Tigre siberiana selvaggia... addio

La Cina festeggerà il prossimo anno della tigre nel 2022, ma le ultime notizie che giungono dalla provincia nordorientale del Jilin concernenti la tigre siberiana (o dell'Amur), lasciano ben poco spazio alla speranza. In questa regione, infatti, le tigri che vivono allo stato selvaggio potrebbero scomparire nei prossimi 10-20 anni. Basti pensare che 70 anni fa erano più di 300 e che oggi il loro numero si aggira tra 18 e 22. Cosa ha determinato questo tracollo della specie? Il bracconaggio, certo, ma anche la caccia illegale a quelle che, in natura, sono le prede naturali delle tigri - cervi, lepri, pernici, fagiani - e un uso intensivo e sconsiderato del territorio (leggasi: taglio indiscriminato delle foreste).
A dirlo è Zhu Chunquan, direttore delle operazioni di conservazione della biodiversità del WWF in Beijing. "La caccia agli animali selvatici, che costituiscono la principale fonte di sostentamento delle tigri siberiane, è la minaccia più seria per la loro sopravvivenza". Da notare che sia nel Jilin, sia nel Heilongjiang, questa pratica è proibita dal 1996, ma ciò non ha impedito ai cacciatori di frodo di colonizzare e disseminare con trappole di ogni tipo le montagne delle due province, da sempre habitat naturale delle tigri siberiane. Il WWF ha constatato che ci sono circa 1,6 trappole ogni 10 chilometri. "Ogni anno - ha precisato Zhu - volontari dell'organizzazione s'impegnano in campagne volte ad eliminare le trappole, ma... siamo ormai consapevoli del fatto che da soli non ce la faremo". Inoltre il Wwf denuncia anche che molte riserve sono mal gestite, con poco personale e non qualificato, e con poco controllo cosicchè i bracconieri possono fare razzie.
Obiettivo: cooperazione tra Russia e Cina
L'unica via di scampo per le tigri siberiane di quest'estrema regione della Cina è, secondo il WWF, che Cina e Russia riescano a cooperare. Nell'estremo Est della Russia esiste, ad esempio, una popolazione di 500 tigri siberiane. Favorire il loro passaggio tra i due Paesi permetterebbe alle "sopravvissute" del Jilin di poter tentare nuovi accoppiamenti e quindi una ripresa della specie. Resta indispensabile, è ovvio, anche una cooperazione sul fronte del bracconaggio e dello sfruttamento del territorio all'insegna dello spirito di San Pietroburgo (vd suggeriti) che tante speranze accese nei cuori di chi ama questi splendidi felini. L'Amministrazione forestale cinese ha assicurato che presterà grande attenzione alla cooperazione internazionale e ha fatto notare di aver già siglato accordi di collaborazione con India e Russia. Se così non fosse saremo costretti a pensare alle tigri siberiane della Cina solo come a quelle rinchiuse nel "parco" di Harbin (vd video).