Gandria
Gandria è l’ultimo villaggio elvetico prima del confine con l'Italia. Le cime delle montagne di fronte all’abitato sono in territorio italiano, ma il nucleo di case alla loro base è ancora su suolo svizzero: si tratta delle Cantine di Gandria, dove in passato gli abitanti tenevano al fresco vino, salumi e formaggi.
Il nucleo principale di Gandria si trova ai piedi del Monte Brè, che in celtico significa «montagna». Prima del 1300 il villaggio era situato a mezza costa sulle pendici del Brè e le sue rovine sono ancora visibili. In seguito, gli abitanti si sono spostati sulle rive del lago. Fino al 1936, quando venne costruita la strada, il borgo era raggiungibile solo via lago o attraverso scomodi sentieri. I residenti dovevano pertanto essere autosufficienti: oltre all’orticoltura, alla viticoltura e all’allevamento, l'attività principale era costituita dalla pesca.
In passato, fino al freddo inverno del 1709, quando andò distrutta la maggior parte degli ulivi ticinesi, il nome di Gandria era noto anche per il suo olio. A testimoniarlo, davanti alla casa comunale è esposto un frantoio per la macina delle olive. In ossequio a questa tradizione in anni recenti sono stati creati nuovi uliveti, che si possono visitare con una breve deviazione dal Sentiero di Gandria. A metà del XIX secolo iniziò pure la produzione della seta nella filanda, la lunga casa gialla ben visibile dal lago.
Gironzolando nel bel villaggio si scoprono angoli caratteristici, piccole oasi fiorite, ombrosi porticati e la chiesa dedicata a san Vigilio. Come altri villaggi che si affacciano sulle rive del Ceresio, Gandria fu patria di artisti e architetti che si fecero conoscere all’estero, tra i quali ricordiamo i fratelli Giovanni e Giuseppe Torricelli. Impegnati nel XII secolo nella costruzione del duomo di Trento, decorarono anche i soffitti della bella casa di Vigilio e Pietro Rabaglio, noti per aver progettato il palazzo reale dei Borboni a Segovia, in Spagna.