Scoperte

Un altro mammifero si illumina al buio

Alla lista degli animali che si «colorano», se sottoposti a luci UV, si aggiunge anche la lepre salterina. Gli scienziati cercano il perché.
Alla lista degli animali che si «colorano», se sottoposti a luci UV, si aggiunge anche la lepre salterina. Gli scienziati cercano il perché
Red. Online
12.04.2021 18:30

Nonostante l’uomo conviva con altri mammiferi dalla sua comparsa, circa 300.000 anni fa, le scoperte su questi esseri viventi continuano ancora oggi. L’ultima riguarda i mammiferi biofluorescenti: il primo a essere stato scoperto nel 2020 è l’ornitorinco, che, se messo sotto una luce ultravioletta, si illumina di verde. Dopo di lui, è risultato che anche dei marsupiali (e altri animali endemici dell’Australia) condividevano con lui questa caratteristica. A questa lista si è recentemente aggiunta anche la lepre saltatrice.

Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports, infatti, anche questo mammifero è biofluorescente e brilla di rosso sotto una luce ultravioletta. Prima di proseguire, è necessario chiarire che con il termine «fluorescenza» si intende la capacità di un corpo di assorbire radiazioni elettromagnetiche ultraviolette (le cosiddette UV) e riemetterle sotto forma di luce visibile. Se è un essere vivente si parla di biofluorescenza. Tale fenomeno non è da confondere con la bioluminescenza, un processo in cui la produzione di luce dipende da reazioni chimiche interne all’organismo (come, per esempio, le lucciole).

Dal momento in cui l’ornitorinco è risultato essere biofluorescente, si è iniziato a cercare con più insistenza gli altri mammiferi che, sottoposti a una luce UV, si «colorano». In pochi mesi ne sono stati scoperti diversi e questo dato fa sospettare che il fenomeno sia molto più diffuso tra i mammiferi di quanto non si pensasse. Tale teoria viene alimentata ancora di più dal fatto che la lepre saltatrice è il primo mammifero con questa proprietà a non essere di «origine australiana». Le due specie che hanno questa proprietà, infatti, vivono in Sud Africa, in Kenya e Tanzania.

Grazie allo studio, si è appurato che la sua pelliccia, se illuminata con raggi UV, risulta coperta da chiazze rosse che, a detta degli autori, potrebbero servirle per nascondersi dai predatori che possono vedere anche le frequenze luminose UV. Ma questa è solo un’ipotesi, e potrebbe non essere l’unica. Secondo i ricercatori, infatti, potrebbe anche trattarsi di un modo per individuare un potenziale partner al buio, durante il periodo degli accoppiamenti. Secondo altri esperti, invece, non sussistono un’utilità o un significato vero e proprio, in quanto sarebbe più una caratteristica «casuale». Altri ancora ritengono che sia sintomo di qualche patologia. In conclusione, ora che si è scoperto il fenomeno, resta da appurare con certezza il motivo della sua comparsa.