Nascite

È un boom di gemelli, figli della scienza

Il numero di parti multipli è aumentato tra il 2010 e il 2015 e per i ricercatori le cause sono da cercare negli interventi di riproduzione assistita
Il numero di parti multipli è aumentato tra il 2010 e il 2015 e per i ricercatori le cause sono da cercare negli interventi di riproduzione assistita
Red. Online
18.04.2021 11:30

Ogni 42 parti, uno è gemellare. È questa la scoperta fatta dagli esperti dell’Università di Oxford, dell’Istituto francese di studi demografici e dell’Università olandese di Radboud. La ricerca, pubblicata sulla rivista Human Reproduction, ha preso in esame le nascite avvenute in 165 Paesi tra il 2010 e il 2015, confrontandole con quelle avvenute in 112 nazioni tra il 1980 e il 1985. La conclusione a cui sono giunti è che si sta assistendo a un vero e proprio boom di parti gemellari in tutto il mondo: sono più di 1,6 milioni all’anno, con una crescita di un terzo, rispetto a tre decenni fa.

Sono soprattutto i Paesi ricchi a contare il picco di gemelli, in particolare in Europa e Nord America. Tuttavia è in Asia e Africa che avvengono l’80% delle nascite e il motivo, secondo il sociologo Christiaan Monden dell’Università di Oxford, è legato alle differenze genetiche che distinguono la popolazione africana dalle altre, e che porterebbero a favorire la nascita di gemelli dizigoti, che derivano da cellule uovo differenti. Jeroen Smits, dell’Università di Radboud, sottolinea però quelle che sono le sorti dei gemelli che nascono in Paesi a basso e medio reddito: nell’Africa sub-sahariana, ad esempio, si è notato che statisticamente tra i 200mila e i 300mila neonati perderanno il fratello entro il primo anno di vita. Non a caso Monden ribadisce l’importanza di conoscere tali dati, proprio perché i parti gemellari sono spesso associati a una maggiore mortalità neonatale e all’insorgere di complicanze per le madri, sia in gravidanza che durante il parto e nei periodi successivi.

Il team di esperti, però, non si è limitato a raccogliere dati: al centro dell’attenzione ci sono anche le motivazioni che hanno portato a un moltiplicarsi dei parti gemellari. Il boom pare essere legato alla maggiore diffusione delle tecniche di riproduzione medicalmente assistita. Inseminazione artificiale, fertilizzazione in vitro e stimolazione ovarica vengono praticate per dare speranza alle coppie che hanno difficoltà ad avere figli in maniera naturale, soprattutto quando la donna ha superato i 35 anni e il suo tasso di fertilità diminuisce progressivamente.

I ricercatori hanno rivelato un’altra questione interessante che riguarda le gravidanze multiple. Il boom, infatti, non riguarda i gemelli monozigoti – il cui numero rimane stabile, con quattro ogni mille – ma quelli eterozigoti, saliti da 9 a 12 ogni mille negli ultimi trent’anni. Questo lascia aperto il dibattito della comunità scientifica: le gravidanze multiple sono connesse a rischi per il benessere della madre, ma anche per quello dei neonati. Limitare il numero di embrioni impiantati durante gli interventi della fertilità è, secondo alcuni, la via da seguire.