Bikini e i suoi fondali nucleari

La vita è tornata. Il 42% delle specie manca all'appello
Red. Online
16.06.2011 07:19

L'Unesco, nel 2010, l'ha inserito nel patrimonio mondiale dell'umanità quale museo dell'era nucleare. Stiamo parlando dell'atollo di Bikini che, tra il 1946 e il 1958, fu teatro di sedici esplosioni nucleari e che oggi costituisce la più grande banca dati al mondo alla quale attingere per capire e conoscere le conseguenze che la radiottività provoca sul mondo marino.

Valentina Cucchiara, autrice delle fotografie che vi proponiamo, è una biologa marina, teleoperatrice ed esperta subacquea che a Bikini si è immersa più volte. Il nostro collaboratore, Claudio Di Manao, l'ha raggiunta. Lei ci racconta di un mondo incantato, quasi sospeso in un'atmosfera irreale, dove scheletri di navi - dall'americana Saratoga alla giapponese Daigo Fukuryu Maru - si mescolano a quelli di aerei, a coralli frusta alti otto metri, a un reef tappezzato di acropore, a squali grigi e pinna bianca di barriera. In questo universo incantato, dove l'esplosione atomica del 1954 portò l'acqua della laguna a raggiungere una temperatura di 55'000 gradi, la vita è tornata, ma... il 42% delle specie preesistenti agli esperimenti, oggi manca all'appello.