Con il naso all’insù

Storia di una capinera libera in natura

Dalle metafore letterarie di Verga alla presenza in natura su suolo elvetico
Il capino nero contraddistingue la Sylvia atricapilla
Martina Ravioli
21.09.2020 10:00

Tutti abbiamo sentito almeno una volta il nome di questa specie, non fosse altro che per le lezioni di letteratura italiana.
Giovanni Verga, infatti, ha intitolato “Storia di una capinera” il suo celebre romanzo epistolare. La storia, in realtà, non parla di un uccellino, ma di una ragazza costretta a prendere il velo monacale. È lo stesso scrittore, all’inizio del testo, a svelare l’arcano: “Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifuggiva in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell’azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. (...) Dopo due giorni chinò la testa sotto l’ala e l’indomani fu trovata stecchita nella sua prigione.(...) Era morta perché in quel corpicino c’era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete. (...) Ecco perché l’ho intitolata: Storia di una capinera.”. Il paragone tra l’animale in gabbia e la monacazione forzata è evidente e invita alla riflessione.

In Svizzera, fortunatamente, vivono tra le 700.000 e le 800.000 coppie di capinera in natura e, grazie alla sua spiccata adattabilità, la specie non dovrebbe neppure in futuro presentare difficoltà o rischi di diminuzione della popolazione

Le caratteristiche
La Sylvia atricapilla è lunga circa 15 cm, con un’apertura alare di 22-24 cm e un peso di una ventina di grammi. Il dimorfismo sessuale è evidente, con il maschio caratterizzato dal capo nero, mentre nella femmina questo è marrone chiaro. Il resto del piumaggio è uniforme sui toni del grigio e non presenta macchiettature.
Qui è possibile ascoltare il canto della capinera. Dolce, gorgogliante e cristallino, lo si sente di frequente anche in parchi e giardini, tanto da farne una delle specie del programma “Uccelli dei giardini” di Ficedula.

L’ambiente
La capinera è una specie migratrice ed è presente in Svizzera da marzo a fine settembre, Proprio in questo periodo inizia la migrazione del grosso degli esemplari, mentre alcuni, occasionalmente, rimangono a svernare sul suolo elvetico. Tipicamente passa l’inverno in Africa, a nord del Sahara. Quando è presente alle nostre latitudini la si trova uniformemente diffusa in tutta la Svizzera sia in zone urbane che nei boschi con fitto sottobosco che sono il suo habitat d’elezione.

La riproduzione
Questo uccellino nidifica prevalentemente attorno ai 500 metri di quota, ma osservazioni puntuali hanno trovato traccia di nidificazione fin verso i 2.000 metri di altitudine. Il nido è piccolo e nascosto nei cespugli. Vengono deposte da 3 a 6 uova biancastre con macchie brune che sono covate per 13-14 giorni. I piccoli si involano entro le due settimane di vita e questo permette, se le condizioni ambientali e climatiche lo consentono, di portare a termine una seconda covata durante la stagione.

La nutrizione
Si nutre di ragni e piccoli insetti, ma durante l’autunno integra con frequenza la sua alimentazione con bacche e frutta.

Scheda zoologica
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Sylviidae