Le farfalle sono poetici aerei colorati

Belle, bellissime e... tanto fragili. Le farfalle, conosciute nella comunità scientifica con il nome di lepidotteri, piacciono a tutti o quasi. Nei secoli hanno ispirato celebri versi: da «Le farfalle ballano velocemente un ballo rosso nero arancione verde azzurro bianco granata giallo violetto nell’aria, nei fiori, nel nulla» («Mattino d’estate» di Pablo Neruda) a «Ma da queste profonde ferite usciranno farfalle libere» («Farfalle libere» di Alda Merini) i lepidotteri sono di volta in volta metafora d’estate, di libertà, di rinascita, d’amore, di fragilità, d’emozione, dell’effimero e finanche del ricordo. Tornando alla sostanza dietro la metafora: come sono fatte le farfalle e, soprattutto, come stanno le popolazioni svizzere? Ne abbiamo parlato con Marco Nembrini, biologo e coordinatore cantonale per il gruppo «Lepidotteri diurni e Zigene».
Signor Nembrini, l’estate è tempo di farfalle e di escursioni nella natura. Il Ticino è terra di fondovalle e di picchi alpini. Quali sono le specie di lepidotteri che è più facile osservare alle varie quote?
«Le 216 specie di farfalle diurne (o lepidotteri diurni) autoctone segnalate attualmente in Svizzera appartengono alla categoria di insetti più familiari e più amati dal grande pubblico. Alle nostre latitudini i lepidotteri diurni si possono osservare quasi ovunque: nei boschi e nei prati, nelle zone golenali e nelle paludi, sulle scarpate e nei giardini e persino sulle morene dei ghiacciai. La stragrande maggioranza delle farfalle, tuttavia, vive nei prati e pascoli ricchi di fiori, così come lungo gli orli, le siepi e i margini dei boschi. Nel corso dell’anno e in base alle differenti quote altitudinali, assistiamo ad un susseguirsi di cambiamenti poiché ogni specie presenta una fenologia tipica: alcune sono osservabili esclusivamente in primavera dal mese di aprile, altre sono estive e tardo estive. Per i lepidotteri la stagione in pianura termina verso al fine di settembre, mentre in montagna si assiste ad un declino già a partire dalla fine di agosto. In questo periodo estivo dell’anno, caratterizzato da passeggiate in montagna, si notano grandi movimenti color marrone sui prati di montagna: si tratta delle numerose specie appartenenti alla famiglia degli Erebidi. Queste specie hanno ali color marrone scuro, tinta che permette loro di scaldarsi rapidamente e quindi di affrontare ambienti di alta quota dove si deve approfittare al massimo dell’irraggiamento solare e del breve periodo vegetativo. La pieride del biancospino (Aporia crataegi) è molto diffusa e facile da osservare a tutte le quote, così come la pafia (Argynnis paphia), o l’occhio di pavone (Inachis io), quest’ultima con quattro vistose macchie colorate sulle ali che fungono da dissuasori contro i predatori.

Le primizie appaiono in pianura e sulle colline in primavera: si tratta di esemplari adulti svernanti come la vanessa delle ortiche (Aglais urticae) o l’atalanta (Vanessa atalanta) o la cedronella (Gonepteryx rhamni). Per quest’ultima specie è possibile osservare esemplari in volo, nelle giornate miti, anche in pieno inverno. Altra tipica specie primaverile è l’aurora (Anthocaris cardamines), riconoscibile dalla macchia arancione sull’ala anteriore nei maschi. Il fondovalle del nostro Cantone, pur ospitando habitat ideali per le farfalle quali prati, margini di bosco e aree golenali, non esprime il suo reale potenziale in termini di biodiversità poiché la progressiva intensificazione agricola e la continua trasformazione di superfici verdi in spazi urbanizzati ha determinato una regressione continua delle popolazioni di specie rare e protette. La banalizzazione del territorio e la sua frammentazione è una minaccia anche per le specie attualmente non ancora esposte alla minaccia di estinzione.»

Quante specie di farfalle ci sono in Ticino? Nella composizione delle biocenosi si osservano differenze sostanziali tra Ticino e resto della Svizzera?
«Nel nostro Cantone sono presenti numerose specie, quasi il 90% di quelle presenti in tutti la Svizzera. Sembrerebbe esagerata questa affermazione, ma - come avviene anche per altri gruppi faunistici - la posizione del nostro territorio a cavallo tra l’arco alpino e il Mediterraneo fa sì che vi sia l’incontro e la fusione di condizioni climatiche alpine e temperate, generando habitat per specie tipiche del Nord e del Sud dell’Europa. Inoltre, la grande variabilità specifica è dovuta soprattutto alla conformazione verticale del nostro territorio: si passa rapidamente da ambienti planiziali di fondovalle ad ambienti prativi alpini, dove ogni specie trova la propria nicchia ecologica. La somma di questa diversità climatica e strutturale è la risultante della grande varietà specifica.»
Quali sono le specie più rare e quali le più vistose in termini di bellezza visiva?
«Tra le specie più appariscenti cito il macaone (Papilio machaon) o il podalirio (Iphiclides podalirius), facili da osservare in questo periodo dell’anno, mentre quelle rare sono molteplici, ad esempio la baccante (Lopinga achine) che vive localmente in particolari biotopi quali radure di boschi e boschi chiari termofili dalla pianura a 1.150 m; Erebia flavofasciata che vive su pendii erbosi soleggiati anche molto ripidi tra 1.700 e 2.400 m, le cui popolazioni solo estremamente localizzate in poche zone del Canton Ticino; la ilia (Apatura ilia), specie minacciata dal taglio dei pioppi e dei salici lungo i corsi d’acqua. Quest’ultima presenta nei maschi dei riflessi cangianti viola molto marcati, tale effetto è dovuto alla particolare forma della superficie delle squame alari che riflettono questa lunghezza d’onda della luce solare.»

Le farfalle sono particolarmente sensibili all’inquinamento atmosferico o sono altri i fattori di rischio per la loro sopravvivenza?
«Le esigenze ecologiche di molte specie sono estremamente elevate, essendo vincolate ad ambienti con condizioni biotiche e abiotiche molto specifiche. Se da un lato la frequentazione di un determinato habitat è principalmente legata alla presenza delle piante di cui si nutrono i bruchi e gli insetti adulti, dall’altra anche le caratteristiche pedologiche, topografiche e climatiche, l’intensità del soleggiamento e il tasso di umidità svolgono un ruolo importante. Inoltre, la maggior parte delle specie dipende da una particolare microstruttura della vegetazione, che varia in funzione dello stadio di sviluppo larvale (uovo, bruco, crisalide, imago). Spesso, è necessaria una grande varietà di habitat (o di microhabitat) perché queste specie possano portare a termine l’intero ciclo del loro sviluppo. Le Farfalle diurne e le Zigene sono quindi particolarmente sensibili a qualsiasi modificazione nella qualità del loro ambiente. Le minacce principali per la lepidotterofauna svizzera sono oggi rappresentate dall’urbanizzazione e dall’intensificazione agricola che, dopo aver causato l’estrema rarefazione e la frammentazione degli habitat favorevoli a bassa quota, oggi colpiscono duramente le regioni di media e anche alta montagna. Se non verranno adottate misure tempestive per contrastarne gli effetti, non v’è dubbio che l’elenco delle specie inserite nella prossima Lista Rossa si allungherà sensibilmente. Inoltre, buona parte delle specie della fauna europea di farfalle diurne è esposta alle ripercussioni del cambiamento climatico: esso ha ripercussioni negative per le specie igrofile (amanti dell’umidità) e criofile (amanti del freddo) che si caratterizzano per un basso limite di tolleranza alle variazioni termiche. È il caso per le specie di media e alta quota, poco mobili, estremamente specializzate (tipiche soprattutto delle torbiere e delle plaudi) e isolate su aree poco estese; queste potrebbero effettivamente andare incontro a un deterioramento delle loro condizioni di vita: inaridimento del loro habitat in seguito all’intensificarsi dei periodi di siccità estiva, modificazione concomitante della natura e della struttura della vegetazione in loco, eventuale scomparsa delle loro piante ospiti. Le specie che oggi vivono essenzialmente o esclusivamente ad alta quota finiranno relegate in habitat sub-ottimali e sempre più ristretti a causa della risalita in quota di specie di mezza montagna fortemente concorrenti o, per quanto riguarda le specie criofile, a causa della loro scarsa capacità di adattamento ai rialzi termici. Questi fenomeni sono stati osservati negli ultimi 15 anni, durante i quali hanno guadagnato terreno in particolare le specie termofile (che amano il caldo). Ad esempio, la farfalla Cupido argiades beneficia delle estati più calde originate dai cambiamenti climatici e si sta diffondendo in tutto l’Altopiano centrale. Le specie di alta montagna amanti del freddo, come Oeneis glacialis, invece, stanno regredendo, afflitte dalle alte temperature e pressate dai concorrenti che penetrano nelle zone d’alta quota. Questo esempio è un evidente conseguenza del riscaldamento globale sulla biodiversità. Il quadro generale della situazione dei lepidotteri diurni in Svizzera conferma che le specie più frequenti stanno avanzando mentre che per le specie rare si presenta un quadro completamente diverso. La loro situazione si è ulteriormente deteriorata in molti casi, come dimostrano le recenti indagini condotte nell’ambito della Lista Rossa. Il 35% di tutte le specie di farfalle diurne in Svizzera sono ormai considerate minacciate.»

Quale è il ruolo dei lepidotteri nell’ecosistema?
«I lepidotteri diurni giocano un ruolo quali impollinatori, pertanto contribuiscono come altri insetti al successo della riproduzione vegetale di specie entomofile, ovvero quelle piante per cui l’impollinazione avviene ad opera di insetti. Non di meno i lepidotteri nella fase adulta sono delle prede, di cui si cibano ad esempio gli uccelli o altri insetti. Alcune specie di lepidotteri sono invece dei parassiti: quelle appartenenti al genere Maculinea trascorrono il primo stadio di bruco su piante nutrici e successivamente completano lo sviluppo prevalentemente nei formicai di alcune specie che parassitizzano. I bruchi vengono prelevati dalle formiche, che sono ghiotte delle secrezioni zuccherine prodotte da organi specializzati della larva di farfalla e inibite nel comportamento aggressivo da un’ulteriore sostanza (un feromone) elaborata dal bruco. Fino allo sfarfallamento dell’adulto il ciclo vitale si compie entro i formicai. Le larve di farfalla continuano a nutrirsi di uova di formica e svernano nei nidi fino alla primavera successiva quando avviene lo sfarfallamento. Altre specie appartenenti alla famiglia dei Licenidi (specie generalmente piccole, spesso di colore cangiante dove prevalgono l’azzurro e l’arancio) vivono in simbiosi con alcune diverse specie di formiche: i bruchi di queste specie intrattengono rapporti di mirmecofilia con questi insetti sociali. Questi esempi ed altri dimostrano che i lepidotteri diurni assumo svariati ruoli nel complesso ecosistema, pertanto la loro presenza è imprescindibile al mantenimento di un naturale equilibrio.»

In cosa consiste il suo lavoro di studio, ricerca e salvaguardia dei lepidotteri?
«Lo studio, la ricerca e la salvaguardia dei lepidotteri diurni fa parte del vasto campo dell’entomologia, ovvero lo studio degli insetti. Il gruppo faunistico dei lepidotteri è particolarmente sensibile poiché come detto precedentemente è sotto pressione a causa di vari fattori negativi. Pertanto, il mio contributo, in collaborazione con gli enti federali (Ufficio Federale dell’Ambiente) e cantonali (Ufficio della Natura e del Paesaggio e Museo Cantonale di Storia Naturale), è quello di coordinare, approfondire e implementare studi e progetti che possano garantire lo stato dell’attuale biodiversità, prevenire la scomparsa di specie rare e migliore lo status di quelle in via di estinzione. In particolare, si sviluppano strategie operative per le specie maggiormente minacciate che si traducono in progetti esecutivi per il recupero o la riqualificazione dei loro habitat. I lepidotteri sono intimamente legati e reagiscono rapidamente ai cambiamenti strutturali della vegetazione, è inoltre utilizzato quale strumento di monitoraggio: infatti la loro presenza e composizione specifica all’interno di determinate tipologie di ambienti naturali e semi naturali, è un indicatore di qualità biologica.»
Funzionano veramente i tanto reclamizzati «fiori attira farfalle» che si trovano sotto forma di semenza per abbellire terrazzi e giardini?
«La fase adulta delle farfalle, quelle che tutti osservano, è la più breve. In questo periodo di vita l’adulto si ciba del nettare dei fiori, pertanto le specie vegetali mellifere (ovvero quelle che producono nettare) sono quelle che attraggono le farfalle. La forma migliore per favorire le farfalle nel proprio giardino è quella di estensificare la gestione del proprio prato verde lasciando fiorire le specie selvatiche o riservando alcuni angoli o strisce di prato alla biodiversità, tosandoli solo alla fine dell’estate. Anche la presenza di vegetazione arbustiva (ad. es. rovi), zone inselvatichite e piccole strutture a terra quali cumuli di ramaglie, rivestono un ruolo importante. In assenza di un giardino, sostituire alcuni vasi contenenti specie ornamentali con vasi fioriti è sicuramente un gesto a favore di questo gruppo faunistico: attenzione però ad utilizzare unicamente sementi prodotte localmente con specie autoctone poiché non tutto quello viene proposto in commercio è adatto al raggiungimento dello scopo.»

Ha qualche aneddoto, ricordo o curiosità che vuole condividere con noi?
«Quando si eseguono monitoraggi o censimenti della fauna si passa parecchio tempo sul campo a scandagliare e determinare tutto ciò che si muove, al fine di verificare la presenza o l’assenza delle specie oggetto della ricerca. Mi ricordo un’estate molto calda e afosa alla ricerca di una specie particolare: l’eros (Polyommatus eros). Ore e ore senza osservare un solo individuo. A fine giornata, gettata ormai la spugna, mi prendo un’ultima pausa, prima di affrontare la lunga camminata per rientrare in ufficio. Proprio in quel momento sull’avambraccio si posa un individuo attratto dai sali minerali presenti nelle gocce di sudore: era proprio la specie tango agognata, quasi fosse un segno del destino.»