Città

Un pezzo di storia di Lugano che ritorna

Sei anni dopo lo sfratto del bar ideato dall’architetto Mario Chiattone riapre l’Osteria dell’Indipendenza
Coldesina sotto la storica insegna. (Zocchetti)
Chiara Nacaroglu
17.12.2018 20:01

LUGANO - «Per quanto si possa essere stanchi dello strapaesismo ad oltranza che ha goffamente trasformato parecchi (troppi) locali di Lugano in taverne e locande che di carattere ticinese han solo la pretese, confessiamo che questa «Osteria», ideata dall’architetto Mario Chiattone, piace e persuade». Così a pagina 2 della «Gazzetta Ticinese» del 20 maggio 1944 veniva salutata l’apertura dell’Osteria dell’Indipendenza. Un locale storico e una vera opera d’arte della città sulla cui chiusura, nel 2012, erano state spese molte parole. La maggior parte di tristezza per la perdita di un angolo di storia architettonica e di sdegno nei confronti dello sfratto – da parte dei nuovi proprietari di Casa Chiattone, la società immobiliare Akno Suisse – dei coniugi Masucci, Mirtha e Alfonso, che da oltre trent’anni gestivano il bar.

L‘Osteria dell’Indipendenza com’era prima della sua chiusura nel 2012. (foto Archivio Storico della Città di Lugano)
L‘Osteria dell’Indipendenza com’era prima della sua chiusura nel 2012. (foto Archivio Storico della Città di Lugano)

A nulla erano valsi gli appelli a non chiudere l’Osteria, per la quale si era spesa anche la politica, con due interrogazioni indirizzate all’Esecutivo cittadino (una del gruppo socialista in Consiglio comunale e una del leghista Stefano Fraschina). Alla fine, i coniugi Masucci se ne erano dovuti andare, l’arredo disegnato da Chiattone era stato acquistato dalla Città e il nuovo bar, riaperto da un altro gestore dopo i lavori di ristrutturazione del palazzo, era durato solo qualche anno. A resistere al tempo e agli uomini è stata solo l’insegna, che non ha mai lasciato la facciata del palazzo.

Ed è proprio dall’insegna recante lo storico nome del locale che ha deciso di ripartire Francesco Coldesina, 38.enne luganese, che entro la fine dell’anno riaprirà l’Osteria dell’Indipendenza.

«Adoravo quel locale – spiega Coldesina motivando la scelta di rilevarlo – aveva un ambiente molto autentico nel quale, pur non essendo un architetto o un designer, percepivi la qualità dello spazio, la mano dell’architetto Chiattone che l’aveva disegnato». Già attivo nel settore da diversi anni – tra le altre cose gestisce il Grotto Valletta di Massagno e il Bären di Andermatt – Coldesina ha deciso di far rivivere l’autenticità del locale partendo proprio dal nome, che torna ad essere quello di un tempo. «Per la ristrutturazione – spiega – mi sono affidato agli architetti luganesi Giuliano Gavin e Aldo Coldesina, che hanno riletto e tradotto il volume in una chiave tutta nuova e contemporanea, senza cadere nel nostalgico. Un lavoro non certo facile, visto anche quanto fatto da coloro che hanno ripreso il locale prima di noi. Non era rimasto quasi nulla dell’originale, non aveva nessun legame con la storia del palazzo».

La storica gerente: Farebbe piacere vedere il locale rinascere in chiave nostrana

«Farebbe piacere vedere il locale rinascere in chiave nostrana, come era prima» dice l’ex gerente Mirtha Masucci subentrata con il marito alla famiglia Bocchi, i primissimi gestori. «Ai nostri tempi gli avventori erano quasi tutti clienti abituali – continua – tanti erano spazzini della città». Dello sfratto, ricorda la sorpresa. «Con la signorina Chiattone avevamo un rapporto umano, poi è cambiato tutto».

Francesco Coldesina dietro al bancone. (Zocchetti)
Francesco Coldesina dietro al bancone. (Zocchetti)

La nuova Osteria dell’Indipendenza sarà un bar con delle tapas gourmet, che oltre alla caffetteria tradizionale vuole inserire nuove metodologie di estrazione del caffè. «Una tendenza, questa, già consolidata nelle grandi città del nord legata a un nuovo modo di bere il caffè – spiega Coldesina – e che a Lugano ancora non c’è. Dal caffè al bicchiere di vino, il nostro scopo è portare qualità cercando di scendere a meno compromessi possibili». Un’altra particolarità è legata alla musica. «Si ascolteranno solo vinili, dall’inizio alla fine. Per intenderci, il reggaeton all’Indipendenza non lo sentirete mai (ride, ndr.): voglio autenticità, sono stufo della superficialità».

Voglio autenticità, sono stufo della superficialità

Infine, Coldesina, si dice positivo anche per quanto riguarda la posizione del locale: «La zona è interessante e sta ripartendo, anche con la rivitalizzazione del Quartiere Maghetti». Il bar sarà aperto dal lunedì al sabato, dalla mattina a sera inoltrata.