Prospettive del mercato finanziario 2025: investire conviene
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Il 2024 è stato un anno positivo per le borse: malgrado le numerose crisi e le guerre, sono stati registrati rendimenti superiori alla media, superando le aspettative di molti investitori. I mercati finanziari sono diventati immuni alle influenze geopolitiche? Secondo Matthias Geissbühler, Chief Investment Officer (CIO) di Raiffeisen Svizzera, non è così. Piuttosto, altri temi hanno esercitato un influsso maggiore e segnato l'andamento delle borse.
«Gli sviluppi negli Stati Uniti hanno avuto un ruolo decisivo», spiega Geissbühler. Il forte aumento dei profitti aziendali e la riduzione dei tassi di riferimento hanno dato una spinta. Inoltre, la previsione di un «atterraggio morbido» dell'economia statunitense – quindi una crescita più lenta senza crollo congiunturale – hanno sostenuto l'umore sui mercati statunitensi.
Trump potrebbe alimentare l'inflazione
Secondo Geissbühler, nei prossimi mesi l'economia statunitense potrebbe rallentare leggermente. «Dopo la marcata crescita del PIL tra il 2.7% e il 2.8% nel 2024, per il 2025 ci aspettiamo un aumento più contenuto, del 2% circa».
Il secondo mandato di Donald Trump crea incertezze. È vero che la deregolamentazione e le agevolazioni fiscali potrebbero avere effetti positivi a breve termine. «Tuttavia, la politica di isolamento e i dazi previsti potrebbero aumentare la volatilità del mercato», afferma Geissbühler, che sottolinea il rischio di una situazione «lose-lose»: «L'aumento dei dazi potrebbe causare un ulteriore aumento dei prezzi statunitensi, mentre l'inasprimento della politica di immigrazione mette sotto pressione il mercato del lavoro. Entrambi questi fattori alimentano ulteriormente l'inflazione».
Europa debole
A livello globale Geissbühler intravede altri rischi che potrebbero penalizzare i mercati finanziari. «In caso di un ulteriore escalation dei conflitti, ad esempio in Ucraina o a Taiwan, non si possono escludere eventuali crolli dei mercati». Inoltre, il Giappone e alcuni paesi europei sono sull'orlo di una recessione e anche per la Cina lo specialista in investimenti non prevede una grande ripresa.
«Non siamo pessimisti e non prevediamo una recessione globale. La crescita, soprattutto in Europa, potrebbe però essere modesta», sostiene Geissbühler, secondo cui l'Europa è particolarmente vulnerabile perché molti paesi dipendono fortemente dall'industria. Questo si avverte già in Germania, ad esempio, dove l'industria automobilistica e quella chimica mostrano segnali di debolezza. A ciò si aggiunge una forte dipendenza dalle esportazioni dalla Cina: «Lì la crescita risente negativamente della crisi immobiliare e dei problemi strutturali».
Per i primi sei mesi del 2025 Geissbühler non si aspetta forti impulsi alla crescita in Europa. «Gli indicatori anticipatori, come l'indice dei responsabili degli acquisti, continuano a essere in calo. A livello europeo non è quindi prevedibile alcuna ripresa a breve termine: al contrario, si delinea un ulteriore indebolimento». Ad aggravare la situazione concorrono il clima di incertezza politica in Germania e in Francia e le dubbie prospettive di crescita dei paesi dell'Europa meridionale, quali Spagna e Italia.
Il calo dei tassi fa volare gli immobili
Geissbühler è più ottimista sul secondo semestre: «Entro la fine del 2025 la BCE dovrebbe ridurre il tasso di riferimento all'1.5% per stimolare la congiuntura». La prudenza, tuttavia, è d'obbligo: «Solo un rialzo costante degli indicatori anticipatori su tre mesi sarebbe da considerarsi un segnale di tornare a investire in titoli ciclici in misura più forte», afferma Geissbühler, che attualmente intravede potenziale nelle obbligazioni europee a breve scadenza – tuttavia solo con copertura dei rischi di cambio.
In Svizzera il ciclo del taglio dei tassi è già in una fase molto avanzata. «Sono rimasto sorpreso dal fatto che a dicembre la BNS abbia ridotto il tasso di riferimento di 0.5 punti percentuali in un colpo solo. A questo punto, una riduzione allo zero per cento nel corso dell'anno non sembra più esclusa». Questo potrebbe stimolare il mercato immobiliare: «I fondi immobiliari conquistano sempre più il centro della scena, in quanto offrono interessanti rendimenti distribuiti con la prospettiva di un aumento dei prezzi».
Titoli tecnologici, oro o criptovalute?
Una parte importante del boom delle borse nel 2024 è da attribuirsi ai cosiddetti «magnifici sette», ossia ai giganti tecnologici Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, NVIDIA e Tesla. Queste imprese sono diventate molto costose: «I corsi azionari sono aumentati mediamente di due terzi, mentre gli utili sono saliti «solo» del 30%. Di conseguenza, le valutazioni sono aumentate in modo significativo», spiega Geissbühler. «Sembra che molte delle attese – ad esempio per quanto riguarda l'intelligenza artificiale – siano già state scontate nei corsi azionari». Per il 2025 l'esperto Raiffeisen prevede un sensibile rallentamento della crescita e consiglia di monetizzare adesso una parte degli utili.
Nel 2024 anche l'oro ha raggiunto nuovi massimi. «Oltre al calo dei tassi, un contributo in tal senso è giunto anche dal forte aumento del livello di indebitamento globale e dalle incertezze geopolitiche», spiega Geissbühler. A ciò si aggiunge il fatto che molti paesi emergenti hanno ridotto le proprie riserve in dollari a favore dell'oro. «L'oro resta comunque un elemento da includere in un portafoglio diversificato, anche se nel 2025 non ci aspettiamo un'ulteriore crescita del 30%».
Geissbühler sconsiglia invece le criptovalute: «Restano speculative e volatili. All'«oro digitale» preferiamo quello fisico».
Check del patrimonio a inizio anno
Come sempre, con il passaggio al nuovo anno, è consigliabile verificare il proprio portafoglio e, qualora necessario, riallocare gli investimenti: «I forti movimenti dei mercati borsistici del 2024 hanno avuto ripercussioni sull'equilibrio di molti portafogli. Potrebbe quindi essere opportuno realizzare una parte degli utili ed effettuare alcune ridistribuzioni». Geissbühler consiglia di puntare su titoli conservativi e con dividendi elevati, come Novartis, Nestlé o Roche: «Questi titoli offrono sicurezza e distribuzioni solide».
Rimangono inoltre interessanti i valori reali, come immobili e oro, soprattutto in un contesto di calo dei tassi di interesse. Geissbühler sottolinea l'importanza di un approccio strategico: «Un check del patrimonio ad inizio anno può rivelarsi d'aiuto per trovare il giusto equilibrio e sfruttare le opportunità». La domanda da porsi, in quest'ottica, è di quali fondi si necessitino e quali siano investibili. «I conti di risparmio non fruttano quasi più interessi e al netto dell'inflazione subentra il rischio di perdita. Chi non ha bisogno del denaro dovrebbe investire in modo ampiamente diversificato».