Veleno di serpente, bava di rospo e poi?

Rettili e anfibi popolano la nostra immaginazione oltre che il nostro territorio. Come dimenticare Sir Biss, l’arguto e brontolone consigliere del Principe Giovanni nel film d’animazione Disney del 1973: «Robin Hood»? O l’ipnotico Kaa, l’enigmatico (e affamato) pitone de «Il libro della giungla» del 1967? E che dire dei due ranocchi protagonisti del divertentissimo «La principessa e il ranocchio» del 2009, accompagnati dall’alligatore Louis? L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma ancora più sorprendenti dei loro corrispettivi animati, e maggiormente degni di attenzione, sono gli animali in carne ed ossa. Per capire quale è la situazione ticinese dell’erpetofauna, abbiamo intervistato Tiziano Maddalena, zoologo, e Marco Nembrini, biologo, entrambi corrispondenti regionali del Centro di coordinamento per la protezione degli Anfibi e dei Rettili in Svizzera (karch) che gestisce e aggiorna la banca dati faunistica nazionale su mandato dell’Ufficio federale dell’Ambiente (UFAM) oltre ad avere il compito di sostenere e coordinare le attività volte allo studio e alla protezione di rettili e anfibi indigeni e dei loro habitat naturali.
Signor Maddalena, Signor Nembrini, siete i corrispondenti regionali del «Centro di Coordinamento per la Protezione degli Anfibi e dei Rettili in Svizzera (karch)». In cosa consiste l’attività in Ticino? Come avviene il coordinamento nazionale ed, eventualmente, quello internazionale?
Maddalena: «Il KARCH ha come scopo principale il coordinamento delle attività di protezione di Anfibi e Rettili a livello nazionale. A livello regionale in ogni Cantone il KARCH è rappresentato dai suoi corrispondenti regionali che per il Ticino sono due. Per gli anfibi il mio ruolo principale è quello di promuovere e coordinare le attività di censimento, studio e protezione degli anfibi del nostro Cantone in collaborazione con l’Ufficio della natura e del paesaggio e il Museo di storia naturale. Mi occupo per esempio di organizzare le azioni di primaverili di salvataggio di anfibi sulle strade (in collaborazione con i volontari e con il WWF), oppure di fornire consulenza all’Ufficio natura paesaggio per quanto concerne dei progetti che interessano gli anfibi o di rispondere alle domande del pubblico e dei giornalisti.»
Nembrini: «Il mio ruolo quale corrispondente regionale del Karch per il settore dei rettili è quello di fornire supporto e consulenza specialistica all’ente pubblico, alle istituzioni e ai privati su temi che riguardano la protezione di questi animali, restando in contatto diretto con la sede principale. La mia consulenza spazia dal fornire semplici indicazioni su come comportarsi nel caso di ritrovamenti di un singolo animale da parte di cittadini, fino alla valutazione degli impatti negativi generati dalla realizzazione di nuove infrastrutture viarie o di altro tipo sulle popolazioni di rettili e alle relative misure di protezione da adottare. Unitamente vi è anche un contributo continuo nella divulgazione e nella didattica, come è il caso per questa intervista. Il sito internet del KARCH è l’unica fonte ufficiale e istituzionale in merito alla protezione e conservazione dei rettili in Svizzera. I collaboratori regionali del Karch sono gli interlocutori per eccellenza e sono a conoscenza delle particolarità locali e regionali dei cantoni che rappresentano.»

Come descrivereste la situazione attuale di rettili e anfibi nella Svizzera italiana?
M. «Per quanto concerne gli anfibi il Ticino è relativamente povero di specie (attualmente ne contiamo 12 rispetto alle 20 presenti in Svizzera ). Per contro ben 6 delle nostre specie sono presenti unicamente in Ticino o nel vicino Moesano, per cui abbiamo un ruolo importante per la salvaguardia della biodiversità nazionale. Gli anfibi sono strettamente dipendenti dalla presenza di stagni per riprodursi e visto che gran parte delle specie vivono nelle zone di pianura, che sono quelle maggiormente sotto pressione per via delle attività umane, c’è stata un’importante perdita di biotopi umidi. Per fortuna negli ultimi decenni la tendenza è leggermente migliorata con importanti opere di recupero e valorizzazione dei biotopi esistenti e con la loro messa in rete.»
N. «Il Canton Ticino ospita il maggior numero di specie di rettili a livello svizzero, ben 12 specie sulle 16 presenti a livello nazionale. Delle 12 specie ticinesi, 5 sono distribuite in Svizzera quasi esclusivamente in Ticino: si tratta della natrice tassellata (Natrix tassellata), del biacco (Hierophis viridiflavus), del saettone o colubro di Esculapio (Zamenis longissimus), dell’orbettino italiano (Anguis veronensis) e del ramarro (Lacerta bilineata). La quasi totalità delle specie ticinesi (10 specie su 12) è iscritta nella Lista Rossa degli animali minacciati della Svizzera. Possiamo quindi considerare che il nostro territorio è una peculiarità a livello nazionale e un hotspot in termini di diversità specifica. In generale, negli ultimi anni i rettili hanno mostrato una notevole regressione su tutto il territorio nazionale, tanto che l’80% delle specie è considerato in pericolo e conseguentemente iscritto nella Lista Rossa dei Rettili minacciati in Svizzera, si tratta quindi di una situazione allarmante. I serpenti sono tra gli animali maggiormente minacciati in Svizzera.»

Quali sono gli obiettivi principali raggiunti negli ultimi anni nello studio e nella salvaguardia di rettili e anfibi e quali quelli del prossimo futuro?
M. «In oltre 20 anni di impegno sono stati fatti molti progressi, in particolare nell’allestimento di inventari che permettono di salvaguardare le diverse specie mettendo sotto protezione le zone dove gli anfibi si riproducono. Inoltre sono stati intrapresi diversi interventi sul campo per ripristinare o valorizzare i vari biotopi e per migliorare i collegamenti tra i diversi habitat degli anfibi. In futuro si intende proseguire con questo sforzo in quanto non basta proteggere i siti di riproduzione, ma occorre pure gestirli correttamente dato che la loro sopravvivenza dipende anche dai nostri interventi visto che non ci sono più le dinamiche naturali di una volta che garantivano il continuo rigenerarsi di stagni, pozze e lanche. Inoltre occorrerà proseguire negli sforzi per permettere agli anfibi di migrare tra i siti di svernamento e quelli di riproduzione per esempio risanando ancora ulteriori tratti di strade con appositi sottopassi e barriere.»
N. «Tutte le specie di rettili presenti in Ticino sono dichiarate protette sia a livello federale sia cantonale; la loro protezione è quindi un obbligo sancito dalla legge: sono dichiarate “assolutamente protette”, rispettivamente “protette” dalla Convenzione di Berna, ratificata e in vigore in Svizzera. Uno dei primi strumenti di protezione, entrato in vigore nel 1996, è l’inventario degli spazi vitali di Rettili del Cantone Ticino (ISVR). Questo imponente inventario ha avuto il pregio di aver gettato le basi per la conservazione dei rettili nel Cantone Ticino, sintetizzando e definendo gli spazi vitali per tutte le specie sul territorio ticinese. Inoltre, esso rappresenta un valore scientifico imprescindibile. In Ticino sono attualmente noti e inventariati 273 spazi vitali di rettili. A partire da questo inventario sono stati in seguito definiti oggetti meritevoli di conservazione sui quali sono stati allestiti progetti di valorizzazione mirati alle specie bersaglio. Da qui è nato ad esempio il piano d’azione specifico per la Natrice tassellata, un serpente legato ai corsi d’acqua e alle rive dei laghi, oppure è in corso la definizione di comparti territoriali importanti per la conservazione di questo gruppo faunistico poiché ospitano un numero elevato di specie (hotspot). Ricordo anche il progetto attualmente in corso per il rafforzamento delle popolazioni della Testuggine d’acqua (Emys orbicularis), unica specie di tartaruga acquatica autoctona. In tutti i progetti di recupero degli ambienti naturali, di rivitalizzazione dei corsi d’acqua e delle rive lacustri, c’è spazio per interventi mirati alla tutela delle specie di rettili. La lista dei progetti in corso o in divenire è assai lunga e interessante, ed è gratificante osservare a distanza di tempo la ricomparsa di specie rare all’interno di comparti rinaturati, come è stato il caso di due corsi d’acqua recentemente rivitalizzati sul territorio di Claro (il Canva e il Ragon), dove ha fatto ritorno la natrice tassellata, premiando e incoronando l’investimento profuso.»

I rettili sono animali affascinanti, ma che incutono spesso timore. È giustificato? Quante e quali sono le specie realmente pericolose, come riconoscerle e come comportarsi? Anche gli anfibi a volte sono oggetto di avversione e vengono considerati pericolosi per gli animali domestici. È vero? Come comportarsi se si trovano anfibi o rettili nel proprio giardino?
M. «Gli anfibi hanno una pelle umida e delicata e per proteggerla secernono sostanze che possono essere irritanti se vengono ad esempio a contatto con gli occhi. La salamandra con i suoi vistosi colori segnala appunto che non è commestibile e in effetti cani e gatti se ne guardano bene di toccarla. Comunque da noi non vi sono specie veramente pericolose come quelle presenti ai Tropici e siamo piuttosto noi (o i nostri cani e gatti) che rappresentiamo un pericolo per gli anfibi»
N. «Sì è vero i rettili sono affascinanti, non solo per l’aurea misteriosa e il forte simbolismo attribuito dalle varie culture e religioni, accompagnate da storie fantasiose e archetipi, ma soprattutto sono vertebrati che presentano un modo di vita elusivo, nascosto, silenzioso, lasciando forti emozioni quando si manifestano a chi ha la fortuna di incontrarli. Le uniche due specie di rettili velenose sono la vipera comune (Vipera aspis) e il marasso (Vipera berus), mentre tutte le altre specie sono innocue e inoffensive. Le due specie velenifere citate non presentano più un pericolo mortale per l’essere umano se ogni contatto con morsicatura viene affrontato con la dovuta consapevolezza. Se paragonate alle punture d’insetto, le morsicature di serpente costituiscono in Svizzera un evento assai raro. Dal 1960, un solo morso di serpente velenoso indigeno ha avuto esito letale. Sono più che altro le reazioni allergiche scatenate dal morso ad essere particolarmente pericolose. Il morso di un serpente richiede in ogni caso l’intervento di un medico. Recentemente, durante un’escursione in piena natura, mi è capitato di vedere un padre di famiglia, davanti ai propri figli, accanirsi con lanci di sassi e invettive contro un innocuo colubro liscio che si esponeva al sole a qualche metro di distanza dal sentiero, a valle di una scarpata. Un messaggio davvero poco educativo, un gesto senza senso, che trova purtroppo ancora molto riscontro in Ticino. Qualora ci si trovi di fronte a un serpente è sempre consigliabile restare calmi e usare prudenza. Per un profano è difficile distinguere a distanza un serpente velenoso da uno innocuo: colorazione e disegno di molti serpenti sono infatti estremamente variabili e i caratteri distintivi non sono riconoscibili da lontano. Forme melaniche (nere) esistono tanto tra le specie innocue quanto tra quelle velenose. Astenetevi dal catturali o da ucciderli (severamente vietato dalla legge e punibile con sanzioni): per allontanarli è sufficiente provocare delle vibrazioni al suolo battendo i piedi, con dovuta distanza. Nel caso di una presenza di serpente nel proprio giardino è spesso sufficiente ignorarlo e attendere che trovi altri habitat: i maggiori avvistamenti di serpenti avvengono in primavera dopo il periodo di ibernazione, in questo frangente (tra marzo e maggio) essi si espongono molto più frequentemente sia per recuperare le forze dopo il lungo periodo di digiuno (cacciando e termoregolando) sia per la ricerca del partner con cui accoppiarsi.»

Spesso si utilizzano i sostantivi «biscia» e «serpente», «rana» e «rospo» in modo sinonimico. È corretto o vi sono differenze?
M. «Vi è un mito da sfatare: il rospo non è il maschio della rana, ma sono due specie molto ma molto diverse l’una dall’altra. Sia per la forma, con il rospo che ha una pelle spessa e verrucosa, mentre la rana (o le rane visto che ce ne sono almeno 6 diverse specie) hanno una pelle fine, liscia e senza verruche. Inoltre i rospi si muovono camminando, mentre le rane hanno delle lunghe rampe posteriori che permettono loro di compiere anche dei bei balzi.»
N. «Il gruppo dei rettili è composto dai serpenti (Ophidia), dalle lucertole (Sauria) e dalle testuggini (Testudines). I termini biscia e serpente, in gergo profano delle nostre latitudini, spesso vengono utilizzati per richiamare e distinguere le vipere (serpente) dalle altre specie innocue (biscia). Tecnicamente sono due sinonimi che fanno riferimento a tutte le specie appartenenti agli ofidi (Ophidia). Si tratta di una questione di classificazione sistematica.»

Quali le specie di rettili e anfibi più diffuse, quali le più rare e quali quelle più particolari o visivamente spettacolari in Ticino?
M. «L’anfibio più diffuso in Ticino è la Rana rossa o Rana temporiaria che troviamo sia negli stagni alpini che sul fondovalle. Si tratta della classica rana che tutti conosciamo e che molti avranno già visto in qualche pozza dato che non è molto esigente. Fra le più rare menzionerei la Rana di lataste, presente unicamente in alcune decine di stagni del Mendrisiotto e per la quale le autorità hanno intrapreso da anni un piano di misure per contrastarne la riduzione e che ha funzionato bene. Fra le specie più spettacolari ne segnalerei due. La prima è il Tritone crestato il cui maschio porta una bella cresta dorsale durante la primavera e sembra un drago in miniatura. Un’altra specie molto bella osservare e meno discreta rispetto al Tritone crestato è la Raganella il cui concerto dei maschi in canto nel corso dei mesi primaverili annuncia l’arrivo della bella stagione.»
N. «La specie più diffusa è sicuramente la comunissima lucertola muraiola o il biacco, quest’ultimo declinato nei vari dialetti locali in scorzòn/scurzon/scorson, mentre quelle maggiormente rare sono il marasso e la testuggine d’acqua, quest’ultima confinata in sole due zone palustri e rappresentata da pochissimi individui. Tra le peculiarità nostrane mi piace citare la natrice tassellata, specie inoffensiva che vive unicamente lungo i fiumi e le rive dei laghi e che si nutre esclusivamente di pesci: la sua presenza è un indice di buona qualità degli habitat acquatici. Le vipere sono le specie che per la loro grande variabilità di colori e disegni, sono tra le specie maggiormente spettacolari.»

Si assiste all’arrivo di animali alloctoni a scapito di specie autoctone?
M. «Fortunatamente finora non abbiamo trovato anfibi alloctoni in Ticino, contrariamente ad altre realtà in Svizzera e questo è una grande fortuna. In effetti l’introduzione di specie che non sono della zona può portare delle malattie finora sconosciute oppure alla concorrenza e poi all’estinzione delle specie indigene. L’unica introduzione finora documentata è quella del Tritone alpino che normalmente vive solo nel Sopraceneri e verso il Camoghé, ma del quale conosciamo alcune stazioni pure nel Luganese e sul Piano di Magadino la cui origine non è naturale in quanto sono troppo lontane dalle popolazioni naturali conosciute. Ma non sembra finora che questa specie causi particolari problemi agli altri anfibi (anche perché al nord delle Alpi il tritone alpestre convive senza conflitti con gli altri anfibi indigeni).»
N. «Per i rettili, la problematica legata alle specie esotiche invasive si concentra sulle tartarughe esotiche. La presenza della tartaruga della Florida o tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), proveniente da acquari di appartamento, è già stata accertata in diversi habitat naturali e semi naturali, dove forma delle vere e proprie popolazioni a scapito della biodiversità e del naturale equilibro di questi delicati ecosistemi. Recentemente, tuttavia, sono state fatte osservazioni di due specie di geco: il geco comune e il geco verrucoso, specie autoctone del bacino mediterraneo, introdotte dall’uomo volontariamente o accidentalmente. Per il resto, le cronache riportano spesso il rinvenimento di esemplari di serpenti esotici che tuttavia, alle nostre latitudini, non riescono a sopravvivere in natura. Il tema delle specie animali esotiche (neozoi) è in continua evoluzione ed è costantemente monitorato anche dal KARCH. Ricordo comunque che la principale minaccia per le specie di rettili in Ticino sono la continua scomparsa e il deterioramento dei loro habitat.»
In anni di studio e lavoro vi saranno sicuramente capitati molti episodi degni di nota. Avete qualche aneddoto o curiosità che volete condividere con noi?
M. «Di regola lavoriamo in primavera con gli anfibi in quanto il resto del tempo o sono in letargo oppure nascosti nel fresco dei boschi. Per cui quando siamo saliti in gennaio a Starlarescio, sopra Brione Verzasca per cercare i tritoni presenti nel laghetto che era completamente gelato è stato una bella e affascinante spedizione anche se abbiamo preso tanto di quel freddo... Altri beri ricordi più belli sono quelli legati alle azioni di salvataggio anche se è un momento stressante per gli anfibi e per chi se ne occupa.»
N. «L’incontro con un serpente è sempre un momento pregno di emozioni che fa scattare anche ai conoscitori un senso di stupore e grande rispetto. Il mio primo approccio con un serpente è stato con una natrice tassellata all’entrata della valle di Gorduno sull’omonimo torrente quando ero all’età di 10 anni: vidi questo serpente che aveva afferrato una trota di ruscello, preda tanto agognata. Istintivamente la catturai senza indugi, con molta imprudenza e incoscienza, liberando il pesce boccheggiante dalle fauci, convinto di aver compiuto un gesto nobile: solo dopo anni presi coscienza della mia imperizia e che quella dinamica era alla base di un più complesso ciclo naturale, tanto ingiusto ma fondamentale per il perpetuarsi della vita. Un’altra scena che ben ricordo è quella di una natrice dal collare elvetica con un giovane individuo di rana verde all’interno dello stomaco: una zampa dell’anfibio fuoriusciva dal corpo del serpente malgrado fosse stata inghiottita. Essa aveva perforato la pelle del serpente alla disperata ricerca della fuga, ed entrambi sono periti nella lotta alla sopravvivenza reciproca.»
