Parco giochi per caninovità nel Locarnese
GORDOLA - I più se li immaginano ancora dotati di guinzagli, gabbie e veicoli speciali arrivare solerti sul territorio per soccorrere qualche quattrozampe in difficoltà. Beh, certo, è uno dei loro compiti. Ma il lavoro è cambiato parecchio negli ultimi anni e spesso le sedi delle società di protezione degli animali sono diventate veri e propri centri di competenza del settore. Ne è un esempio Cà Speranza a Gordola, dove – oltre ad accogliere cani, gatti e rappresentanti di altre specie rimasti senza casa oppure in pensione – negli ultimi tempi sono stati sviluppati nuovi servizi, ideati per adeguarsi al mutare delle esigenze di molti proprietari. Anche se, forse, a cambiare non sono state tanto le necessità, quanto la percezione di coloro che ospitano un animale sotto il proprio tetto. «Soprattutto chi ha un cane – spiega al Corriere il dottor Mauro Cavalli, veterinario e membro di comitato della Società protezione degli animali di Locarno e Valli (Spalv) – dovrebbe evitare di lasciarlo solo per troppe ore. È ormai assodato che la mancanza di contatti provoca spesso disturbi comportamentali, che possono diventare difficili da gestire». Non bastano, insomma, una passeggiatina di mezz’ora e il pasto quotidiano. Fido ha bisogno di essere davvero accudito, di interagire. «Per almeno due o tre ore al giorno – aggiunge Cavalli –. E anche di entrare in relazione con altri cani». Un’esigenza che – soprattutto per chi lavora – non è sempre facile da soddisfare. La Protezione animali se n’è resa conto entrando in contatto con i tanti proprietari che le affidano in pensione i propri beniamini durante periodi prolungati di assenza (soprattutto per le vacanze). «Da qui l’idea – spiega ancora il nostro interlocutore – di introdurre un servizio di cure giornaliere». La pensione diurna è disponibile, su prenotazione allo 091/859.39.69, dal lunedì al venerdì, a partire dalle 7 e fino alle 18.30, con un costo di 20 franchi a giornata. Vi è anche la possibilità di lasciare il proprio animale per mezza giornata. I quattrozampe, oltre ad essere accuditi dal personale specializzato, hanno la possibilità di interagire con gli altri cani e, durante la bella stagione, di trascorrere la maggior parte del tempo all’esterno. Introdotto da poco, si tratta di un servizio apprezzato da molti proprietari.
Sempre legata alla necessità dei cani di poter correre in libertà e, soprattutto, di avere contatti con i propri simili è anche la seconda novità proposta dalla Spalv: un vero e proprio parco giochi. «Con l’introduzione delle nuove normative – spiega il membro di comitato della società – i proprietari non hanno più la possibilità di liberare i propri cani fuori dalle zone apposite, il che per alcuni complica le cose. Soprattutto quando si possiede un animale che non va d’accordo con tutti e quindi diventa problematico se introdotto nelle aree dove il guinzaglio non è obbligatorio». Anche questi animali, però, hanno bisogno di potersi sfogare. Da qui la creazione a Cà Speranza di un vero e proprio parco per cani. Si tratta di un terreno recintato, dotato di spazio coperto, giochi interattivi e, addirittura, di una piscina, dove Fido può sfogarsi, magari in compagnia di qualche consimile con il quale va d’accordo. Il tutto, ovviamente, accompagnato dal suo proprietario. Anche in questo caso è necessaria la prenotazione telefonica (al numero indicato in precedenza) e l’utilizzo è a offerta libera. E mentre gli animali giocano, pure gli umani hanno la possibilità di socializzare.
Per il resto l’attività della Protezione degli animali locarnese ricalca la tradizione, con il soccorso ai quattrozampe in difficoltà e il servizio delle pensioni. Com’è la situazione delle emergenze, chiediamo al nostro interlocutore? «Il fenomeno degli abbandoni di cani – risponde il dottor Cavalli – non esiste praticamente più. Ne troviamo mediamente uno o due all’anno. Siamo però sempre chiamati a far fronte a quello delle rinunce oppure della presa a carico nei casi di decesso dei proprietari».
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda i gatti, il cui randagismo è una situazione ancora presente sul nostro territorio. «Ve ne sono diverse colonie – chiarisce il veterinario – sia nell’agglomerato sia nelle valli. Il nostro compito è quello di monitorarle e ogni anno effettuiamo diverse campagne di cattura. In tal modo ci è possibile verificare lo stato di salute, castrare i maschi e sterilizzare le femmine, che vengono poi rimessi in libertà nello stesso luogo, in modo che quest’ultimo non venga occupato da altri animali non controllati». Fondamentale, poi, mantenere costante il numero di esemplari; un loro aumento eccessivo metterebbe infatti in pericolo la biodiversità. «Ma – conclude Cavalli – si tratta anche di un compito finanziariamente molto oneroso, solo in parte coperto dai contributi comunali».