La mamma diurna? Una vera professione

LOCARNO - Quando, nello scorso aprile, la maggioranza dei ticinesi ha approvato la riforma cantonale fiscale e sociale, non tutti si sono resi pienamente conto delle concrete conseguenze. Fra le ricadute vi è anche il potenziamento dell’aiuto soggettivo alle famiglie, che – a sua volta – ha provocato una piccola ma fondamentale rivoluzione per l’Associazione delle famiglie diurne (AFD). Una svolta che le responsabili dell’ente definiscono «epocale». «La cui ripercussione più evidente, dal nostro punto di vista – spiegano al Corriere del Ticino, per il comitato del Sopraceneri, Raffaella Conti e Beatrice Turuani – è stato l’aumento dello stipendio delle mamme diurne, che era rimasto invariato per oltre un trentennio». Una conquista non da poco, che va di pari passo con – sull’altro fronte – un incremento sostanziale degli aiuti finanziari concessi alle famiglie affidanti. Va insomma consolidandosi un servizio la cui attualità non tramonta, anzi. Mentre le richieste di collocamento continuano a crescere, la figura della mamma diurna assume contorni sempre più professionali, grazie al coordinamento e al sostegno dell’associazione. Che negli ultimi anni ha investito molto nell’ambito della formazione (di base e continua), con un obiettivo: puntare verso un attestato riconosciuto a livello federale.
Sono insomma passati i tempi pionieristici in cui famiglie d’accoglienza un po’ ci si improvvisava. Ed è anche per questo che il Cantone ha incluso l’AFD nelle nuove direttive. «In concreto – spiegano ancora Conti e Turuani – ciò ci ha permesso di portare il salario lordo da quelli che erano ormai diventati i tradizionali 5.50 franchi all’ora a 8 franchi per le prime 400 ore e a 6 franchi per quelle successive». Un passo avanti notevole, anche per favorire il riconoscimento del ruolo della mamma diurna come una professione vera e propria, nel cui ambito – e lo si spiegherà ancora più avanti – è richiesto un impegno non indifferente, al di là del «semplice» aspetto dell’affidamento.
Veniamo ora all’altro fronte, quello delle famiglie affidanti, le quali possono a loro volta beneficiare delle ricadute della riforma attraverso tre forme di sostegno. Dallo scorso primo ottobre, per cominciare, è stato introdotto un aiuto universale per genitori che fanno capo ad un servizio di accoglienza per motivi di lavoro o formativi oppure a causa di un comprovato disagio sociale. Per quanto riguarda le famiglie diurne, tale sostegno corrisponde al 20 per cento della retta, fino a un massimo di 200 franchi mensili. L’altro settore di sostegno riguarda i beneficiari della riduzione dei premi per l’assicurazione malattia obbligatoria, che già in precedenza godevano di un contributo volto a contenere la retta di affidamento del 20 per cento. Con le nuove disposizioni tale quota è passata al 33 per cento. Infine, dal primo gennaio di quest’anno è stato introdotto l’aiuto soggettivo per i beneficiari degli assegni di prima infanzia. Dedotti gli altri sostegni, tale rimborso può raggiungere un massimo mensile di 800 franchi. «In generale – spiegano le nostre interlocutrici – grazie a tutte queste novità, una famiglia affidante può beneficiare mediamente di uno sconto attorno al 43 per cento». Vi sono poi casi in cui, cumulando tutti i contributi, la retta praticamente si annulla e a carico della famiglia resta unicamente l’importo relativo ai pasti.
Diventa dunque più a portata di mano per i genitori un servizio apprezzato in modo particolare per la sua flessibilità, oltre che per gli aspetti legati alla famigliarità dell’accoglienza. «Il tutto – proseguono Conti e Turuani – all’insegna di una professionalità sempre maggiore, ottenuta grazie agli sforzi compiuti per quanto riguarda la formazione». Ha, ad esempio, raggiunto il quinto anno il corso di base introdotto in collaborazione con il Cantone e con i Cemea (i Centri d’esercitazione ai metodi dell’educazione attiva). «E non è da escludere – aggiungono le rappresentanti dell’AFD – che dal 2020 si decida di raddoppiare l’attuale classe unica, frequentata annualmente da 25 mamme diurne». Che nel Sopraceneri sono una novantina e che hanno praticamente completato anche la formazione riguardante le prime emergenze pediatriche. Per sostenerle ancora meglio, poi, l’associazione si è di recente dotata di un’educatrice familiare, «il cui compito è quello di visitare regolarmente tutte le famiglie diurne, dando consigli, aiutando a risolvere dinamiche particolari, fornendo materiale didattico». Una sorta di formazione continua, insomma, pensata per evitare che chi accoglie si senta troppo solo. «Attualmente – proseguono le rappresentanti del comitato – ci si sta concentrando molto sul tema dell’ambientamento graduale, volto all’inserimento armonioso dei bambini nella nuova realtà. Un tema cui l’educatrice familiare presta particolare attenzione». La novità ha riscosso molto successo, tanto che dal primo maggio saranno due le esperte che si muoveranno sul vasto territorio servito dalla sezione sopracenerina.
Infine da segnalare le sinergie che sono state create anche con le altre strutture gestite dall’associazione, presso cui le nuove mamme diurne possono, a richiesta, svolgere dei periodi di stage (così come presso colleghe «anziane»). Diventata un vero e proprio polo di competenza per l’infanzia, l’AFDS , con le sue 120 collaboratrici circa, si occupa, fra l’altro, di due centri extrascolastici, di due centri di socializzazione, di un nido dell’infanzia, di mense familiari e di otto mense scolastiche. L’ultima in ordine di tempo è appena entrata in funzione a Biasca, grazie all’ottima collaborazione con il Municipio, la direzione delle scuole e la sede dell’ATTE.