Passione meditazione, ma con giudizio

«Sistema le gambe nella posizione che ti è più comoda, tieni la colonna vertebrale dritta come un fuso e metti le mani nella posizione meditativa, con le quattro dita all’altezza dell’ombelico e i pollici congiunti a formare un triangolo. Così avrai il maggiore contatto possibile con il calore generato all’interno del tuo corpo. Tieni gli occhi socchiusi, senza forzarli e se hai gli occhiali toglili, ma stai attento a non rilassarti troppo per via degli oggetti sfuocati. Dopo un po’ di pratica vedrai la tua mente come acqua pura».
Suona così uno degli incipit alla meditazione più celebri di sempre, recitato dalla guida spirituale della tradizione buddhista tibetana, il dalai lama, che da millenni custodisce e tramanda il segreto del benessere pisco-fisico e spirituale. Prima di affrontare i molteplici temi legati a questa pratica, però, una premessa: non bisogna confondere la meditazione con vagheggiati momenti di rilassamento o allontanamento dello stress. Meditare è una cosa seria – tanto che nelle sue origini induiste l’elemento religioso è molto forte – e non esiste un solo modo per farlo, anzi; ci sono fior fiore di correnti e scuole di pensiero che da tempo immemore guidano i principianti alla meditazione, trasmettendo loro nozioni teoriche e pratiche (pensiero e azione sono due aspetti inscindibili della disciplina) che si traducono in tecniche ben definite. Ciascuno può sentirsi libero di sposare la «filosofia» meditativa che più sente propria, perché ciascuna ha da dare qualcosa di prezioso.
Le radici
Quando pensiamo alla meditazione l’associazione libera più comune è alla sua forma zen. Di origine buddhista, la meditazione zen viene ideata nel VI a.C da un monaco indiano, che la praticava seduto e a gambe incrociate orientando la concentrazione sulla ritmicità del respiro e sulla staticità della posa. Più tardi nel tempo si sono diffuse numerose tecniche meditative basate sui mantra, come quello noto come «trascendentale».
La ripetizione di una formula chiave recitata a occhi chiusi è il punto di partenza per ristabilire armonia con se stessi e gli altri, alla ricerca della pace interiore. Elevare la spiritualità, sopprimere il giudizio e annullare il dolore è l’obiettivo della meditazione vipassana – e del suo surrogato occidentale, la «mindfulness» - che illumina attraverso l’esercizio della consapevolezza e dell’accettazione di se stessi. Per completare la rassegna delle tecniche più conosciute, bisogna menzionare la meditazione kundalini, il cui beneficio è legato allo svelamento dei chakra (i centri di energia dislocati nella colonna vertebrale), e la meditazione dinamica. Quest’ultima, come anticipato nel nome, sfrutta il movimento fisico per incanalare al meglio le sensazioni che ci pervadono, dominando le negative e valorizzando le positive. Danza meditativa, yoga e pilates rientrano in questa categoria.
Forma personale
Anche una breve storia della meditazione da Oriente a Occidente serve per acquisire conoscenza su questa nobile pratica. Detto ciò, nella vita quotidiana nulla vieta di trovare la propria forma di «meditazione». In fondo, nessuno meglio di se stesso è in grado di trovare la chiave per raggiungere uno stato prossimo alla tranquillità d’animo; anche senza le implicazioni profonde della meditazione vera e propria.
Perdonarsi e amare per vivere meglio
Dal Pacifico meridionale
Originaria della cultura polinesiana del Pacifico meridionale, l’Ho’oponopon è un’antichissima tecnica di meditazione utilizzata dai sacerdoti hawaiani per entrare in contatto con l’interiorità.
Perdono e accettazione
Secondo gli sciamani, per rimettere le cose al proprio posto bisogna sperimentare su se stessi i concetti di perdono, gratitudine e accettazione. Non a caso l’espressione Ho’oponopono significa, letteralmente, «mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo», intesa come una sorta di mantra da ripetere fino a instaurare un dialogo profondo e sincero con l’io interiore che c’è in ognuno di noi.
Non giudicare, non giudicarsi, imparare dai propri errori, gioire delle piccole vittorie : sono questi alcuni dei principi sui quali si basa la filosofia dell’Ho’oponopono.