirittura di Sacha Guitry), a Parigi la cuoca si scontra con l'insensibilità di chi non ha la minima idea che quella culinaria sia un'arte. Ma comprende e apprezza l'anziano presidente (lo interpreta non un attore ma un monumento: Jean D'Ormesson, intellettuale, scrittore, giornalista, membro dell'Académie Française) il quale una sera "scende" nella cucina privata e si fa preparare un pranzetto informale; il migliore complimento per la cuciniera.Pur con piccole sbavature di sceneggiatura nella parte relativa all'Antartide, il film è puntuale nel rendere gli stati d'animo dei singoli, le manovre, le gelosie del potere sotterraneo dei cuochi della cucina ufficiale dell'Eliseo (chef ed aiutanti tutti uomini), l'impegno puntiglioso, e spesso non abbastanza riconosciuto, di Hortense per il suo lavoro. Nel film si rivendica orgogliosamente una tradizione gastronomica nazionale fatta – viene sottolineato più volte – di ingredienti semplici e genuini. Nasce però una perplessità: sarà l'esaltazione dei piatti della nonna in contrapposizione ai ghirigori sofisticati della nouvelle cuisine, ma come sempre i francesi riescono a stupire. E lo spettatore comune deglutisce guardando meravigliose portate dove le "cose semplici" sono anche ostriche, tartufi, foie gras, torte Saint Honoré e simili delizie.
Marisa Marzelli