La scoperta

L’amicizia uomo-cane è questione di genetica

Uno studio condotto negli Stati Uniti getta nuova luce sull’origine di un legame speciale, che risale a quasi 40.000 anni fa.
Uno studio condotto negli Stati Uniti getta nuova luce sull’origine di un legame speciale, che risale a quasi 40.000 anni fa.
Red. Online
12.07.2021 18:30

Ma perché proprio il cane, tra tutti gli animali, ci sa comprendere tanto bene, come se viaggiassimo costantemente sulla stessa linea d’onda? Da decenni si cerca di dare risposta a questa domanda. Si continua a rimanere esterrefatti di fronte a un legame così singolare – ineguagliabile, considerato il rapporto che l’uomo ha con altre specie animali – e che risale a quasi 40.000 anni fa.

Ora uno studio condotto dai ricercatori della Arizona School of Anthropology e pubblicato su Current Biology sembrerebbe avvicinare la questione a una soluzione: i cani potrebbero accompagnare la vita dell’uomo per una predisposizione genetica. E se detto così potrebbe suonare strano, semplicemente la capacità che questi animali hanno di reagire in modo conforme agli stimoli dell’uomo è qualcosa di innato, che poi si sviluppa ancora meglio con il tempo, magari attraverso un addestramento mirato. L’abilità di interazione che cuccioli di appena due mesi presentano in termini di attenzione ai movimenti delle mani e ai suoni provenienti dalla bocca degli esseri umani ha portato gli studiosi a supporre che ci debba essere qualcosa, nei nostri amici, che da sempre li rende fedeli. E questo qualcosa potrebbe essere proprio la genetica.

I ricercatori hanno constatato che, fra 375 esemplari da allevamento, l’interazione con l’uomo non mantiene uno standard costante. Ciò permetterebbe di ipotizzare che a rendere il cane più o meno attento a noi sia una predisposizione singolare, biologicamente intrinseca, più che fattori ambientali quali l’addestramento. Certo la realtà di un’amicizia meravigliosa come quella che sboccia presto fra l’uomo e il cucciolo trova poi conferme nella quotidianità, più che nei dati che, in confronto all’esperienza comune, appaiono scarsi. Del resto un tale legame esiste ed è reale. E se anche non dovesse essere provato «fino ai geni» – come ci si auspica – rimane un dato di fatto, sotto gli occhi di tutti: forse unico nel regno animale, dà luogo a un’intesa straordinaria.