Cinquant’anni di Volkswagen Golf, da un successo all'altro
Senza alcun dubbio non sono molte le auto che hanno avuto un impatto nella storia delle quattro ruote (e della mobilità in generale) paragonabile a quello della Volkswagen Golf, nata giusto cinquant’anni fa. Per molti, più che una macchina, è uno “state of mind”, avendo rappresentato – e lo fa tuttora, per quanto in misura minore – uno dei maggiori successi della motorizzazione di massa.
La vettura tedesca è del resto una delle auto più vendute in assoluto con oltre 37 milioni di esemplari da quando nel 1974 iniziava il viaggio della Golf che non si è ancora concluso. Mezzo secolo fa nello stabilimento di Wolfsburg fu realizzata la prima unità del modello che da quel momento avrebbe avuto la fiducia, in media, di 20'000 automobilisti ogni giorno in giro per il mondo. Certo doveva sostenere un confronto difficile come quello con un altro pilastro della storia automobilistica globale, pure realizzato dalla Volkswagen: il Maggiolino. Tuttavia, forte di qualità indiscusse fin dalla prima generazione, come il comfort, la praticità, le doti stradali e molto altro, la Golf ha saputo restare al passo con i tempi e poi evolversi nel solco di quanto accadeva con i gusti della clientela.
Al suo esordio, la compatta al cui sviluppo iniziale collaborò con un ruolo importante Giorgetto Giugiaro, era “spiegata” così dalla comunicazione della marca: “La Golf offre il massimo spazio e sicurezza. È orientata senza compromessi alla praticità. La linea di cintura bassa offre al conducente una chiara visione d'insieme, mentre il cofano spiovente garantisce che la strada proprio davanti al veicolo sia visibile. Il lunotto posteriore si estende molto verso il basso, rendendo la retromarcia molto più semplice”.
Si tratta, e chi ne ha posseduta o guidata una lo sa, di peculiarità che hanno accompagnato il modello sull’arco dei suoi cinquant’anni di marcia inarrestabile sugli asfalti (e non solo) terrestri e che, senza alcun dubbio, faranno parte del DNA anche della nuova Golf, la nona della serie e la prima che dovrebbe essere esclusivamente a trazione elettrica.
Il viaggio nella storia della Golf
Andando a sbirciare tra le caratteristiche delle singole generazioni scopriamo che la prima era lunga 371 centimetri e si caratterizzava per uno stile spartano e senza infiorettature. Al “millecento” da 50 CV e al “millecinque” da 70 disponibili da subito, nel 1976 si affianca la celebre GTI di 1,6 litri da 110 CV e poi la prima Golf a gasolio, a cui è seguita nell’82 la prima GTD, molto apprezzata dalla clientela. Sempre con la prima serie, venduta in 6,9 milioni d’unità, debutta pure la prima Cabriolet.
Nel 1983, a nove anni dall’esordio la compatta VW è aggiornata radicalmente, mantenendo come base un’estrema semplicità estetica. Si allunga di quasi trenta centimetri arrivando a sfiorare i quattro metri e su queste Golf debuttano soluzioni tecniche importanti come la trazione integrale e l’ABS. La cabriolet resta sulla base del vecchio modello. Ne saranno venduti 6,3 milioni di unità.
La terza generazione debutta nel 1991 e sarà un riferimento per quel che riguarda la sicurezza, essendo infatti la prima Golf (e la prima Volkswagen) proposta con gli airbag frontali, mentre la carrozzeria cresciuta fino a 4,07 metri e il telaio sono realizzati in modo da amplificare la protezione degli occupanti. Su questa serie, Auto dell’Anno 1992, esordisce il primo 6 cilindri, un V6 da 204 CV, e sarà commercializzata un paio d’anni dopo il debutto anche un modello station-wagon.
La quarta serie arrivata nel 1997 segna un ulteriore allungamento della vettura, che ora tocca i 415 centimetri, mentre a migliorare è soprattutto la qualità e la ricchezza degli interni, rendendoli più “personali” rispetto a quelli delle cugine Seat Leon e Skoda Octavia che sono assemblate sullo stesso pianale. Su questa Golf debutta il controllo di stabilità ESP, mentre arriva una sportiva davvero speciale. Oltre alla GTI da 150 CV, in listino appare la R32 a trazione integrale con il V6 da 241 CV. Questa generazione si vedrà “offrire” pure il cambio a doppia frizione DSG e sarà prodotta in 4,9 milioni di esemplari.
Si accorciano ulteriormente i tempi d’esordio tra le varie Golf, che scende ora a cinque anni. La quinta serie cresce ancora fino a 4,2 metri, si vede affiancata dalla versione monovolume Golf Plus e la cabriolet prende il nome di Eos, pur venendo assemblata con la stessa meccanica. Tra le altre chicche di questa generazione figurano i fari bi-xeno, le sospensioni posteriori multilink, la carrozzeria saldata al laser che aumenta la rigidità. Saranno prodotte 3,4 milioni di queste Golf.
Nel 2008 arriva la sesta Golf, la prima che non cresce in lunghezza. Si tratta in sostanza di una massiccia evoluzione della precedente, resa più spigolosa, e dotata di sistemi d’assistenza come quello per gli abbaglianti automatici, il parcheggio, la partenza in salita. Sarà pure Auto dell’Anno, come nel ’92, mentre la GTI vanta 213 CV e la versione supersportiva R monta un 4 cilindri turbo erogante 270 CV.
Passano solo quattro anni e nel 2012 arriva la Golf 7, realizzata sulla base dell’inedito pianale MQB che permette di limitare il peso fino a un quintale, a tutto vantaggio del risparmio di carburante, valutato in un -23%. Con il look vagamente ispirato alla prima Golf, la settima cresce di nuovo fino a 4,26 metri e offre soluzioni come la frenata automatica post-collisione, il limitatore di velocità adattativo e il sistema di frenata d’emergenza. Nel 2014 arriva la prima variante 100% elettrica, l’e-Golf, affiancata all’ibrida plug-in GTE. Saranno prodotti 6,3 milioni di Golf 7.
Il buon successo consente alla settima Golf di durare sette anni, prima di essere sostituita nel 2019 dalla generazione ancora in piena attività. Si caratterizza per i suoi motori ibridi leggeri e plug-in, le dimensioni restano circa invariate (+2 cm) ma progrediscono notevolmente le dotazioni di serie che prevedono assistente di corsia e frontale, fari a led, climatizzatore automatico. L’aggiornamento di quest’anno ha portato a un nuovo sistema d’infotainment e a motori plug-in migliorati, tanto da poter percorrere anche 100 km in modalità elettrica. Finora ne sono state prodotte solo un milione, penalizzata dalla concorrenza interna della T-Roc, e in parte di T-Cross e di Taigo, che hanno sfruttato il “vento favorevole” ai SUV.