Genitori

Come gestire al meglio bambini di età diverse

Ogni differenza d’età ha pro e contro, ma un fratellino è sempre il miglior regalo per i nostri piccoli: l’importante è seguire tutti correttamente
Ogni differenza d’età ha pro e contro, ma un fratellino è sempre il miglior regalo per i nostri piccoli: l’importante è seguire entrambe correttamente
Red. Online
07.01.2021 13:30

Crescere dei figli è una delle avventure più belle che si possa affrontare nella propria vita. Non sempre, tuttavia, è semplice conciliare l’educazione di più bambini, specie se di età diverse. Negli Usa, l’università di Notre Dame ha analizzato ben 5.000 coppie di fratelli, giungendo alla conclusione che maggiore è la differenza di età tra i due più aumenta l’intelligenza del primogenito. Uno studio dell’università del Missouri conferma questo dato anche per quanto riguarda i secondogeniti, specie se femmine. Secondo la psicologa clinica Silvia Vegetti Finzi dell’università di Pavia, tuttavia, tutte le differenze d’età hanno pro e contro. Non esiste, insomma un tempo ideale di attesa, tra il primo e il secondo figlio. Il segreto, piuttosto, è cercare di coniugare al meglio l’educazione di ciascun ragazzo.

La riflessione della dottoressa Vegetti Finzi nasce dalle domande pratiche che ha ricevuto negli anni. «Per me, una sorella o un fratello sono il regalo migliore che si possa fare a un figlio, qualunque sia il momento in cui si decida di averlo. Spetta però ai genitori far sì che l’esperienza sia vissuta al meglio». Proprio per questo ogni differenza d’età presenta insidie e punti di forza.

I fratelli con al massimo 2 anni di differenza cresceranno con una forte complicità. Saranno due veri e propri amici, che tenderanno ad essere poco egoisti e a condividere molto. Un comportamento virtuoso, da parte dei genitori, può essere quello di far sì che i piccoli si abituino da subito a prestarsi giocattoli a vicenda, senza diventarne gelosi. In caso di competizione, tipica tra i maschi, al contrario, sarà bene che se la sbrighino da soli. Del resto è normale che – durante il percorso di crescita – si creino delle piccole e temporanee gerarchie. Lo svantaggio, tuttavia, è che «la simbiosi può soffocare lo sviluppo della personalità e dell’autonomia di ciascuno» come sostiene la psicologa Rosalba Trabalzini. Il primogenito potrà essere meno sicuro di sé, poiché gli sono mancate alcune attenzioni esclusive nei primi 36 mesi di vita. Amici ed esperienze comuni, poi, possono accrescere la competizione.

Una differenza tra i 3 e i 6 anni, invece, offre al grande l’occasione di essere un modello responsabile, mentre il piccolo avrà una guida sicura. Occhio però alla possibile gelosia del maggiore. Ognuno deve ottenere attenzioni, ma in modi e tempi diversi.

Quando tra le nascite «passano» 7 o 8 anni la competizione viene meno e il più grande può iniziare a badare al piccolo. Guai a dargli troppe responsabilità, però. Anche lui ha bisogno di affetto e attenzioni.

Sopra i 12 anni, infine, i due cresceranno come figli unici e il maggiore sarà come un terzo genitore. L’importante è non lasciargli campo libero. Se, ad esempio, escono insieme, orari e regole li dovranno comunque dettare i genitori.