Gusto

«Quando cucini al Bocuse d'or sembra che le mani non si muovano»

Lo chef italiano Marcelino Gòmez racconta le emozioni nel partecipare alla competizione di alta gastronomia più importante al mondo: «Tre anni di lavoro per arrivare qui, sono comunque soddisfatto»
Mattia Sacchi
30.01.2025 10:00

Mentre la Francia festeggia la vittoria del Bocuse d'or, l'Italia deve accontentarsi di un nono posto. Un risultato di assoluto prestigio in sé, ma che conferma le difficoltà di una cucina rinomata come quella italiana a imporsi nel più importante concorso di alta gastronomia al mondo.

Marcelino Gòmez, lo chef che ha rappresentato l'Italia in questa edizione, vede tuttavia il bicchiere mezzo pieno: «Al di là del risultato finale, sappiamo di aver dato il massimo. Per 3 anni abbiamo lavorato ogni giorno per arrivare pronti a questo momento dove eravamo consapevoli di sfidare alcuni tra i migliori chef al mondo. Tutto quello che era in nostro controllo lo abbiamo fatto al meglio, se i giudici poi hanno deciso diversamente non possiamo fare altro che rispettare la loro scelta».

Come detto da Gòmez, la finale di Lione è stato l'atto conclusivo di un percorso durato ben 3 anni. Che emozioni si provano in quelle 5 ore nelle quali si preparano i piatti che mostrano i frutti di quel lavoro? «Come si entra nell'arena si sentono i corsi del pubblico, la musica, vedi il tuo volto sui maxischermi. Non ho mai provato una pressione del genere, sembrava che le mani e il corpo non si muovessero. Ancora più che la difficoltà nell'eseguire tutte le preparazioni, la grande sfida era quella di rimanere concentrati, senza farsi distrarre. Penso ci vorrà un po' prima di riuscire a smaltire tutto questo carico di emozioni».