Educazione

I danni cognitivi delle punizioni severe

Rimproverare i bambini in modo troppo aggressivo può determinare più danni che benefici: soprattutto per lo sviluppo sano ed equilibrato del piccolo
Rimproverare i bambini in modo troppo aggressivo può determinare più danni che benefici: soprattutto per lo sviluppo sano ed equilibrato del piccolo
Red. Online
17.04.2021 18:30

«Chi, arrabbiandosi, impone una punizione, non corregge, ma si vendica». Le parole incisive del filosofo francese Michel de Montaigne non solo esprimono una grande verità, ma ci mettono di fronte anche a un modo di educare i figli che spesso sopravvalutiamo, ovvero quelle punizioni estremamente dure e severe che posso provocare danni psicologici nella crescita del bambino.

Le «sculacciate» che una volta venivano ritenute il mezzo educativo per eccellenza contro i capricci del piccolo, in realtà causano più danni che benefici sui processi cognitivi e sul suo sviluppo. Ad avvalorare questa tesi ci pensa anche l’Unicef, che sulla severità nell’educare ha pubblicato lo scorso giugno un comunicato che recita «Sebbene i bambini di tutte le età siano a rischio, sperimentare una disciplina violenta in giovane età può essere particolarmente dannoso, dato il maggiore potenziale di lesioni fisiche e l’incapacità dei bambini di comprendere la motivazione dietro l’atto o di adottare strategie di coping per alleviare la loro angoscia». Anche uno studio pubblicato sul «Journal of Agression, Maltreatment and Trauma» indica che una punizione severa è associata a una riduzione delle capacità cognitive dei bambini, soprattutto quelli in età compresa tra i 5 e i 9 anni.

Ma perché le punizioni troppo severe fanno male? Si ritiene che offrano risultati immediati e questo fa credere a molti genitori di aver risolto il problema. Tuttavia la punizione fisica causa uno sviluppo atipico nel cervello del bambino: gli alti livelli di cortisolo scatenati dal castigo, in una fase in cui la struttura cerebrale è ancora in formazione, provocano dei cambiamenti nella corteccia prefrontale. Una maggiore secrezione di cortisolo e adrenalina limita la capacità di pensare e aumenta l’intensità di alcune emozioni come la rabbia o la paura. In queste condizioni, le funzioni come il pensiero critico e il ragionamento diminuiscono, quindi, non ci può essere apprendimento. Una volta ricevuta la punizione, spesso compaiono anche altre emozioni più intense e confuse. Ad esempio può aumentare il senso di colpa, vergogna o risentimento. Allo stesso modo, il bambino pensa di essere cattivo o che ci sia qualcosa che non va in lui. Nel frattempo, non comprende appieno cosa abbia sbagliato, perché sia sbagliato e quali siano i motivi per cui evitare di rifarlo in futuro. Va specificato, infine, che tutto ciò non vale solo per la punizione fisica in quanto tale, ma anche per le aggressioni verbali e psicologiche ad alto impatto, che hanno un effetto simile a quello dell’aggressione fisica.